JET SET TRAVEL DI MICHAEL KORS: UNA BORSA CHE MI PIACE, MA OCCHIO AI DETTAGLI!
Una storia americana quella di Michael Kors, proprio come quelle raccontate da Hollywood nelle sue pellicole. Un uomo, un sogno e diversi fallimenti, prima di ottenere lo scettro della vittoria.
Una vittoria che è, decisamente, arrivata per lo stilista statunitense; il quale, ad oggi, conta più di 500 store in tutto il mondo e testomonial dal calibro di Michelle Obama, che indossava proprio un abito firmato Michael Kors nella sua prima foto da First Lady.
Ma la strada del brand americano non è stata sempre spianata; al contrario, ci sono stati momenti molto difficili.
Tuttavia, il genio del designer è sempre stato indiscusso: a 5 anni ha disegnato il vestito per le seconde nozze di sua madre, la modella Joan Krystosek Kors, dalla quale Karl Anderson (all’anagrafe) prende il nome divenendo, appunto, Michael Kors.
Iscritto al Fashion Institute of Technology di New York, il giovane Karl non ha mai completato gli studi. Scelse, infatti, di lavorare come commesso in una boutique di Manhattan. Durante questo periodo, disegnò la sua prima collezione (a soli 19 anni), avendo come base operativa il garage di casa.
Gli abiti furono notati da Dawn Mello della Bergdorf Goodman, il quale gli propose di esporli nell’importante negozio newyorkese.
Era il 1981 e Michael Kors decise di fondare il suo brand. Le cose non andorono male poichè il giovane talento, in poco tempo, fece conoscere il suo nome, nella cerchia di settore. Ma, dopo 10 anni, la prima crisi: le vendite non riuscivano a decollare e il designer nato a Long Island, decise di creare una linea più easy, ossia più accessibile.
Dopo qualche anno, una grande compagnia di moda americana (Compagnia Internazionale Abbigliamento USA), che collaborava con il brand Michael Kors, decise di chiudere bottega negli Stati Uniti, così da portare al collasso il marchio del giovane Michael, il quale dovette dichiarare Bancarotta.
Ma, come ho anticipato al principio, questa è una storia americana…per cui, correlata da un suggestivo happy ending.
COSA FA MICHEAL PER SOLLEVARE L’AZIENDA?
Decide di lavorare per un altro brand, Celine. Prima designer, poi direttore artistico del marchio di moda femmile di proprietà italiana, Michael rivoluziona le linee e moltiplica le vendite del brand.
Con le spalle forti di un’esperienza creativa esterna e i contatti giusti, trova il modo per far ripartire Michael Kors: nuovi investitori! Così, Lawrence Stroll e il cinese Silas Chou (che nel 1989 aveva acquistato e rilanciato Tommy Hilfiger) capitalizzano il progetto Michael Kors, dando vita al brand che conosciamo oggi.
Si tratta di un brand divenuto simbolo internazionale di eleganza, ma anche di disinvoltura, grazie alla stratificazione che ha costruito nella sua proposta fashion: dalle linee più accessibili, fino a quelle di alta moda, il brand Michael Kors garantisce agli appassionati del fashion system, sempre, un outfit di tendenza.
Michael Kors è stato quotato in borsa nel 2011 e nel 2018 il fatturato ha raggiunto oltre i 4 miliardi di dollari.
Nello stesso anno, si è assistiti alla chiusura di 125 punti vendita targati Michael Kors, ma si è trattato, probabilmente di una “mossa strategica”, visto che nel settembre del 2018, la casa di moda americana ha acquistato il marchio italiano Gianni Versace. (>> GUARDA IL VIDEO: MICHEAL KORS CHIUDE 125 NEGOZI. PERCHÈ?)
ECCO LA MIA BORSA MICHAEL KORS…
Ho comprato la mia borsa Michael Kors direttamente sul sito, in modo semplice e ricevendo, con il prodotto, anche tutto il meteriale per un eventuale reso.
