MADE IN ITALY: SE NON SI RIAPRE, PELLETTERIA E MODA CROLLERANNO

Se le nostre fabbriche non riapriranno, la filiera del Made in Italy rischierà grosso.

François-Henri Pinault, presidente e amministratore delegato di Kering, gruppo da 15,9 miliardi di euro, in Italia ha 10 mila dipendenti.
Mentre per Antonio Belloni, direttore generale di Lvmh, lavorano, solo nel nostro Paese, 11 mila persone.
L’Italia produce circa il 43% della produzione tessile d’Europa, compresa la pelletteria, soprattutto per quello che riguarda la Filiera del Lusso.
In totale, ci sono circa 2 milioni di persone che ruotano attorno alla produzione Made in Italy.
E il Made in Italy adesso è completamente fermo. Immobile.

Cosa sta accadendo alla Filiera italiana e ai suoi lavoratori?

Renzo Rosso, fondatore e presidente di Otb (il gruppo da 1,5 miliardi di euro a cui fanno capo i marchi Diesel, Maison Margiela, Marni, Viktor&Rolf, Amiri, e le aziende Staff International) ha dichiarato al Corriere della Sera:

” Solo a Vicenza ci sono già 486 famiglie che non sanno dove andare a mangiare e 60 sono di piccoli imprenditori, forza del nostro Paese. Se non ci fanno riaprire le aziende al più presto la nostra filiera sarà spazzata via per sempre (…)”.

Sono state moltissime le donazioni da parte dei grandi brand del lusso per l’emergenza nazionale Covid-19, a supporto di ospedali, associazioni e altre Reti solidali; molti marchi hanno scelto, inoltre, di convertire la produzione, a favore di mascherine e strumenti protettivi che contrastassero l’epidemia.

Agire in questo senso è stato doveroso.

Ma adesso, per molti, è giunto il momento di ritornare a sostenere la nostra Filiera.

Io faccio parte di quella schiera di imprenditori bloccati.
La mia fabbrica è chiusa e la mia produzione è ferma.
Lavoro nel circuito della filiera Made in Italy e mi occupo di produzione conto terzi di Borse Made in Italy, collocandomi nel settore della Pelletteria di Lusso.

Cosa si immagina comunemente quando si pensa ai Marchi di Lusso?
Al lusso, ovvio.
Ai prodotti costosi, agli show-room che profumano di Fiori d’Arancio, ai conti in banca dei dirigenti e ai metri delle barche dei fondatori…
In sostanza, ai privilegi di Chi gestisce questi marchi; al fatto che Chi, se non loro, può sopravvivere ad una crisi economica oppure ad un blocco della produzione?

La narrativa sbagliata a cui ci hanno abituati non ci permette di vedere oltre queste immagini da Magazine.

SÌ, PERCHÉ SE IL MONDO DEL LUSSO SI FERMA, COME STA ACCADENDO, IL NOSTRO PAESE È SPACCIATO.

MADE IN ITALY

Dietro le etichette che sussurrano nomi eleganti e glamour, ci sono le mani consumate dei nostri artigiani, le conoscenze esperte delle nostre cucitrici, intere fabbriche che sostengono la nostra economia e le nostre famiglie:
Dalle aziende che producono accessori e decorazioni, fino a quelle che si occupano del packaging e della logistica, passando per Chi si prende cura dei primi passi, ossia le Concerie e i Comparti di produzione…

Una fetta enorme del nostro Paese dipende dalla Produzione per la Moda e la Pelletteria di Lusso.

Un’intera filiera, indivisibile, che non può permettersi di restare ancora ferma.

La produzione conto terzi, in Italia, rappresenta uno degli indotti principali del settore tessile e di pelletteria: le nostre micro-imprese e le nostre aziende a conduzione familiare producono, soprattutto, per i grandi marchi della moda.

La manifattura Made in Italy è il cuore pulsante delle passerelle di tutto il mondo.

