Gucci, Fendi, Dior e altri brand del lusso. Le Holding, la moda e il Made in Italy

Si parla spesso di brand del lusso e delle inevitabili confusioni che nascono quando si apre l’argomento delle produzioni.

Gucci, Louis Vuitton, Fendi, Bottega Veneta e tanti altri brand sono conosciuti per l’aspetto glamour ma poco per tutto quello che si cela dietro.

Una confusione che ho da sempre provato a colmare parlando di produzioni, borse originali e Made in Italy.
Da anni mi occupo di pelletteria ed attraverso i social divulgo informazioni sulla pelletteria, per oppormi alla contraffazione e promuovere l’acquisto di borse originali, prodotte e vendute attraverso la filiera legale.
Quando parlo di originale non mi riferisco solo ai brand del lusso, ma anche alle migliaia di brand che possiamo sostenere con i nostri acquisti.

Quanto si sa versante?

Voglio così provare a spiegare in parole semplici tutto quello che c’è dietro alla moda.

Oddio ho detto tutto, ma in realtà quello che provo a fare in questo articolo è spiegare cosa e soprattutto chi c’è dietro ai brand del lusso.

Farò delle riflessioni e per questo ti chiedo il massimo del supporto e dell’attenzione per potermi dare un feedback.

Nel titolo ho citato Holding e partiamo proprio da questo.

Cos’è una Holding?

Immagina una piramide, costituita da tanti mattoncini.
Ogni mattoncino è rappresentato da quelle che sono delle società di capitali o di persone, che svolgono diverse attività.
In cima a tutto, alla punta c’è la Holding  che controlla tutti i mattoncini, le società, attraverso delle quote o delle azioni.

Mi scuso con gli addetti al settore per la spiegazione così sempliciotta, mi arrangio come posso.

Perchè ci interessa questa cosa?

Bisogna fare un passo indietro e tornare al secolo scorso, ed anche un po’ di più.

I grandi brand della moda: Gucci, Dior, Fendi, Louis Vuitton, Ysl, Bottega Veneta e Balenciaga, per citarne alcuni, erano delle case di moda non solo dei brand.

Ogni brand con la propria storia ed i propri fondatori.

Gucci di cui è passato il centenario, è l’emblema della pelletteria che nasce da una bottega e diventa un colosso.
Non da meno sono le sorelle Fendi e tutto quello che hanno costruito.
Chi non conosce poi la storia di Gianni Versace, Ferrè e Valentino.

C’è la magica storia di Louis Vuitton e delle sue valigie.

Insomma hai capito che ognuno di questi marchi porta con se storia e tanta bellezza.

Ogni brand del lusso fino a qualche anno fa si giocava la propria partita commerciale con i propri mezzi e soprattutto con i propri testimonial.

Le sfilate, i personaggi del jet-set che indossavano i capi e gli accessori. Le pubblicità e l’esclusività legata al potersi permettere o meno quel brand.

Il mondo pian piano cambia e la globalizzazione impone nuove regole. Il mondo diventa un enorme mercato e ovviamente cambiano tutte le regole commerciali.
Le produzioni hanno bisogno di essere più veloci e performanti per il mercato globale.
Aumentano i pezzi prodotti e le fabbriche diventano uno snodo fondamentale delle nuove frontiere commerciali.

Un po’ come ai tempi delle Repubbliche Marinare, così il polo produttivo del Made in Italy, l’Italia con le sue eccellenze, diventa mira delle potenti “flotte” straniere e dai nostri porti cominciano a partire materie prime, prodotti finiti e soprattutto manodopera.

Le aziende si trovano ad essere sempre più in competizione tra di loro ed i costi sempre più alti.

Mercati come la Cina diventano la panacea per tanti brand  ma complessi da penetrare e gestire.

Per fare tutto e meglio, per vendere di più ed essere presente in quanti più paesi possibile c’è bisogno di più soldi, ma non basta.

Più mercati ha comportato, più collezioni e più pezzi da produrre, come citavo qualche riga fa.
Più pezzi da produrre significa un numero sempre maggiore di fornitori e la gestione delle fabbriche, della logistica e  di tutto quel complesso mondo.

Sto ovviamente semplificando al massimo, spero che tu possa essere clemente con me!

Le aziende che prima erano a conduzione familiare, necessitano ad un certo punto di strutturarsi e di trasformarsi in altro, propio per competere ed essere all’altezza delle nuove sfide.

Esistono comunque delle eccezioni per i marchi Made in Italy. Parlo di Prada che ad esempio, fino ad oggi non ha ceduto alle lusinghe delle grandi Holding e prova con i propri mezzi ad aggredire mercati sempre più complessi.
Prada ha proprio come Gucci nell’ultimo decennio, completamente rivisto la propria filiera produttiva e questo inevitabilmente ha anche conseguenze sul resto.

Così entrano in ballo le Holding e nello specifico due colossi come Kering ed Lvmh.
Non che siano le uniche ovviamente, ma nel mondo del fashion loro fanno davvero la differenza.
Prima di approfondire la storia di questi due colossi fa bene citare anche altre realtà, per far comprendere che il mondo della moda è più vicino alla finanza che all’arte creativa

Quando parlo di altre Holding, faccio riferimento:

 Gruppo Richemont che possiede: Cartier, Montblanc, Jaeger-LeCoultre, Panerai, Piaget, Vacheron Constantin, Chloé. Suo anche il portale Yoox Net-A-Porter.