È un modello Tote, Jet Set Travel media, in pelle soffiano, con cerniera superiore e color Gelso, con accessori in oro.
(GUARDA SUBITO IL VIDEO DELLA MIA RECENSIONE ALLA BORSA MICHAEL KORS!)
Appena apro la “scatola”, vedo un packaging che non gradisco: moltissima plastica che avvolge la mia borsa! Questo impacchettamento è tipico dei prodotti di importazione, per salvaguardarli dal viaggio. Tuttavia, a mio parere, la quantità di plastica può essere decisamente, diminuita.
Finalmente “spacchetto” la borsa e vedo una deliziosa flanellina, molto curata nei particolari: si tratta di quei piccoli accorgimenti che in una borsa FAKE non puoi trovare!
A prima vista, noto che la struttura della borsa è ben studiata e questo mi piace molto.
Ma noto anche alcuni dettagli che NON mi piacciono:
- I bordi superiori della borsa sono “coperti” e rivestiti: questa lavorazione è strategica, e permette di facilitare la manodopera e abbattere i costi. Ma, in questo caso, è stata fatta con approssimazione. Infatti, come puoi guardare nella MIA RECENSIONE, ci sono punti dei bordi che non combaciano perfettamente.
Le cuciture, al contrario, sembrano ben fatte, così come la tintura sulle maniglie, che non “grattano” sotto mano; la pelle non soffia e la parte inferiore della borsa è ben lavorata, poichè non presenta dislivelli.
I punti critici, infatti, sono dovuti per lo più alle Rifiniture, ossia ai dettagli:
- Alcuni punti di cucitura sono più “grossi” di altri e, nella parte laterale della borsa, vi è un po’ di pressione nelle cuciture >> questo fa sì che la pelle sia un po’ costretta.
- Ancora, nei laterali, la pelle “cede” un po’.
- In prossimità del finalino della lampo, c’è un punto di cucitura saltato.
Tuttavia, la borsa, oltre alla struttura rigida, presenta anche spazi adeguati: la tramezza interna, chiusa da una lampo, è parzialmente imbottita e permette di riporre all’interno oggetti più delicati, come il portatile. Ci sono molte tasche utili e scomparti che rendono la borsa, particolarmente, funzionale.
Questo ci suggerisce che la borsa Michael Kors è molto versatile e può essere usata sia durante la giornata, in ufficio, che per uscire la sera.
DOVE È STATA PRODOTTA LA MIA BORSA?
Il brand Michael Kors non nasconde, affatto, la produzione off-shore. È già noto, infatti, che i prodotti vengono lavorati in Cina.
In questo caso specifico, la mia borsa risulta essere MADE IN FILIPPINE, informazione che è riportata all’interno della borsa, assieme ad una scheda sui materiali e sul tipo di lavorazione.
Inoltre, lo stilista americano, nel 2016, diventa licenziatario del brevetto di produzione cinese, in modo da tenere sotto controllo l’intera filiera produttiva.
Come spesso ripeto, il luogo di produzione non determina la qualità del prodotto; al contrario, sono le metodologie di lavorazione ad avere questa funzione. Per cui, una borsa di qualità può essere fabbricata in Cina (o nelle Filippine)…ed un’Azienda di Qualità non ti nasconderà nulla circa la produzione e il luogo in cui è situata!
LA MIA BORSA È PROMOSSA?
Sì, la mia borsa jet set travel Michael Kors è promossa, nonostante i punti critici che riguardano, principalmente, le Rifiniture, come abbiamo visto in precedenza.
…Tuttavia, spero che il brand di fama mondiale possa avere, in futuro, certi accorgimenti che fanno la differenza, come il tipo di packaging e una cura maggiore nel rifinire i suoi prodotti.
QUANTO HO PAGATO LA MIA BORSA?
QUALI VOTI HO MESSO ALLE CUCITURE E AL RAPPORTO QUALITÁ / PREZZO?
GUARDA TUTTI I DETTAGLI DA VICINO NEL VIDEO DELLA MIA RECENSIONE ALLA BORSA MICHEAL KORS!
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