BEAUTY BAG KIKO: HO FATTO UN ERRORE! SCOPRI I DETTAGLI
Kiko Milano è uno dei brand di punta del make up italiano. Fresco, giovane, accessibile…ha dato vita ad un nuovo modo di intendere la cosmetica.
In effetti, se provi ad andare con la mente a ritroso, a quando eri solo una ragazzina, ti accorgi che le abitudini erano molto diverse: l’alternativa ai brand affermati ( e costosi), era quella di scegliere un low-cost di qualità discutibile, con nessuna garanzia.
Kiko, al contrario, propone nei suoi franchising prodotti economici, per tutte le fasce d’età, e controllati dal punto di vista clinico ed allergenico.
Io sono un’appassionata di make up e, spesso, guardo video e tutorial che possano istruirmi sull’argomento (poiché tecnicamente non sono una cima!): in passato adoperavo molto i cosmetici Kiko; adesso, il mio sguardo cade, maggiormente, sui brand di altre fasce ( un po’ più costosi), che usano solo componenti naturali, senza alcuna aggiunta di alcol. Probabilmente, più si va avanti con l’età e più si cercano i “modi” per resistere!
Tuttavia, compro ancora molti strumenti Kiko, come i pennelli… poiché è un brand che ha una forza considerevole: una grande vastità di accessori a prezzi abbordabili!
MA NON È STATO SEMPRE COSÍ…
Kiko nasce nel 1997, per opera di Stefano Percassi, uno dei sei figli di Antonio Percassi, fondatore del gruppo di famiglia bergamasco.
L’esordio del marchio vide l’esposizione dei prodotti Kiko in un piccolo corner dello storico negozio Fiorucci di piazza San Babila, a Milano.
Tuttavia, i prezzi non erano quelli che conosciamo oggi, ma collocati in una fascia, decisamente, più alta. Questa scelta penalizzò moltissimo le vendite, le quali non ebbero alcun successo.
I prodotti, allora, furono esposti, in svendita, in alcuni dei centri commerciali della famiglia Percassi… andando, letteralmente a ruba!
In pochissimo tempo, erano stati venduti tutti i cosmetici Kiko. Pertanto, la decisione di cambiare rotta verso un’altra sfida, quella che ci porta… ad oggi.
Si rivoluzionò il piano di vendita, proponendo prodotti accessibili a tutte le fasce sociali e, soprattutto, di qualità.
In questo modo Kiko si è inserito, a pieno, nelle abitudini d’acquisto dei consumatori, rassicurati dalla garanzia a portata di mano (e di portafoglio!).
In breve tempo, il brand milanese riesce ad espandersi, prima in tutto il paese, poi fuori i confini italiani. Grazie, soprattutto, alla joint venture, nel 2001, con il gruppo Inditex, già proprietario di Zara.
Il successo è confermato. Bisogna solo aspettare… la crescita.
Accanto ai trucchi, saranno affiancati ulteriori prodotti: smalti, prodotti per la cura della pelle ed accessori.
Rapidamente, si vedono fiorire i punti vendita nei paesi più strategici: Emirati Arabi Uniti, Qatar, Russia, Turchia, Hong Kong, India e Stati Uniti.
LA CRISI DEL 2015
A partire dal 2015, tuttavia, il fatturato dell’azienda inizia a calare. Qualcosa non va. Le vendite non sono più costanti e si avvertono i primi problemi con le banche.
Questa fase critica portò alla decisione del 2017: affidare l’azienda alla gestione di Cristina Scocchia (ex L’Orèal).
La ristrutturazione fu dura: furono chiusi ben 137 punti vendita dei 1000 esistenti, compresi i 28 presenti negli Usa, fatta eccezione per lo shop di Time Square.
Grazie al dialogo aperto con le banche, si avviò ad un riscadenziamento dei debiti, che ammontavano a circa 230 milioni; e nel 2018 il 30% dell’azienda è stato ceduto al fondo lussemburgese Peninsula.
Grazie a tali manovre e ad un complessivo riassetto dell’organizzazione, Kiko è tornato ad essere uno dei brand più autorevoli della cosmetica. I cambiamenti hanno riguardato, soprattutto, l’introduzione di alcuni punti risolutivi:
- Aprirsi al franchising
- Investire sull’ e-commerce
- Puntare all’espansione verso Est
Personalmente, ritengo che il vero punto di forza del brand è la fidelizzazione del pubblico, fino alle fasce d’età più adulte: l’assenza di test sugli animali – l’attenzione per i test clinici che riducono al minimo le possibilità di allergie – le certificazioni – e soprattutto il prezzo cheap… hanno creato un legame solido con le esigenze dei consumatori.
ECCO LA MIA BEAUTY BAG KIKO
Ho comprato la mia pochette porta-trucco sul sito ufficiale del brand, giovando dei saldi di stagione. E l’ho pagata davvero poco!
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L’ho scelta per la sua struttura particolare: la bag, infatti, possiede un ulteriore scomparto, oltre quello principale. C’è una grande tasca sul fondo, munita di tutti gli inserti per i pennelli e le matite. Trovo questa caratteristica molto funzionale!
Inoltre, l’apertura principale è molto ampia e questo permette di avere più luce quando apri la pochette per cercare il prodotto che ti serve; oltre al fatto che sarà più semplice lavare la parte interna.
Purtroppo, l’unico colore disponibile era nero! Già possiedo diverse pochette nere, quindi avrei preferito un’altra tonalità. Tuttavia, mi piace molto il fatto che richiama il modello bugatti.
OPS, HO FATTO UN ERRORE!
Apro la scatola che mi è arrivata… E TROVO DUE BEAUTY BAG!
Sai quanto sono maldestra e quanti pasticci riesco a fare in pochi minuti!
Questa volta, ahimè, ho comprato due volte la stessa borsa! Penso che farò un bel regalo.
COSA NON PIACE DELLA MIA BEAUTY BAG KIKO?
Non posso fare a meno di cercare l’etichetta che mi informa sulla provenienza; la trovo e leggo un deciso Made in China.
Come sai, sono legata al pensiero che i brand italiani dovrebbero prodotte in Italia le loro borse, dato che siamo un’eccellenza internazionale in questo settore. Ma in questo caso non si tratta di pelletteria, poiché il materiale utilizzato da Kiko non è pelle.
Pertanto, sospiro e vado avanti…senza rimuginare troppo!
Ma quest’aspetto resta una delle cose che non mi piace di Kiko.
- Inoltre, ho notato un’anomalia nella chiusura lampo: tende a “tirare” da un solo lato. Probabilmente, è un errore di applicazione dell’accessorio.
- Sulla parte posteriore della borsa, ho osservato una “aggiunta” esteticamente discutibile! Ma farla “terminare” dietro, anziché sulla facciata, è stata un’ottima mossa!
Nel complesso, si tratta di una beauty bag che risponde bene al rapporto qualità/prezzo e che si presenta molto funzionale: solo il tempo mi dirà se, effettivamente, è una bag comoda oppure no.
> come sempre, dopo l’utilizzo, ti farò sapere se la mia pochette è ammessa a pieni voti, oppure se non è stata abbastanza perfomante.
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