BORSA O’BAG: IL FASHION 95% MADE IN ITALY. COSA SIGNIFICA?

Mi hai convinta! Ho comprato una borsa O’Bag.

Vorrà dire che oggi la mia guerra alla plastica si prenderà qualche attimo di pausa; infatti, la borsa O’Bag è interamente di plastica…il motivo che, finora, mi ha tenuta lontana dall’acquisto.

Tuttavia, sono andata in esplorazione: ho approfondito la storia del brand, il suo modo di adoperare la plastica e di “prendersene cura”; il concepimento del prodotto e la produzione. Ti racconto tutto nelle prossime righe!

  •  Cosa non mi convince della mia borsa?
  •  Cosa significa 95% Made in Italy?

…E Perché O’Bag è diventato un marchio così acclamato?

Andiamo alla scoperta di questo brand di tendenza!

Michele Zanella si è iscritto alla Facoltà di Ingegneria perché era la più vicina a casa, ma avrebbe preferito studiare Architettura.

E, in effetti, è finito col fare entrambe le cose…soprattutto durante il decennio in cui ha lavorato per Benetton, occupandosi dell’avviamento dei nuovi punti vendita nel mondo, dalla parte strutturale fino al visual design.

Ma oggi Michele è patròn di un brand tutto suo, conosciuto in tutto il mondo con il nome di O’Bag.

(GUARDA SUBITO LA MIA RECENSIONE ALLA BORSA O’BAG!)

Il marchio fattura circa 20 milioni di euro all’anno ed è diventato un case history universitario alle nostre facoltà di Economia. Perché?

Innanzitutto per la sfida che ha lanciato al mondo delle borse: nel paese della pelletteria e dell’artigianato Made in Italy, O’Bag ha ben pensato di lavorare con la “plastica”, mettendo in discussione, completamente, gli usi e le abitudini d’acquisto delle donne italiane. Una sfida che ha vinto.

Tuttavia, prima di ideare le sue borse innovative e customizzabili, l’azienda di Michele Zanella, la Full Sport, aveva lanciato sul mercato, nel 2009, gli O’Clock: orologi super  cheap (19 euro) e super colorati, fatti di gomma e con i pezzi intercambiabili.

UN’AZIENDA NATA CON 20 MILA EURO

Come Zanella racconta alla rivista Millionaire, nel 2018, l’idea di un progetto personale, è arrivata quando ha sentito il bisogno di “fermarsi” e di mettere su famiglia. Pertanto, assieme alla moglie, architetto, la creazione di Full Sport e dei primi O’Clock.

L’investimento pare sia stato modico, al principio, riguardando una cifra di 20 mila euro, adoperati, principalmente, per gli stampi.

La scelta fu molto chiara: NESSUNA PUBBLICITÀ!

L’unico canale di marketing era quello diretto, cioè l’apertura di punti vendita monomarca sulle strade più trafficate delle città.

Il primo negozio fu aperto nel 2010 a Venezia, all’interno del progetto Grandi Stazioni.

Solo nel 2011 la coppia pensò di introdurre un nuovo articolo sul mercato, per aumentare le vendite: nascono le O’Bag. Ma nessuno, forse, immaginava il successo che avrebbero avuto nel mondo.

95% MADE IN ITALY

Mi fa sorridere questa cifra. Sì, perché la mia mente fantastica sull’indirizzo di casa di quel timido 5%; non so te, ma io lo immagino solo e confuso.

La dicitura 95% Made in Italy l’ho “trovata” in un articolo di Repubblica, nella pagina Economia e Finanza.

Il titolo è ” O’Bag, la borsa ecologica ora corre nel mondo”.

In realtà, ho trovato molte informazioni circa il prestigioso marchio italiano, ed alcune riguardano lo spirito innovativo e smart di chi si occupa della progettazione: designer e creativi italiani che raccolgono le loro idee in un’officina milanese sui generis, il Laboratorio.Quattro.

Qui sono nate le borse O’Bag che tutte amano, e qui i creativi entrano in sinergia sfidandosi al tavolo di ping pong. La nuova impresa che avanza. La freschezza delle idee che salva il nostro futuro (?).

Pertanto, design – progettazione – marketing e comunicazione…tutto Made in Italy. Quindi cosa riguarda quel 5% ? Parte della produzione? Non ho trovato risposte.

Il carattere distintivo delle borse O’Bag è dato dai materiali delle borse: l’XL Extralight® ( come riprendo direttamente dal sito) e il silicone alimentare.

I modelli più sofisticati, tuttavia, vedono l’aggiunta di altri materiali come la pelliccia ecologica e l’ecopelle.

