GRANDI DONAZIONI DAI NOMI DEL LUSSO. PENSERANNO ANCHE ALLA FILIERA?

Il grigio della pandemia che ha travolto il globo fa quasi a cazzotti con il sole che sta splendendo sulle nostre città. Ma, c’è anche un altro sole che ha illuminato la terra arida del Covid-19: le migliaia di DONAZIONI arrivate da ogni angolo del pianeta.

Dalle grandi firme dei marchi di lusso, fino ai gruppi bancari, ai presidenti delle squadre di calcio e ai singoli cittadini, nessuno si è tirato indietro. Ognuno ha fatto la sua parte, in base alle proprie possibilità.

I modi per collaborare alla crisi planetaria sono stati diversi e tutti mossi dallo spirito di collaborazione che risponde alla guerra che chiama:

  • donazioni milionarie alle strutture ospedaliere e alla Protezione civile
  • Benefit e ammortizzatori per i propri dipendenti, da parte delle grandi aziende
  • Raccolte fondi lanciate sui social
  • Conversione della produzione per soddisfare le esigenze di strumenti clinici fondamentali (ventilatori polmonari, mascherine protettive, guanti, etc.)
  • Reti di quartiere per la spesa solidale a favore delle famiglie più disagiate.

Sono moltissimi i nomi celebri che hanno fatto donazioni considerevoli all’emergenza covid-19: li puoi trovare elencati nella lista di Forbes aggiornata al 23 marzo 2020.

Da Bill Gates, la cui Fondazione avrebbe impegnato 100 milioni di dollari  per aiutare il rilevamento globale, l’isolamento e il trattamento di Covid-19, fino a Mark Zuckenberg che ha messo a disposizione 100 milioni di dollari per aiutare le piccole imprese colpite dall’emergenza, e 20 milioni per la Fondazione delle Nazioni Unite e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), passando per Micheal Bloomberg, il miliardario dei media che ha lanciato un’iniziativa da 40 milioni di dollari per prevenire (o rallentare) la diffusione di Covid-19 nei paesi a basso e medio reddito.

Il messaggio lanciato al mondo appare chiaro: le donazioni sono il nostro modo per salvare l’umanità.

… E DOPO COSA VIENE? QUALI SARANNO I PASSI PER SALVARE LE NOSTRE FABBRICHE?

Prima di dare spazio a queste domande, vorrei soffermarmi sui nomi della moda che hanno scelto di contribuire all’emergenza causata dalla pandemia.

I GRANDI NOMI DEL LUSSO CHE HANNO FATTO DONAZIONI PER L’EMERGENZA

donazioni

Anche nel settore delle grandi firme, c’è stata una massiccia partecipazione circa le donazioni a supporto dell’emergenza.

“Di fronte a queste tragedie dalle dimensioni così vaste, ogni azione può sembrare poco rilevante. Ma quando il prof. Mantovani ci ha raccontato la favola africana che narra di un colibrì, che mentre tutti gli altri animali fuggono a causa di un incendio divampato nella foresta, vola nella direzione opposta continuando a portare l’acqua per cercare di spegnere l’incendio, abbiamo capito che comunque valeva la pena fare qualcosa (…)”

  •  Queste sono state le parole di Dolce e Gabbana, che si sono impegnati a sostenere uno studio coordinato dal prof. Alberto Mantovani, mirato a chiarire le risposte del sistema immunitario al Coronavirus SARS-CoV-2.

 

  •  Giorgio Armani, invece, ha scelto di donare 1,25 milioni di euro ad alcuni ospedali italiani, tra cui il San Raffaele a Milano e lo Spallanzani di Roma.

 

  •  Anche Bvlgari nella stessa direzione: il noto brand della moda ha deciso di sostenere il Centro Italiano di Eccellenze in Ricerca e Medicina (presso lo Spallanzani), consentendo l’acquisto di un sistema microscopico 3D in grado di fornire l’acquisizione di immagini all’avanguardia.

 

  • Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, invece, amministratori delegati del gruppo di moda, hanno donato sei postazioni complete di terapia intensiva e rianimazione a ciascuno degli ospedali milanesi: Buzzi, Sacco e San Raffaele.

