Donne moderne di esempio che possono darci qualche spunto nel lavoro. Oggi ti parlo di Bruna e di come mi aiuta con mia figlia!

Cosa si nasconde dietro al successo di una donna che negli anni ha formato tante generazioni e magari anche tuo figlio?

Il successo non è mai qualcosa che accade per caso. Molto spesso può succedere che non ci venga riconosciuto, anche se, con il nostro lavoro abbiamo impatto sulla vita di numerose persone.

Questo è il caso della donna che sto per presentarti.
Il suo nome è Bruna Mantice.

Ho conosciuto Bruna circa 6 anni fa.
Mia figlia allora aveva quasi 2 anni ed io mi trovavo in una delle fasi più delicate della mia vita.

Una fase che mette insieme una serie di stati d’animo e difficoltà.

Il momento in cui mi sono resa conto che fare la mamma non mi bastava.

 

Non volevo lavorare part time, dedicandomi a progetti in maniera marginale.
Mai avrei pensato, però, che sarebbe stato tanto difficile.

A quel punto, con una bimba piccola, il marito con i suoi impegni e poca voglia di vedermi di nuovo, a lavoro, a tempo pieno, l’azienda che chiedeva di essere ristrutturata, avevo un’emergenza a cui far fronte.

La scuola!

 

“Dove iscrivo mia figlia a scuola?”

 

Un dramma, non so se a te è capitata la stessa cosa, ma per me è stato un dramma.

Ho chiesto a mille persone, confrontato pareri e cercato su internet.
Niente colmava la mia paura.

“E se la picchiano? E se non sono abbastanza attente e si fa male? Mangerà?”

Queste erano le domande che mi facevo e che aumentavano in maniera vorticosa la mia ansia.

Tra le tante scuole, per gli orari e la struttura, decido di provare, quella che oggi è la scuola di mia figlia.

Scelgo poi, la “Domus Pueri” di Capodichino, quartiere popolare di Napoli.
Quartiere dai mille colori, un po’ come Pino Daniele descriveva Napoli nella sua celebre canzone, Napul è.

Vuoi sapere cosa ha giocato un ruolo fondamentale nella mia scelta?

Bruna!

Una donna austera, dall’aria severa, ma con un’anima enorme.
Amante delle tradizioni e consapevole di ritrovarsi in un ruolo complicato.

Dicevo all’inizio, che sono sei anni circa che mia figlia studia con lei.

E’ felice di essere un’allieva di quella scuola e lo studio dà i suoi frutti.

Qualche settimana fa, accompagno Federica a scuola e la incontro sull’uscio, a litigare con i genitori, incivili, che si ostinano ad accompagnare i figli, fin a sotto scuola, con l’auto, rischiando di causare incidenti.

Mi guarda e mi saluta, con il suo sorriso caldo ed accogliente.

Le dico, con uno slancio di intraprendenza (in fondo non siamo amiche):

“Sai Bruna, ho deciso di selezionare alcune donne che fanno azienda, business ed intervistarle.
Ti andrebbe di essere una di loro?”

Mi chiede l’uso che voglio fare dell’intervista.

Le spiego che le metterò su questo blog e sulla mia pagina Facebook, Ornella Auzino e che servirà a dare spunti e sostegno a donne come noi, che lavorano, hanno famiglia e che spesso non riescono a conciliare tutto.

Così mi dà l’approvazione e concordiamo un appuntamento.
Sembra le piaccia, o semplicemente vede nei miei occhi, la speranza che non ci sia un NO!

Passa qualche giorno, io ho mille pensieri su cosa posso chiederle. In realtà, so già cosa chiederle e spero riesca ad assecondare le mie curiosità.

“Dai, non tenerci sulle spine, presentaci Bruna”

Mi accoglie una sera, abbiamo mezz’ora, la scuola è ormai vuota e sembra un cartone animato, con le mille figure che ci sono sulle pareti.

Nell’aria posso ancora scorgere il profumo dei bimbi e soprattutto della mia.
Sento le loro risate.

Bruna mi accoglie nel suo ufficio, alla fine delle scale, sulla destra.

Sbriga le ultime cose e mi invita a sedermi.

La porta dell’ufficio resta aperta, così può fumarsi una meritata sigaretta in santa pace.

Non posso non notare le unghie curate, i capelli in ordine come se fosse appena stata pettinata da un’abile parrucchiere ed il suo sorriso che riempie la stanza.

Come al solito lei è diretta e sbrigativa.

Siamo tutte e due di corsa, dobbiamo tornare a casa, cucinare, occuparci del resto della nostra vita.

 

E così comincia l’intervista

<< Ciao Bruna, io so chi sei ma le mie amiche, non ancora, ti va di presentarti? >>

>> Ciao Ornella. Io sono una donna di 52 anni, nata a Napoli, sposata e con uno splendido figlio.

