LA FABBRICHE INVISIBILI MINACCIANO IL MADE IN ITALY: COSA FARE?
Hai comprato una borsa. Giunta a casa, uno sguardo più dettagliato sul prodotto ti ha fatto capire che non è il massimo, né per i materiali usati, né per la manodopera.
E pure c’è scritto Made in Italy. Del resto, l’hai scelta anche per questo.
E il prezzo non era proprio da marciapiede.
Uno dei principali motivi per cui accade ciò è che alcuni prodotti sono FATTI IN ITALIA, ma non sono Made in Italy.
Esiste a riguardo una sostanziale differenza e te la spiego in questo post, raccontandoti delle fabbriche invisibili.
Cosa sono?
E che ruolo hanno nel nostro mercato?
Qualche mese fa (maggio 2019), il Sole24Ore si occupò di seguire la Guardia di Finanza di Firenze in un’ispezione molto interessante cha ha riguardato 9 capannoni della provincia di Prato (toscana).
Grazie al servizio della troupe giornalistica, noi consumatori abbiamo potuto vedere con i nostri occhi quella lunga notte, fatta di sopralluoghi e confusione.
Si tratta di aziende che producono, per lo più, accessori e abbigliamento per conto terzi, quindi per i brand che troviamo nei negozi. Sia famosi che non.
Ebbene, quell’ispezione ha visto la sospensione di tutte le attività produttive per 6 fabbriche su 9.
E non solo. Le forze dell’ordine hanno riscontrato:
- 4 Clandestini
- 41 Lavoratori Irregolari
- 25 Lavoratori a Nero
Tutti i capannoni ispezionati a Prato fanno capo ad aziende cinesi, in cui tutta la manodopera è asiatica e, per lo più, arginata in condizioni di lavoro molto lontane dalle regole vigenti.
Macchine da lavoro, utensili, tessuto e pellame di scarto…a pochi metri dalla cucina e dalle stanze da letto piccole e fatiscenti, in cui si vedono appesi al muro i disegni di un bambino, l’unico angolo di colore in un ammasso di stanze grigie.
Queste furono alcune parole della mia breve cronaca, in un articolo postato su Linkedin, dopo aver visto i filmati del servizio (clicca qui per leggere il mio articolo su Linkedin).
Senza dubbio, rimasi attonita. E non perché ignorassi la realtà della produzione, ma perché i nomi dei brand che uscirono fuori erano importanti e numerosi. Più di quanto credessi.
Ma l’esistenza di poli produttivi fuori norma, con lavoratori a nero e in condizioni di degrado non riguarda solo i capannoni CINESI…
Nelle province italiane, famose per la manifattura tessile o pellettiera, esistono centinaia di FABBRICHE INVISIBILI gestite da “imprenditori” italiani.
Per cui, siamo di fronte ad una situazione critica che riguarda l’intero Paese, sprovvisto dei controlli necessari e delle iniziative che potrebbero assicurare una produzione totalmente legale nelle retrovie dei terzisti, ossia le fabbriche che prendono lavoro dai designer o dai marchi che troviamo sul mercato. Una soluzione efficace potrebbe essere la certificazione della filiera.
IL POTERE DELA CERTIFICAZIONE DELLA FILIERA
Di cosa sto parlando?
Certificare la filiera significa informare il pubblico sulla “vita” del prodotto che stai vendendo:
- Quali materiali sono adoperati e da dove provengono;
- Da chi è stato fatto il prodotto in vendita, ossia Nome e Cognome dell’artigiano e/o Ragione Sociale dell’azienda;
- Quali tecniche di lavoro sono state usate durante la produzione;
- Dove e Come è stato conservato il prodotto.
In sostanza, le aziende certificherebbero la qualità dei loro prodotti, garantendone la produzione regolare ( e non illegale).
Inoltre, queste informazioni sono fondamentali per creare fiducia tra il marchio e il suo pubblico: si tratta di parlare non solo della provenienza, ma anche dei materiali e delle modalità di lavoro.
PERCHÈ INFORMARE SUI MATERIALI E SULLE MODALITÀ DI LAVORO?
Molti consumatori sono legati alle proprie battaglie etiche, come quella eco-sostenibile, quella animalista e quella vegan.
Grazie alle recensioni alle borse pubblicate sul mio canale youtube e grazie all’interazione con gli utenti, mi sono resa conto che molti di essi hanno difficoltà nell’acquisto, quando si tratta di comprare una borsa ecologica o vegana; come ho spiegato molte volte, l’esistenza di colle, addensanti e prodotti chimici durante la lavorazione ( poco ecologici o magari di origine animale ) potrebbe precludere l’acquisto da parte di una fetta di pubblico specifica, a causa delle composizioni degli agenti usati. Ma non ci sono quasi mai info a riguardo!