 

  •  Anche il gruppo Mayhoola, a cui fanno capo i brand Valentino, Balmain e Pal Zileri si è attivato per supportare la crisi, donando un milione di euro alla Protezione Civile, un ulteriore milione di euro a La Fondation Hôpitaux de Paris – Hôpitaux de France, e un milione di euro all’ospedale Sacco di Milano.

 

  • Gucci, invece, ha scelto di attivare una vera e propria Rete Virtuale per combattere l’emergenza: in Italia, ha collaborato con la propria Community e con la Banca Intesa San Paolo, attraverso una campagna di crowdfunding, a favore della Protezione Civile; mentre a livello internazionale contribuirà con 1 milione di euro al COVID-19 Solidarity Response Fund della Fondazione delle Nazioni Unite a sostegno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), attraverso la campagna di matchmaking di Facebook. Quando si dice il potere dei Social.

 

  • Il gruppo Capri Holding che comprende Michael Kors, Jimmy Choo e Versace, porterà oltre 3 milioni di euro all’emergenza mondiale, a favore degli ospedali di New York, del Regno Unito e dell’Italia.

 

  • Il gruppo Kering donerà circa 2 milioni di euro ad alcune regioni italiane: Veneto, Toscana, Lazio e Lombardia.

 

  • La Ralph Lauren Corporation, invece, ha convertito la propria produzione nelle fabbriche statunitensi, iniziando da 250.000 mascherine e 25.000 camici isolanti per il personale sanitario.

 

  • Chanel, oltre alle donazioni destinate alla Protezione Civile, all’ospedale Sacco e all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo (per un totale di 1,3 milioni di euro) ha scelto di mantenere al 100% gli stipendi dei propri 1.100 dipendenti italiani fino alla fine di aprile.

 

  • Anche i Ferragnez hanno fatto la loro parte, che non poteva escludere un’intensa campagna social: la coppia più “influente” del lifestyle italiano ha avviato una raccolta fondi che in sole 5 ore aveva già visto nelle casse circa 1,25 milioni di euro, per terminare con la somma di 3,8 milioni di euro.

donazioni

Ovviamente, le donazioni sono arrivate anche da aziende minori e da piccoli brand della moda. L’elenco che ti ho proposto ha solo voluto essere il simbolo dell’importante azione da parte dei grandi nomi del lusso: agire per il Nostro Sistema…sociale in questo caso, più che economico.

Sì perché volendo buttare l’ occhio sulla situazione economica attuale e del futuro, probabilmente “non ci resta che piangere”, come ha detto un grande artista della mia terra. Ma ci torneremo tra pochissimo.

Io, come te, conosco bene le regole del marketing e della comunicazione integrata, quando si tratta dell’Immagine di un’azienda o di una firma.

Conosco le holding che organizzano grandi cene di beneficenza con la stessa frequenza della mia “pizza del sabato”; conosco gli approcci alla green-economy nati solo per salvaguardare il messaggio etico del proprio logo; conosco la filantropia che nasce dalla necessità di far quadrare i bilanci, più che dal cuore.

Ma oggi bisogna tralasciare tutto questo.

Bisogna guardare all’obiettivo comune, oltre ogni motivazione”personale”: la salvezza.

Ognuna delle aziende che ho elencato si è mossa per il Bene Comune e lo ha fatto perché lo chiedeva la forte emergenza che stiamo vivendo.

Questo è ciò che conta davvero.

E COME LIBERA CITTADINA SONO E SARÒ SEMPRE GRATA AI NOMI CHE DONATO PER MANTENERNE IN VITA ALTRI. QUELLI DEI NOSTRI CARI, E QUELLI DEI DOTTORI IN TRINCEA.

MA QUALE SARÀ IL LORO RUOLO DOPO LA FASE I?

I MARCHI DI LUSSO E LA CRISI ECONOMICA: COME SALVERANNO LA FILIERA DEL MADE IN ITALY?

Come abbiamo visto, le nostre aziende non si sono tirate indietro di fronte all’emergenza internazionale, mostrando enorme generosità.

