CALZATURIFICI CAMPANI. DELLA PIA: “UNITI, SE VOGLIAMO MIGLIORARE”

Calzaturifici campani, un’eccellenza silenziosa ma estremamente produttiva.

Ho già parlato della lunga tradizione delle calzature in Campania, dei suoi artigiani, delle botteghe all’ombra che hanno lasciato il posto a veri e propri distretti produttivi, i quali esportano calzature in tutto il mondo, non senza l’etichetta dei marchi di lusso.

Produzione conto terzi quindi, ma anche brand napoletani che si fanno avanti nel mercato, proponendo qualità e competenza.

Io stessa faccio parte della rete produttiva della Campania, dedicandomi alla produzione conto terzi di Borse Made in Italy, nel cuore di Napoli e della sua pelletteria.

Ed è di produzione che voglio parlarti, di Eccellenze, e di territorio. Il nostro.

A questo proposito ho parlato con uno degli esponenti più in vista del settore calzaturiero: Pasquale della Pia.

Vice Presidente Nazionale di Assocalzaturifici e Vice Presidente Moda Confindustria Napoli, è l’interlocutore ideale per capire in che direzione vanno i nostri calzaturifici e di cosa hanno bisogno.

… Anche perché Della Pia è un uomo che viene dalla fabbrica: la prima risale al 1926, fondata dai nonni e specializzata in scarpe. Attualmente, Della Pia è il patròn del suo brand, D.Milano, che nel 2020 ha sostituito il marchio precedente, Dei Mille.

Inoltre, assieme al fratello Giovanni, gestisce la Della Pia s.r.l, arrivata alla terza generazione: si tratta di un’azienda che produce calzature per i Luxury Brand ( 70%) e per il proprio brand (30%).

Un uomo a tutto tondo, che ogni giorno dedica le sue energie e le sue conoscenze ad un distretto, quello calzaturiero, che ha tutte le carte in regola per divenire un’eccellenza riconosciuta dal mondo.

1. Buongiorno signor Della Pia. Parliamo di Calzature.

Pare che la Campania, da sola, copre il 50% della produzione del Mezzogiorno, e il 15% di quella nazionale. Si tratta di un settore di punta e molto sviluppato: Quali sono, a suo parere, le caratteristiche che lo aiuteranno a crescere maggiormente?

I calzaturieri Campani, negli ultimi anni, stanno confermando la crescita di tale distretto, soprattutto per le collaborazioni con i grandi luxury brand, i marchi del lusso.

Credo che hanno buone prospettive di crescita: c’è bisogno di un sistema con maggiori investimenti strutturali, sulla Formazione, sulla Ricerca e sulla Legalità, quindi una massiccia lotta alla Contraffazione. Ugualmente importante sarà il tema della Sostenibilità, che i nostri calzaturifici già stanno abbracciando da tempo.

2. Tra i vari aspetti della storia dei nostri calzaturifici, emerge la “dimensione familiare”, così come nella Pelletteria e in altri settori. Lei stesso porta avanti un’azienda di successo arrivata alla terza generazione.
Il carattere familiare delle nostre fabbriche, senza dubbio, rappresenta un valore aggiunto in un mercato sempre più “delocalizzato”. Ma non è possibile che ci abbia penalizzato in qualcosa? Esiste, a suo parere, un rovescio della medaglia o ci sono solo meriti?

Il gruppo familiare è importante, perché rappresenta un caposaldo delle nostre radici produttive.

Ma con la crescita aziendale, c’è bisogno che la “conduzione familiare” venga disciplinata,  e gestita con professionalità, sennò rischia di diventare un pericoloso boomerang.

3. Da tempo mi occupo di scrivere circa la Pelletteria, una delle nostre eccellenze. Un’eccellenza che, purtroppo, non gode di tutta la fama che merita. Ci sono ancora molti punti d’ombra, generati dal marcio della Contraffazione e la conseguente immagine mediatica che ne è uscita.

Insomma, produciamo il Made in Italy per i brand del lusso, ma nessuno ne parla. Perché a suo avviso il settore calzaturiero, assieme a quello delle borse e della piccola pelletteria, non godono dello stesso successo della Sartoria napoletana, ad esempio, altrettanto antica ma molto più acclamata a livello globale?

La pelletteria e i calzaturifici campani sono vere eccellenze, ma non sono ancora strutturati come tali. Ossia, i distretti in questione non hanno ancora l’organizzazione che dovrebbero avere i reparti di eccellenza.

A questo proposito, è necessario lavorare con le istituzioni per farli crescere e dar loro la visibilità che meritano.

Purtroppo abbiamo ancora aziende, soprattutto nel settore della pelletteria, che operano nel sommerso e nell’illegalità; e spesso tali aziende lavorano tramite sub-appalti che provengono da grandi aziende del settore.

4. Cosa può dare la Nuova Generazione di imprenditori al settore calzaturiero della Campania?

Le nuove generazioni posso fare molto! I nuovi imprenditori percepiscono meglio i nuovi processi di sviluppo, orientati essenzialmente al digitale, una dimensione imprescindibile.

Artigianalità e innovazione sono il mix perfetto per far crescere le aziende campane.

5. In un momento di crisi come questo, causato dalla pandemia globale e la diminuzione delle esportazioni, che ruolo avranno le nostre aziende nel futuro prossimo?

Credo che dopo la  tragedia che stiamo vivendo diminuiranno molto le produzioni e le relative esportazioni. Uno dei fattori che potrebbe giocare un ruolo decisivo è il mercato interno: potrebbe essere un’occasione per farlo crescere.

6. Spesso sembra che i produttori della Campania siano divisi e poco collaborativi. Come vicepresidente nazionale di Assocalzaturifici, pensa che sia possibile creare una vera e propria “Rete”, sinergica e comunicativa, tra gli imprenditori? Quanto siamo vicini a questo traguardo e cosa serve per arrivarci?

Io, personalmente, ho costituito una Rete Calzaturiera 5 anni fa: Napoli Shoes, assieme a 9 importanti calzaturieri campani. Ma purtroppo non è andata avanti, poiché la mentalità imprenditoriale campana è ancora molto indietro rispetto a certi meccanismi.

Ma, nella tragedia, cerco di essere ottimista: dopo questo momento di crisi credo che essere uniti per la crescita del nostro distretto sia l’unica possibilità per andare avanti.

CALZATURIFICI

Ringrazio enormemente Pasquale della Pia per avermi dato un “punto di vista” interno, critico ma allo stesso tempo speranzoso, in merito al distretto dei calzaturifici campani.

Anche io sogno una produzione differente e una nuova Rete comunicativa tra gli imprenditori; ma soprattutto sogno un comparto di eccellenza che acquisti la visibilità che merita e che lotti duramente contro la Contraffazione.

Queste sono le chiavi per la nuova epoca.

Essere imprenditore e produttore  significa, prima di tutto, essere critico verso quel settore che rappresenti. Ci riesce bene Pasquale della Pia, mettendo in discussione il distretto produttivo a cui è profondamente legato.

Perché non può esistere una vera analisi, senza la critica.

Solo questo potrà risollevare le nostre aziende, e far aprire gli occhi su Ciò che Siamo e Ciò che potremmo Essere.

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