Questo tipo di materiali rendono la borsa O’Bag oltremodo pratica, dinamica, adatta a molteplici occasioni e sempre di tendenza, grazie all’accostamento dei colori accesi della “plastica”, i quali possono essere accessoriati a proprio piacimento.

Questi materiali sono considerati ecologici grazie al tipo di lavorazione e all’assenza di componenti tossiche.

Inoltre, assecondano lo spirito animalista, grazie all’assenza della pelle.

MA MI CHIEDO:

Questo tipo di plastica come diventa materiale ecologico quando si tratta di Smaltimento?

In sostanza, non siamo di fronte a fibre naturali o a materiali biodegradabili, ma a un derivato della plastica. E la plastica non è proprio una botta di vita per il pianeta, quando diventa un rifiuto e deve essere smaltito.

Come sai, lo smaltimento della plastica non è semplice.

E, proprio in merito a questa PROBLEMATICA,  O’Bag, nel 2018, ha avviato una geniale campagna di riciclo che prende il nome di “Chiudi il Cerchio!”; il cerchio è uno dei simboli del marchio, in effetti, dato alla O’ messa avanti ad ogni prodotto dell’azienda.

Grazie a questa campagna, ogni borsa O’Bag usata può essere portata al negozio e riciclata per dare vita ad oggetti a-tossici, divertenti e fatti di gomma.

Quindi utilizzabili dai bambini e dalle strutture scolastiche.

Che dire. Si tratta di un nuovo modo di fare azienda: innovazione, strategia e molta cura dell’immagine. Ma, adesso, andiamo a vedere da vicino la mia Borsa O’Bag.

ECCO LA MIA BORSA O’BAG…

Ho aspettato qualche giorno prima di ricevere la borsa che ho ordinato durante i saldi; ho scelto questa borsa perché mi sto appassionando molto alle postine, queste borse inspiration che presentano diverse soluzioni del modello classico.

Inoltre, in questo caso la pattina è uno dei pezzi intercambiabili della borsa; si può rimuovere tramite una lampo, che risulta molto comoda.

Ho parlato già del brand che ha creato La Postina. Ricordi qual è?

Clicca qui e scopri il famosissimo marchio di cui parlo!

(GUARDA SUBITO LA MIA RECENSIONE ALLA BORSA O’BAG!)

Guardo la borsa all’interno e appare abbastanza “spoglia”: penso sia dovuto al fatto che le borse O’Bag sono pensate per essere componibili da ogni punto di vista; per cui, progettata per includere pochette o borselli.

  •  È morbida al tatto, quasi come se avessi un antistress tra le mani.
  • Non puzza! Nonostante sia completamente in plastica.
  • Comprende una tracolla rimovibile.
  •  Le cuciture sono lineari, sebbene i “buchi” appaiono molto grandi a causa del materiale che tende a dilatarsi.
  • Un foglio illustrativo interno mi indica i rischi di un utilizzo sconveniente (il materiale potrebbe risentirne) e il peso che può sopportare il prodotto, ossia 2 kg: senza dubbio, si tratta di una mole piccola, quindi la mia borsa non potrà comprendere molti oggetti, ma è bene informare il consumatore anche su questo particolare.
  •  Le rifiniture interne sono un tantino approssimative.
LA MIA BORSA O’BAG È PROMOSSA?

Si tratta di un prodotto ben studiato, concepito come alternativa al classico e supportato da una nuova politica dei materiali, che NON sono naturali ed Eco-sostenibili, ma inseriti in un ciclo che li “scagiona”, da questo punto di vista.

Si tratta di un brand organizzato e strutturato, che tende a guardare al futuro, più che alla tradizione.

Pertanto, la mia borsa O’Bag è promossa…

MA MI PIACEREBBE SAPERE DOVE VIENE PRODOTTA!

Il fattore del 95% (Made in Italy) mi confonde. Questa cifra può avere diversi significati, tra cui anche la possibilità che la BORSA O’BAG SIA SOLO ASSEMBLATA IN ITALIA, MA PRODOTTA, PERZZO PER PEZZO, OFFSHORE, cioè all’estero.

E non ci sarebbe nulla di male!

Ma mi aspetto che un brand così “efficiente” me lo comunichi, e non lasci ambiguità in merito.

Confido, in una prossima Certificazione della Filiera, il cammino necessario per ogni brand originale, che voglia essere anche “speciale”.

QUANTO HO PAGATO LA MIA BORSA IN SALDI?

QUALI VOTI HO MESSO AI DETTAGLI E ALL’UTILITÁ?

