BORSA H&M: TI SPIEGO PERCHÈ COMPRARLA! LA MIA RECENSIONE
Hennes, in svedese, significa “per lei”; Hennes è il primissimo negozio di Erling Persson, il fondatore della catena di abbigliamento che conosciamo come H&M.
È il 1947 e Erling apre il suo negozio da donna a Vasteras. Per la nascita di H&M bisogna aspettare il 1968, anno in cui Hennes acquisisce Mauritz Widforss, un negozio dedicato all’abbigliamento maschile sportivo e da pesca.
Assieme allo store, Persson acquista anche uno stock di abbigliamento maschile presente nel magazzino: da qui parte il cammino di H&M (Hennes & Mauritz Widforss).
A dispetto di quello che si pensa, la catena di negozi fast-fashion divenuta famosa negli ultimi anni, ha in realtà radici ben più lontane.
Saranno gli anni ’70 a far uscire il brand dai confini nazionali, con la prima apertura a Londra, la capitale cool d’Europa. In breve tempo, arrivarono anche le aperture negli altri paesi, Europei e non; mentre in Italia H&M arriverà solamente nel 2003.
(GUARDA SUBITO LA MIA RECENSIONE ALLA BORSA H&M)
Attualmente, i negozi attivi nel mondo sono più di 4000.
I PUNTI DI FORZA…
“Moda e qualità al miglior prezzo” recita il claim del brand svedese, il quale è ben inserito nello scenario del fast-fashion: H&M propone outfit super accessibili per tutti i membri della famiglia, dalle donne over 60, fino ai bambini, con l’introduzione delle linee kids.
Quando entri in un punto vendita di H&M ti ritrovi circondata da moltissimi capi, in diverse varianti e colori. Dalla linea trendy a quella Premaman, fino all’intimo, sia maschile che femminile. I camerini del fine settimana, oppure nel pieno dei saldi, sono saturi, e i diversi piani degli shop più grandi, gremiti di persone. Chi non vorrebbe fare affari del resto?
Ma H&M, a differenza di altri brand della moda ultra veloce, ha giocato le sue carte anche su altri scenari, come le passerelle di Parigi, quando nel 2013 ha sfilato al Musee Rodin, con annesso party post-passerella. E non solo.
Il brand nato in Svezia ha creato alcune “capsule” fuori collezione, firmate dai designer più prestigiosi del globo, iniziando con Karl Lagerfeld (Fendi e Chanel), per poi continuare con Stella McCartney e Roberto Cavalli.
Questa dualità, atipica nel mondo cheap, ha permesso al brand di “accedere” anche al mondo delle star, grazie ad alcune attrici famose che, durante serate speciali, hanno vestito H&M, come Gigi Hadid e Jennifer Hudson. L’avresti mai detto? Io no.
In realtà, quando ho deciso di comprare una borsa H&M ho iniziato ad indagare sulla storia di questo brand, scoprendo molte informazioni interessanti, sia positive che penalizzanti. Come sai, una delle cose che amo è conoscere la storia che c’è dietro le borse che compro. Ancora meglio se riesco a conoscere la provenienza e la sede di produzione.
A tal proposito, ho trovato notizie importanti su H&M, apparentemente contraddittorie.
… E I PUNTI CRITICI!
Scavando nel web, mi sono imbattuta in un documento dell’azienda molto interessante che riguarda l’etica e “il comportamento”: si chiama H&M Way e delinea il codice comportamentale del brand, sia nei confronti dei consumatori, sia verso i lavoratori e gli stakeholders. Si parla di sostenibilità, rispetto, condivisione, energia, coesione.
Si parla della prima Conscious Collection, lanciata nel 2010 e orientata all’uso di materiali sostenibili. Si parla di Salute e Sicurezza sul lavoro e del Lavoro Inclusivo.
Insomma, un piacevole manifesto imprenditoriale, che fa sperare in un futuro illuminato.
Ma, non ho trovato solo questo…
Ho anche incontrato un’accesa discussione mediatica, che vede H&M (assieme ad altri brand) al centro della polemica: nel 2014 tre giovanissime fashion blogger furono inviate, sotto mentite spoglie, nelle fabbriche di produzione che si occupano dei capi H&M, in Cambogia. La cronaca di quei mesi passati a lavorare in quei capannoni ha viaggiato rapidamente nel web, nonostante i tentativi di insabbiare tutto: condizioni di lavoro precarie, salari molto bassi, numero esorbitante di ore lavorative.
Pertanto, mi sono chiesta: perché un’azienda che presenta questo lato oscuro parla di sé, sottolineando particolarmente, l’attenzione per l’ambiente e per Gli Altri? Mi sembrava un azzardo.
Poi mi sono data le mie risposte.
LA FILIERA CERTIFICATA DI H&M
Da un lato, un’azienda green, conscious, sostenbile e sinergica. Dall’altro, al centro della polemica per la produzione offshore e le condizioni di lavoro. QUAL È LA VERITÁ?
entrambe.
Viviamo in un’epoca in cui il dualismo non dovrebbe destare meraviglia. All’interno della stessa azienda, possono esistere conflitti e traumi, spesso conviventi. la necessità di produrre nei paesi in via di sviluppo (per ammortizzare i costi) fa a pugni, molte volte, con l’esigenza di sposare la green economy e di essere trasparenti sulle dinamiche lavorative.