Sono laureata, come coordinatore didattico e formatore metodologico.<<

<< Perché hai scelto di fare questo lavoro?>>

>> Sono sempre sono stata affamata di formazione culturale e sociale <<

<< Andiamo al sodo Bruna. Hai mai trovato ostacoli perché sei una donna? >>

>> Ostacoli?
Innumerevoli, non essendo una persona disposta a fare compromessi!<<

<< Hai detto che hai un figlio, ora so che è grande.
Tu hai mai trovato ostacoli lavorativi dovuti ai tuoi impegni di mamma? >>

>> SEMPRE! (Vorrei descrivere il viso contrariato, ma non riesco a parole).
Sembra che essere mamma sia un ostacolo nel mondo del lavoro e che la gioia più grande della vita, debba essere celata per andare avanti e fare carriera<<

<< Quali sono le difficoltà per fare carriera nel tuo settore? >>

>>L’aggiornamento. Più ti aggiorni sulle nuove tematiche e più possibilità hai di fare carriera.
Spesso, però, i corsi si svolgono fuori Napoli ed hanno orari assurdi, difficilmente conciliabili con la gestione del resto, famiglia e azienda.
Per seguire comunque le tematiche che amo e mi servono, uso molto la FAD ( Formazione a distanza).
L’inconveniente peggiore?
Gli esami di fine corso, che mi creano sempre qualche disagio, tipico di chi non può essere in aula ed interagire o approfondire degli aspetti <<

<< Quali sono i problemi maggiori che hai trovato nel tuo percorso? >>

>> La conquista della CREDIBILITA’.
Cosa intendo? La credibilità, troppo spesso è legata agli orari e non solo al rendimento. Questa cosa ovviamente è penalizzata nel caso tu sia una mamma. Bisogna adoperarsi il doppio, per dimostrare (non si sa bene a chi) che si è brave. >>

<< Che tipo di formazioni e caratteristiche deve avere una persona, per raggiungere i tuoi risultati lavorativi? >>

>> Questo non è un lavoro per “chiunque”. Bisogna approcciarsi a questo lavoro in maniera responsabile, essendo nelle nostre mani, il futuro delle generazioni e del nostro territorio.
Per questo occorre la giusta formazione culturale, ma non dico “ovviamente”, perché oggi sembra una capacità marginale.
E’ assolutamente necessaria una grande coscienza professionale, affinché chi sta facendo il percorso, per diventare formatore scolastico, possa conoscere i propri limiti e colmarli.

C’è poi, una dote che non hanno tutti, ma per me ha fatto la differenza e la fa per chiunque ce l’ha e la coltiva.

Quale?

L’umiltà, di saper chiedere a chi ne sa e saper usare le risposte che si ottengono.

Con queste doti, anche una persona giovane, può sfondare e fare carriera. Non sono purtroppo doti semplici da ritrovare nei giovani e spesso anche in chi non lo è più tanto <<

<< Quanto pensi che il tuo settore sia meritocratico? >>

>> Il mio, come sai, è un lavoro equiparato a quello della pubblica istruzione, quindi si sovrappongono facilmente, ma ci sono delle differenze.
Nello Stato la meritocrazia NON esiste. Per fortuna, invece, nel privato, la meritocrazia è un’arma vincente per far sviluppare e crescere l’azienda <<

 

A questo punto, Bruna mi guarda, e mi sollecita a farle altre domande.

Ha il viso stanco, la sigaretta da una, è diventata la prima di tre.
Bicchierini del caffè, sono di fianco alle mille carte a cui deve dare attenzione, prima di tornare a casa.

Nel frattempo sento ancora più assordante il silenzio della scuola.
Mentre chiacchieravo con Bruna tutto si era cancellato, mi sentivo come su di una soffice nuvola rosa (Renato Zero).

 

Congedo la guerriera che mi trovo davanti. Sono stanca anche io.
Un bacio, una stretta di mano e il sorriso che accoglie mia figlia, e tanti figli, che frequentano quella scuola, mi saluta.

Grazie Bruna, per essere come sei.
Grazie per l’amore ed i sacrifici che fai.
Da te mi porto via la risolutezza ed il coraggio.

Da questa intervista mi sono portata a casa tante cose. Quella che mi ha colpito di più, è l’accesso alla formazione.

Un accesso molto spesso poco agevole, o comunque, non congruo a quelle che possono essere le esigenze di una mamma che deve formarsi e che non ha mille parenti a cui appoggiarsi.

Molto spesso, questa problematica la riscontro anche io e quando vado fuori, per lavoro e per formarmi, ho sempre la sensazione di togliere qualcosa a mia figlia.

Molte donne non sono abbastanza forti e non crescono professionalmente, proprio perché non sono disposte a fare certe “rinunce”.

Le capisco!

La parità è davvero tanto lontana.

Un uomo, parliamoci chiaro, non ha tutti questi problemi.
Gli ostacoli della formazione femminile, ci fanno stare sempre un passo indietro e purtroppo, spesso, si causano dei gap di difficile soluzione.

Possibile che nessuno riesca a capire che una delle forme di evoluzione maggiore, parte proprio dalla formazione?

Mancano strutture e manca la cultura.

“Ma se non fossero mancanze ma cose volute?”

Le donne “che sanno” spaventano!

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