BORSA KIPLING, UN CULT CHE NON MUORE: LA MIA RECENSIONE ALLA BORSA
Ho comprato una borsa a spalla Kipling, il marchio cult degli anni ’90, ma ancora super amato.
Chi è nato negli anni ’80 ricorderà senza dubbio la scimmietta pelosa della Kipling e gli zaini coloratissimi fatti con un nylon “stropicciato” e sportivo.
Ma non tutti sanno che quel nylon, così creato, è nato da un incidente di lavoro.
Siamo ad Anversa, nel 1987. Tre giovani amici, appassionati di creazione e design, decidono di avviare un progetto unendo le loro “forze”. E caso vuole che questa scelta verrà supportata da un errore tecnico: il telaio con il quale lavoravano, presentava un’irregolarità che causò alcune “increspature” al tessuto, il nylon.
Ebbene, quest’incidente diede inizio al processo creativo di Kipling; i tre giovani imprenditori, utilizzando questa “tecnica”, misero a punto la formula vincente per dare al marchio il tratto distintivo che lo renderà celebre in tutto il mondo.
Così quel materiale rugoso, pratico e resistente arriverà nel guardaroba di tutti i ragazzi degli anni ’90, nei colori più accesi e stravaganti, in un mood leggero e super – casual.
Ma forse più che le borse e gli zaini, è stata proprio la scimmia della Kipling ad essere tra gli oggetti più desiderati di quegli anni, tanto da permettere al marchio di creare le serie limitate da collezionare, come la Royal Baby Monkey e le Country Monkeys.
La Kipling Monkey, oltre ad essere applicata a tutti i prodotti del marchio, è diventata un accessorio con una vita propria, divenendo tra i portachiavi più usati nello scorso ventennio.
È il simbolo indiscusso del marchio di Anversa, che con leggerezza e simpatia, ha scelto di utilizzare uno degli animali raccontati nei libri dello scrittore Joseph Rudyard Kipling, dal quale il brand prende il nome.
Chi non si è mai appassionato alla storia de Il Libro della Jungla e a tutti gli animali “umanizzati” del racconto? Ebbene, Paul Van de Velde e i suoi soci si sono ispirati proprio allo spirito animal per il loro progetto, traducendolo in una chiave urban.
Tra pochissimo ti mostrerò la mia borsa kipling e vedremo insieme tutte le caratteristiche e le scelte tecniche del marchio belga, orientato per lo più sul lato funzionale del prodotto.
Ma l’aspetto pratico e comodo è stato tuttavia, accompagnato da precise scelte stilistiche: dalla selezione dei colori vivaci fino alla massiccia presenza del logo, riportato in diverse parti delle borse, come a ben sottoscrivere la propria identità. Il fattore stilistico, infatti, non è affatto secondario nella logica Kipling, che durante gli anni, ha collaborato con moltissime firme giovani e creative del mondo del design internazionale, come Cathy Pill (Belgio), El Delgado Buil (Spagna), Gloria Coelho (Brasile), Girls from Omsk (Belgio) e Peter Pilotto (Regno Unito).
Zaini, valige, borse, portafogli, pochette, portachiavi e molti altri accessori sono stati ideati seguendo la direzione dei colori e del divertimento, i quali hanno poi incontrato lo stile chic metropolitano e i toni dello stile urban jungle.
Il linguaggio easy di Kipling, infatti, prevede un pubblico giovane, flessibile e “cheap“, dal momento che i prezzi partono da cifre molto accessibili: attualmente, una borsa a mano abbastanza capiente parte dai 49 euro, fino ad arrivare ad una shopper trapuntata di circa 140 euro.
Inoltre, nel 2007 sono stati introdotti nuovi materiali nelle produzioni Kipling, come ad esempio la pelle… con mia grande approvazione!
Come sai (e se non lo sai, stai per farlo!) io mi occupo di produzione conto terzi di borse Made in Italy, nell’ambito della pelletteria napoletana. Grazie alla scelta di Recensire le borse che compro, senza alcuna sponsorizzazione e senza scopo di lucro, ho conosciuto molti brand e moltissime tipologie di borse. Ed Alcune, create con materiali tecnici e innovativi, sono davvero meravigliose.
Ma, in fondo, quello che preferisco è ancora la PELLE (o Genuine Leather).
In quanto storica pellettiera, conosco tutte le peculiarità della pelle, compresa la caratteristica di essere “sostenibile” più di molti altri materiali. Sembra strano, ma è proprio così: non uccidiamo nessun animale per le fare le borse di pelle!
È un materiale che prendiamo dai “rifiuti” dell’industria alimentare, cioè dagli animali che fanno parte (ancora) della nostra cucina. Lo sapevi?
Puoi approfondire l’argomento nel mio articolo dedicato alla Genuine Leather (Pelle).
Ma torniamo al nostro brand, Kipling. Un brand che ha fatto la storia degli accessori dei mitici anni ’90, e che attualmente conta 436 negozi monomarca e oltre 7.500 punti vendita, in 80 paesi.
Ecco alcune date importanti di tutto il percorso del marchio:
- 1987: viene fondato il brand
- 1993: Kipling si espande in Italia e negli Stati Uniti
- 1993 – 1999: Il retail si estende a livello internazionale
- 2005: nascono nuovi stili di borse
- 2007: vengono introdotti nuovi materiali, come la pelle.
- 2012: Kipling, assieme ad otto artisti (Sarah Illenberger, Rankin, Paul Graves, Alex Salinas, Javier Mariscal, Vincent Gapaillard, Li Wei e Prince Lauder) creano il progetto “bag remix”, partendo dalle prime creazioni Kipling.