Questo tipo di rintracciabilità del prodotto esiste già in diversi settori, come quello alimentare, anche se non per tutti i tipi di alimenti.
Il modo migliore per rendere la certificazione di filiera chiara e prossima, sarebbe quello di pubblicarla sul web, creando un sistema ad hoc per le referenze del prodotto che cerchiamo.
A COSA PORTEREBBE LA CERTIFICAZIONE DELLA FILIERA?
- I marchi di abbigliamento o di accessori affiderebbero la produzione esclusivamente ad aziende legali, poiché nessuna azienda fantasma accetterebbe di rendere pubblico il proprio nome;
- Le fabbriche non a norma provvederebbero a mettersi in regola, soprattutto circa le condizioni dei lavoratori e i contratti regolari;
- L’acquisto da parte dei consumatori sarebbe più consapevole e semplice;
- I marchi potrebbero fidelizzare maggiormente i propri clienti, grazie alla trasparenza sulla produzione;
- I controlli, da parte delle autorità competenti, sarebbero facilitati dalla rintracciabilità di ogni azienda produttrice;
- Il Made in Italy avrebbe meno probabilità di essere contraffatto / raggirato / usato dai marchi che non sono referenziati. Ossia, che Non lo producono.
FATTO IN ITALIA O MADE IN ITALY: COSA COMPRI?
Per essere Made in Italy, come ho anticipato prima, non basta che un prodotto sia Fatto in Italia. Perché?
Il Made in Italy richiede alcuni standard di qualità imprescindibili, come la rigorosa selezione dei materiali, l’efficienza e il know how della manodopera specializzata, la cura per i dettagli e le rifiniture, e via dicendo…
Chi non produce legalmente e secondo le regole del Made in Italy, non potrebbe apporre l’etichetta sul proprio prodotto. Mi spiego meglio.
Un’azienda invisibile, mantenuta in piedi dalla neo-schiavitù industriale, dalla logica del basso costo e dalla ricerca dei materiali scadenti… Non produce il Made in Italy.
Tuttavia, la battaglia è molto complessa.
I commercianti europei che, fino poco tempo fa, compravano la merce contraffatta (o scadente) in Cina con l’etichetta Made in Italy, adesso non hanno più bisogno delle trasferte in Asia: vengono direttamente in Italia a comprare il Made in Italy fatto dai cinesi.
E non è più contraffazione. È, piuttosto, criminalità legalizzata.
Cara amica e lettrice, per molti secoli i nostri artigiani hanno plasmato sapientemente, a mano, i prodotti che oggi sono diventati un’eccellenza mondiale, mentre oggi la logica del profitto e degli stock sta invadendo tutti gli spazi, distruggendo intere famiglie.
Non intendo dire che bisogna tornare ad un lavoro esclusivamente manuale: ormai l’artigianato si è evoluto nel connubio uomo-macchina, che riesce a far emergere il meglio da ogni idea. Intendo, tuttavia, dire che la produzione seriale scadente e massificata ci sta arrecando danni irreparabili. PERCHÈ ESSERE INVISIBILI SIGNIFICA:
- Posso inquinare incontrollatamente
- Posso usare materiale di scarto, spacciandolo per altro
- Posso sottopagare i lavoratori e ricattarli tacitamente
- Posso evadere le tasse e mentire all’intera Comunità, oltre che ai consumatori
La Certificazione della Filiera non è un’utopia, ma è un processo estremamente concreto: Per iniziare, si potrebbero far rispettare le leggi già esistenti sul Made in Italy, risolvendo i conflitti comunitari. Per poi, metterle in circuito con la tracciabilità dei prodotti, come quella per gli alimenti.
Non so quando riusciremo a realizzare questo progetto, ma mentre aspettiamo che le cose si mettano a posto, possiamo sempre scegliere.
Il portafoglio è uno degli strumenti di democrazia diretta più efficaci: è la coscienza di ognuno di noi a decidere le sorti delle nostre aziende, dei nostri pellettieri, di chi crede ancora nella nostra tradizione.
Se cerchi brand originali che lavorano onestamente, dai uno sguardo al mio canale Youtube! Tutte le settimane accendo una piccola luce su diversi marchi che scelgo di testare: che siano nuovi, emergenti oppure già famosi, che siano artiginali o vegani, di lusso accessibile o super-economici…sono tutte borse originali.
Non prendo soldi, né regali da nessuno. Presentare i brand onesti che conosco durante le mie esplorazioni è il mio modo personale di lottare la contraffazione.
La mia battaglia non è contro i Cinesi, ma contro Tutti Quelli che vivono e speculano sui sacrifici della collettività e sul nostro Made in Italy.