Ma, nel frattempo, stava accadendo qualcosa all’interno della Filiera italiana:

con l’avvento della pandemia, e i conseguenti decreti che hanno limitato o fermato la produzione, alcuni comparti della filiera sono stati dimenticati:

parlo dei terzisti della produzione, dei fornitori, delle aziende di trasporti e di tutto il circuito che ruota attorno ai grandi marchi di lusso.

Spesso ci dimentichiamo, oppure non sappiamo, che la produzione dei prodotti che compriamo viene dalle fabbriche che lavorano conto terzi per le grandi aziende.

Versace, Gucci, Armani, Prada e molti altri si affidano ai comparti più specializzati per le loro collezioni, tra cui molte aziende della Pelletteria Toscana, Campana, Veneta e via dicendo.

I terzisti, da sempre, vivono nell’ombra. Ma, in questo caso, l’ombra è divenuta ancor più incombente e pericolosa.

Le produzioni bloccate, gli ordini sospesi, le fatture non pagate (ancora) rappresentano solo un piccolo prospetto di ciò che sta per accadere.

La filiera del Made in Italy rischia grosso. Rischia di perdere profitti e posti di lavoro.

E solo i marchi del lusso, da sempre motori della nostra grande produttività, potranno fare qualcosa per la nostra filiera.

la produzione dei brand del lusso si porta dietro interi comparti manifatturieri, della pelletteria, delle forniture di accessori e molto altro. Si tratta della Filiera del Made in Italy e di un meccanismo che non può rompersi.

È vero, i provvedimenti statali stanno cercando di tutelare imprenditori e lavoratori, con manovre che riguardano gli oneri fiscali (probabilmente solo rimandati), la cassa integrazione e la possibilità di convertire la produzione.

Ma questo sarà sufficiente per il prossimo futuro?

Questo permetterà ai produttori di rientrare nella normalità ed evitare i licenziamenti?

Non credo.

Ciò che serve è una Filiera forte e compatta, che non lasci indietro nessun ingranaggio.

Ciò che serve è che i Capi, i grandi nomi del lusso, continuano a sostenere e valorizzare la nostra Filiera produttiva, chiudendo il cerchio che hanno iniziato a disegnare con le cospicue donazioni economiche.

Senza dubbio esisteranno cali di vendita, sia nel mercato interno che nelle esportazioni. E la colpa non sarà di nessuno. Il nostro potere d’acquisto sarà logicamente ridotto, per la grande “chiusura” che avremo affrontato.

Ma Chi ha la forza di garantire la produzione per la quale ci sarà ancora domanda, allora dovrà farlo.

I grandi marchi di lusso dovranno continuare, secondo le richieste, a produrre e dovranno farlo assieme a tutta la Filiera.

È giusto che sappiano che i Produttori ci sono, sono qui, e che non abbandoneranno la trincea, come hanno sempre fatto di fronte i grandi momenti di crisi.

E io sono una di loro: io mi occupo di produzione conto terzi di Borse Made in Italy, sulle orme della Pelletteria Napoletana. Ho affrontato momenti bui, tempeste, crolli senza promesse.

Ma sono ancora qui, a sognare un Made in Italy che resiste e lotta per ciò che è stato e per ciò che è.

Farò ancora sacrifici, e continuerò a mordermi le labbra.

Ma se le grandi aziende decideranno di non mollare, allora tutto questo avrà un senso.

E, insieme, potremo risorgere.

donazioni

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2 pensieri riguardo “GRANDI DONAZIONI DAI NOMI DEL LUSSO. PENSERANNO ANCHE ALLA FILIERA?

  • 17/04/2020 in 08:18
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    Buongiorno, cara Ornella bellissimo articolo, dobbiamo parlarne, iniziare a fare delle proposte. Iniziamo a parlare di contratto di filiera in cui al primo posto ci sia la legalità, rispetto dei lavoratori e degli ambienti di lavoro. Etica, ecoconpatibilita’ ed il corretto uso del made in Italy. Chiedere che i grandi brand riportino in Italia il 30% della loro produzione se vogliono usufruire di eventuali aiuti statali. La regione ha chiesto di fare proposte entro domani per la fase 2. Facciamo quante più proposte possibili. Noi come conciatori le stiamo facendo. Ciao e buon lavoro.

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    • 18/04/2020 in 23:15
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      Ciao Luciano molto volentieri <3 e grazie a te

      Risposta

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