 Capri Holdings a cui appartengono: Michael Kors, Jimmy Choo e il recentemente acquisito Versace 

Torniamo al fulcro dell’articolo e quindi è il momento di raccontare chi sono Kering e Lvmh.

Sono due Holding, sono francesi ed hanno a capo due tra gli uomini più ricchi e potenti al mondo: Bernard Arnault per LVMH e François-Henri Pinault per Kering.

Erano buoni amici e poi hanno cominciato a farsi la guerra, così narra la leggenda  e numerosi documentari fatti sui grandi gruppi che regnano nella moda.

Lvmh possiede: Louis Vuitton, Fendi, Dior, Celine, Loro Piana, Givenchy, Emilio Pucci, Mark Jacobs, Kenzo, Tiffany & Co.  e ultimo arrivato Birkenstock ( di cui ho fatto una recensione >> Birkenstock: un brand famoso per i sandali, che ha una storia centenaria e una piccola novità!)

Kering possiede: Gucci, Saint Laurent, Balenciaga, Bottega Veneta, Alexander McQueen e molti brand di gioielleria tra cui Pomellato e Boucheron

Ogni brand del lusso che ti ho citato ha una propria struttura, una propria squadra di persone e il proprio modo di avere rapporti con fornitori, clienti e staff.

Ogni brand ha un presidente, una direzione artistica, dei siti produttivi e uno standard.

Con l’arrivo delle Holding tutto cambia e in molti casi in bene. 

Cambia prima di tutto il modo in cui si osserva il mercato e soprattutto il fine primario diventa il profitto legato agli azionisti essendo società quotate in borsa.

Avere una Holding a capo di singoli brand impone la condivisione delle regole di comportamento e la conseguenza di essere più esposti.

Tradotto in soldoni significa: evitare qualunque scandalo e le fabbriche di produzione di borse sono spesso nel mirino di scoop scandalistici e sequestri.

Si legge spesso sui giornali di lavoratori in nero che vengono trovati all’opera vicino a manufatti che vanno nei negozi a migliaia di euro. Si grida allo scandalo, per qualche ora sui social si fa un gran parlare ma poi tutto tace, fino al successivo scandalo.

Questo ha portato le Holding a trasformare il loro modello produttivo in Italia e all’estero, cercando di limitare il più possibile i danni di immagine e le conseguenze degli stessi.

Per arginare al massimo gli eventi negativi e far valere l’etica inseguita sulla carta da molti brand del lusso, i marchi famosi hanno cominciato a mettere su propri unità produttive.

Apre le danze Gucci che nel 2018 inaugura ArtLab a Scandicci e attraverso l’acquisizione di alcune aziende di alcune aziende chiave della loro filiera produttiva: GT srl, GPA srl e Garpe dà inizio ad un nuovo capitolo delle produzioni Made in Italy.

Dior e Chanel acquisiscono aziende di produzione.
Fendi crea la propria azienda e lo stesso fa Ysl.

La filiera di produzione di ognuno di questi brand è stata completamente rivista.

Si è passati da avere una filiera produttiva in cui erano presenti fornitori di primo, secondo, terzo e infiniti livelli, a filiera di produzione corta e quasi sempre diretta.

Questo ha imposto maggiore responsabilità da parte dei brand del lusso che sub-appaltano il lavoro ma anche la rimodulazione dei livelli produttivi.

Le Holding richiedono più controlli essendo loro stesse sottoposte a controlli ferrati per dar conto agli azionisti, che a loro volta permettono l’espansione sui mercati e dei profitti.

Le holding e nello specifico quelle che detengono più Made in Italy come LVMH e Kering, hanno fatto sicuramente del bene a quella che può essere la filiera produttiva ma allo stesso tempo NON sono tanto interessate alla tutela dei territori e dei siti produttivi.

La mia opinione di addetta al settore, di produttrice di borse, magari mi fa avere una visione della filiera Made in Italy molto romantica, fatta di leggi ad hoc per tutelare i produttori piccoli di cui Gucci, Fendi, Louis Vuitton, Dior e il resto brand del lusso, di cui si servono.
Una visione che prende in considerazione l’importanza di mettere al centro la valorizzazione della manodopera specializzata e del valore del Made in Italy, che si esplica anche attraverso la lotta alla contraffazione.

È palese che aziende che hanno radici in altri paesi, in Francia non solo tendono a pagare meno tasse qui ma poi sono meno interessate ad enfatizzare e tutelare la filiera Made in Italy che è importante ma non fondamentale nelle vendite.

Spesso si legge che i brand sono Made in France e probabilmente molti consumatori davvero pensano che Louis Vuitton o Dior producano solo in Francia, per poi scoprire se si approfondisce che la realtà è ben diversa.

In buona sostanza nel corso degli anni la moda e soprattutto le produzioni di borse di brand del lusso hanno subito numerose trasformazioni. Siamo passati da aziende familiari a manager e alla fine abbiamo (lo scrivo con senso di appartenenza italico) venduto tutti i marchi della moda alle Holding di oltralpe, che non hanno un vero e proprio interesse a tutelare la filiera Made in Italy ed anzi provano a modificare il sistema produttivo, attraverso l’apertura di mega aziende che servono si per produrre ma anche per immagine verso i Buyer mondiali.

Strategie diverse che portano benefici ma lasciano aperti tanti problemi irrisolti da anni.
Chissà se con gli anni da colonia produttiva riacquisteremo valore e ci porremo come potenza produttiva di eccellenza.

Spero che questo articolo ti sia stato utile.
Aspetto i tuoi commenti.

Un abbraccio

Ornella

P.s

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