GUARDA LA MIA RECENSIONE E SCOPRI, DA VICINO, LA MIA BORSA O’BAG!

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4 pensieri riguardo “BORSA O’BAG: IL FASHION 95% MADE IN ITALY. COSA SIGNIFICA?

  • 17/09/2019 in 15:48
    Permalink

    Ciao. ..Ho visto parzialmente il video sulle Obag.Ne comprai una per aiutare una ragazzina con la fondazione Olivia…Dopo 1 anno di uso…La usavo 6 mesi periodo primavera /estate….Si sono rotti i manici..letteralmente scregolati e spaccati in più parti…mando foto e commenti miei in azienda. ..risultato la tua che mi scrive adducendo una scusa a mio parere assurda. .dicendo che probabilmente le mie mani hanno determinato la rottura (pelle…Olio. ..sebo…Ho le mani di carta vetro??)..Arrabbiatissima ho riscritto alla tipa adducendo che la Sua risposta era oltremodo Stupida e poco professionale. ..Da ex commerciale…avrei inviato i manici nuovi e mi sarei scusata del problema…MAI più. ….
    P.S.Condivido il Tuo punto di vista…Io preferisco le borse autentiche e in pelle…o in materiale riciclato. ..che sono molto belle e create da veri e propri artisti….E di falsi Non ne compro!!!!

    Risposta
    • 25/09/2019 in 14:22
      Permalink

      Ciao Maria Grazie , purtroppo è il triste destino di queste borse, nate per soddisfare un target che usa e getta.
      Effettivamente le risposte non sono state delle migliori, anche “tecnicamente” ma vabbè.

      un abbraccio e a presto

      Risposta
  • 21/01/2020 in 22:29
    Permalink

    ITALIAN

    O peccato, O bag …

    Con il lancio della più recente linea di prodotti, una nuova borsa mal chiamata O wally, potresti chiederti chi prende le decisioni importanti a O bag.

    “Wally”, un termine gergale in inglese britannico per una persona idiota o sciocca, può descrivere in modo più appropriato chiunque abbia considerato tale nome come commercialmente praticabile per un accessorio di moda in ecopelle.

    Tuttavia, può traspirare che le accuse di follia potrebbero essere lo scenario migliore dopo che è stato rivelato che i tribunal a Padova e stato presentati con un istanza di fallimento contro il principale braccio commerciale retail del gruppo, Street 71 SpA

    Street 71 SpA è la società responsabile per la rete di alter 65 negozi monomarcha Obag in Italia e il risultato sarà uno di shock sgradito per i suoi dipendenti e per i proprietari dei locali in cui operano.

    In aggiunta ai problemi del gruppo, il crollo delle vendite ha comportato perdite crescenti negli ultimi due anni e si ritiene che anche la principale società madre, Outin SpA, sia sottoposta a forti pressioni finanziarie.

    I loro banchieri hanno rifiutato una proposta di ristrutturazione del debito crescente a causa di presunte irregolarità finanziarie che hanno ceato confusion su le vere perdite della società e la precaria posizione finanziaria.

    Resta inoltre inteso che i fornitori hanno interrotto ulteriori consegne di scorte di prodotti e che la società deve affrontare una serie di rivendicazioni legali, molte delle quali sono sostanziali. Diverse ordinanze giudiziarie minori contro alcune delle sue filiali in Italia sono già in attesa di esecuzione.

    Sebbene il gruppo abbia stanziato 3 milioni di euro per precedenti emissioni presso l’ufficio delle imposte italiano, non è chiaro se esiste liquidità sufficiente per effettuare il pagamento completo delle imposte in sospeso o effettivamente eventuali sentenze giudiziarie e ulteriori istanze che stanno per essere concluse.

    Non è chiaro come un’azienda una volta fiorente e in rapida crescita sia stata così assillata da una così rapida caduta dalla redditività.

    Sebbene molte aziende nel settore della vendita al dettaglio stiano vivendo un momento particolarmente difficile, non può spiegare adeguatamente da sola come O bag sia entrato in un declino così ripido negli ultimi due anni. Se le decisioni commercialmente scorrette come la denominazione della loro linea di prodotti più recente sono endemiche all’interno dell’azienda, è possibile che O bag debba ancora cadere.

    Si può solo supporre che senza una massiccia iniezione di denaro volta a riportare le riserve di capitale del gruppo in conformità e creare liquidità per saldare o liquidare i sinistri, 2020 potrebbe essere l’inizio della fine del brand.

    Risposta
    • 10/02/2020 in 12:23
      Permalink

      Grazie per l’analisi che vale la pena di approfondire di sicuro

      Risposta

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