Ma il marchio non si è fermato; nel 2018 sono uscite infatti due linee importanti di Kipling, Back to school e Back to work, destinate alle persone che un tempo compravano Kipling per andare al Liceo e che adesso sono genitori a tempo pieno, divisi tra la scuola dei figli e la scrivania in ufficio. Una mossa niente male!
ECCO LA MIA BORSA KIPLING
Ho comprato la mia borsa direttamente sul sito ufficiale e mi è arrivata nell’arco di sei giorni: ho scelto la borsa a spalla ART M della linea ESSENTIAL, e l’ho pagata 104,90 euro; il colore è il True Dazzi Black.
Per rendere la borsa più “mia” ho scelto di farmela personalizzare; infatti, si legge la scritta “Napoli” sulla facciata della borsa. Del resto, sono sempre stata una romantica quando si tratta della mia terra.
La mia borsa ha una particolarità importante che non ti ho ancora rivelato: si può trasformare!
Grazie a semplici bottoni, infatti, la mia borsa Kipling può passare da una borsa a spalla ad una shopper molto capiente.
Devo ammettere che in entrambe le versioni la mia borsa si presenta comoda e molto ampia, proprio adatta ad uso quotidiano e cittadino. Ma con la trasformazione in shopper diventa davvero molto spaziosa, tanto da poter inserire all’interno un’altra borsa.
Infatti, assieme alla mia borsa a spalla Kipling, ho acquistato un porta computer per il mio Mac che inserirò nella borsa stessa, facendola diventare una borsa da lavoro.
Purtroppo, anche le borse più capienti, a volte, risultano poco funzionali all’intera giornata, poiché sono sprovviste di tasche e scomparti interni, proprio come in questo caso.
Ma individuato il problema, è facile risolverlo! Ed io l’ho risolto aggiungendo un’altra borsa all’interno.
Vediamo, nel dettaglio, come si presenta la mia borsa Kipling:
- È una borsa in nylon, un materiale tecnico per cui molto resistente e lavabile.
- Come già anticipato, è una borsa capiente e spaziosa, da poter usare nei diversi momenti della giornata. Sebbene, non sia munita di molte tasche.
- Le cuciture sono molte e sono fatte abbastanza bene: non presentano grosse imperfezioni.
- La tintura è molto poca: la troviamo solo sugli inserti di pelle ai lati della borsa, quelli che combaciano con le chiusure principali. Non si tratta di una tintura “perfetta” perché presenta molte macchie e sbavature a ridosso delle stesse estremità.
- Le rifiniture, purtroppo, non sono lodevoli: noto, ai lati della borsa, in prossimità della lampo, alcuni punti di cucitura accavallati che mi indicano un po’ di approssimazione nel controllo finale dei dettagli.
- Il logo del brand è molto presente, come a sottolineare l’identità del prodotto: lo troviamo sulla scatola del packaging, sulle lampo, sugli inserti e all’interno della borsa. Questa cosa non mi dispiace!
- Annessa alla borsa, c’è l’immancabile Monkey, scura e pelosa: la adoro!
- Ci sono due tasche esterne, una anteriore e l’altra posteriore: ci potrò mettere dentro le chiavi, il cellulare, il block notes o comunque oggetti non molto grandi che uso con molta frequenza.
- All’interno, trovo una tasca utile (mascherina) abbastanza capiente, ma come ti ho detto, nessuno scomparto funzionale. Il mio porta – pc ci starà benissimo!
Cerco l’etichetta di provenienza all’interno della borsa e leggo che è stata prodotta in Bangladesh.
Come sai, personalmente, sono una fan del Made in Casa (soprattutto del Made in Italy), perché la produzione è un fattore che partecipa attivamente alla crescita di ogni paese. Ma, proprio per questo motivo, non demonizzo il fenomeno della produzione off-shore, cioè estera.
Che sia in Cina, in Vietnam o in Bangladesh, una produzione controllata e ben regolata può comunque portare possibilità di lavoro in un paese in via di sviluppo e accrescere la ricchezza della comunità.
In realtà, ciò che serve è la certificazione della filiera: comunicare dove viene prodotta una borsa – con quali metodi – i materiali adoperati – lo smaltimento dei rifiuti – i contratti lavorativi della manodopera e via dicendo…
Tale processo potrebbe risolvere molte cose, tra cui i dubbi e i problemi circa le produzioni “lontane”.
LA MIA BORSA KIPLING È PROMOSSA?
La mia borsa Kipling è un prodotto pratico, comodo, funzionale (nei limiti) e resistente… è una borsa che viene da un progetto creativo ma al contempo solido e strutturato, che è riuscito a creare un’intera filosofia attorno ai propri accessori.
La mia borsa Kipling è promossa e te la consiglio se sei alla ricerca di un accessorio urbano e, allo stesso tempo, stiloso… che ti faccia sentire “giovane” come negli anni ’90, ma anche a tuo agio come una scimmia nella jungla.
VOTI (0/5)
CUCITURE | 4 |
TINTURA | 2 1/2 |
RIFINITURA | 3 |
RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO | 4 1/2 |
UTILITÁ | 5 |
GUARDA IL VIDEO DELLA MIA RECENSIONE ALLA BORSA KIPLING!
“Il bello delle borse originali è che le puoi acquistare. Compra sempre originale!”
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GRAZIE PER IL TEMPO CHE MI HAI DEDICATO.