La differenza sostanziale, tuttavia, è nelle risposte che vengono date al pubblico.
H&M ha risposto alle polemiche, intervenendo direttamente nel problema e apportando un bel cambiamento: INIZIARE A CERTIFICARE LA FILIERA.
Attualmente, H&M non nasconde niente: fa sapere dove produce, in quale azienda, qual è l’indirizzo fisico e quali materiali vengono adoperati. Non basta, a quanto pare, scrivere un codice etico che rappresenta l’azienda. C’è bisogno dei Fatti.
In pratica, è passata dalla gogna alla lode, grazie ad un passaggio essenziale.
Sono molti anni che ripeto l’importanza della Filiera e la possibilità di Certificarla, in ogni caso. E per molti anni, mi sono sentita rispondere che era Utopia. Ma a quanto pare, si sbagliavano.
La Filiera Certificata è l’arma che i consumatori posseggono per difendersi dalla contraffazione e dalle false promesse di qualità. E, al contempo, è lo strumento che gli imprenditori hanno per comunicare Chi sono e Come lavorano… distinguendosi dagli speculatori e dal sistema criminale.
Inoltre, c’è da dire che nel nuovo scenario aziendale è subentrata la nuova dinamica del Re-shoreing, ossia il rientro di alcune aziende nel paese d’origine o comunque nelle vicinanze, per quanto riguarda la produzione.
Zara ne è un lampante esempio. Spostare la produzione più vicino ai luoghi di vendita significa anche essere più veloci nella proposta al pubblico e, quindi, essere più trandy. H&M ha subìto molto questa mancanza di rapidità, poiché se Zara cambia gli scaffali ogni 5 settimane, il brand svedese lo fa ogni 6 mesi.
Non è da escludere, secondo me, un possibile re-shoring anche per H&M.
ECCO LA MIA BORSA H&M
Ho acquistato la mia borsa direttamente sul sito e mi è arrivata dopo pochi giorni.
Il prezzo era davvero ultra-accessibile, per cui un ottimo motivo per spingermi a fare l’acquisto!
(SCOPRI QUANTO HO PAGATO LA MIA BORSA >> GUARDA SUBITO LA RECENSIONE)
Il prezzo, oltre ad essere conveniente, rappresenta anche un’ottima alternativa agli acquisti “illegali”: molte volte ho ascoltato che “le borse contraffatte si comprano perchè i prezzi di quelle originali sono esorbitanti”.
Pertanto, comprare una borsa H&M (o una borsa Zara >> Guarda subito la mia Recensione!) significa spendere poco ed avere un accessorio prodotto e venduto tramite un canale legale, e non criminale.
Sì, perchè chi sceglie una borsa fake, non lo fa, sicuramente, per la qualità o per l’artigianalità…
Come ti ho anticipato, H&M, in nome di un riscatto etico, ha scelto di essere più trasparente nei confronti dei consumatori: sul sito, infatti, c’è scritto che la mia borsa è in finta pelle. Questa definizione è molto leale, rispetto ad altre.
La borsa mi ha colpito perché di forma rettangolare.
Apro la scatola che mi è arrivata e prendo la borsa, la quale non emana cattivi odori (nonostante avvolta nella plastica) e risulta molto leggera.
In effetti, la lavorazione appare molto spartana a prima vista, ma del resto mi aspettavo una “borsa semplice” in base al prezzo che ho pagato.
- Le chiusure principali sono costituite da due fibiette, poco semplici da “maneggiare”. Col tempo vedremo, assieme, se risultano funzionali o no.
- Non ci sono tasche interne.
- Si chiude a “sacchetto” >> questa è una scelta molto pratica!
- Un’etichetta posta sulla parte anteriore mi informa della “collaborazione” intrapresa per la creazione del prodotto.
La mia borsa risulta Made in China, ma la politica che il brand sta adottanto, in merito alla Filiera, all’Informazione e al Riciclo dei capi in disuso, rende apprezzabile il suo lavoro… nella giusta direzione!
LA MIA BORSA H&M È PROMOSSA?
In sostanza, i voti che ho messo alla borsa H&M circa i dettagli tecnici non raggiungono la piena sufficienza, ma la mia borsa è promossa!
Perché?
Principalmente, perché si tratta di un marchio che può rappresentare una risposta efficace alla contraffazione: a prezzi bassi, puoi scegliere di comprare un prodotto onesto e certificato!
Inoltre, la lavorazione, sebbene semplice, non presenta enormi errori tecnici o promesse non mantenute!
Ti consiglio, amica, di scegliere una borsa H&M quando si tratta di outfit quotidiani e dinamici >> scegli sempre borse originali >> NON DARE I TUOI SOLDI ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA!
Quali voti ho messo alla borsa?
Cosa devi sapere sui dettagli tecnici?
GUARDA SUBITO LA MIA RECENSIONE ALLA BORSA H&M E SCOPRI TUTTI I DETTAGLI!
HAI ANCHE TU UNA BORSA H&M E VUOI DIRE LA TUA?
HAI UN ALTRO BRAND DA SUGGERIRMI?
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AMI IL MONDO DELLE BORSE E VUOI CONOSCERE TUTTE LE BUGIE CHE TI HANNO RACCONTATO SUL MADE IN ITALY?
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