Ma sembra che a volte questo lo dimentichiamo.

O meglio, che la nostra classe dirigente non senta alcun dovere verso un settore che è si afferma, ogni volta, come eccellenza indiscussa del nostro Paese.

Nel settore moda, i ricavi relativi al 2018 sono stati di 97,5 miliardi di euro, di cui un export di 63,4 miliardi.

SAI COSA SIGNIFICA?

Che se l’Italia non riprende a produrre, centinaia di famiglie finiranno sotto la soglia di povertà e il nostro Pil conterà più fabbriche morte, che altro.

Sì perché mentre la filiera Italia è in lockdown, le altre no.

La Germania, con l’11% della produzione tessile in Europa, arriva subito dopo il nostro paese, seguita dalla Spagna (10%) e dalla Francia (8%).

E con la prima in classifica fuori gioco, è più facile sostituirla.
L’Italia esporta l’80% di quello che produce.
Se i marchi del lusso non riusciranno a soddisfare la domanda mondiale, perché l’Italia è ferma, faranno bene a dirigersi verso altri produttori. E sarà una catastrofe.

MADE IN ITALY: LE NOSTRE FABBRICHE SONO PRONTE A RIAPRIRE!

MADE IN ITALY

Abbiamo messo in sicurezza le nostre fabbriche, abbiamo provveduto più volte alla sanificazione, siamo pronti a prendere ogni dovuta precauzione, dalle distanze di sicurezza fino all’adozione di ogni dispositivo protettivo.
Siamo disposti a qualsiasi intervento per AVVIARE LA PRODUZIONE.
Ed è il caso di iniziare.

“Trovo incomprensibile che siano aperte imprese che producono pezzi di ricambio per l’industria automobilistica tedesca ma non imprese che reggono le esportazioni e il Pil dell’Italia” ha aggiunto Renzo Rosso.
E non mi sento di dargli torto.

È come se Chi ci governa avesse preso ogni singola decisione sulla nostra salute, senza pensare a quella dell’Intero Paese per i prossimi due anni.

Senza dubbio, i provvedimenti adottati sono stati necessari per gestire un’emergenza così violenta e capillare. Ma Chi si occupa della gestione della Cosa Pubblica deve anche possedere l’audacia di uno sguardo lungimirante.
Non è saggio mettere a rischio le nostre vite. Ma vale lo stesso per le nostre fabbriche.

È stato doveroso “chiudere”, quanto adesso lo è RIAPRIRE, e restituire agli italiani la Speranza che sta svanendo.

Qualche giorno fa, mi sono espressa sulle responsabilità dei Brand del Lusso verso la Filiera, cioè verso tutte le fabbriche e i fornitori che avranno bisogno di certezze e di lavoro, nel prossimo futuro.

Perché è dai grandi marchi che dovranno arrivare i numeri necessari ai nostri comparti produttivi.

Ma, adesso, mi chiedo: Se il Governo non provvederà, a breve, a dare il via alla nostra produzione, di Chi sarà la responsabilità dei danni collaterali? E su Chi graverà?

Beh, purtroppo la seconda domanda è quasi retorica, perché a rimetterci le penne sono sempre gli anelli deboli, e in questo caso, le Piccole Aziende e i loro dipendenti.

Mai come adesso, i PRODUTTORI ITALIANI devono unirsi, senza distinzioni e senza avversità. Io sono pronta ad APRIRE la mia azienda e a dare ai miei collaboratori il futuro che meritano.

E TU?

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FONTI EDITORIALI

Il Corriere della Sera – I grandi della moda in campo: lasciateci riaprire o la filiera sparirà

I numeri della moda italiana – Cresce il fatturato, ma gli stipendi no

Fashion, Lusso e Made in Italy: il vero valore è la manodopera di eccellenza

Dietro le passerelle, un’industria da record. Numeri e atout della moda made in Italy

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