Borsa Gaudì: storia di un giovane grintoso e recensione alla borsa

Benvenuta nella mia nuova recensione: oggi conosceremo da vicino la borsa Gaudì, un marchio che ha segnato l’Italia di qualche decennio fa.

Mi stavo chiedendo… come scegli le borse da comprare?

Io sono una grande appassionata, oltre ad essere un’imprenditrice nel settore produzione-borse, e la mia collezione personale conta moltissimi marchi ormai.

Scelgo le borse da comprare in molti modi diversi, ma tutti hanno in comune una cosa: sembra quasi che siano le borse a venire da me, anziché il contrario.

Spesso compro le borse seguendo i tuoi suggerimenti, che si rivelano sempre molto interessanti; altre volte, compro la borse che io stessa “scopro” in rete, grazie alle mie esplorazioni quotidiane.

Ma da cosa siamo attratte?

Modello, colore, design? Sicuramente!

Però c’è un’altra cosa che incide nelle mie scelte d’acquisto, come nel caso della borsa Gaudì.

Al principio, non ero molto convinta di questo brand, nonostante si trattasse di una realtà molto nota.

Ero titubante per diversi aspetti, come per esempio il prezzo finale, in relazione ai materiali scelti, quelli sintetici. Insomma, ero molto scettica!

Ma poi c’è stata una svolta: ho conosciuto la storia del brand!

E ho pensato che valesse la pena scoprire i suoi prodotti.

Ecco, dunque, di cosa parlo: io scelgo le borse anche in base alla storia che hanno dietro, alle avventure dei loro creatori, ai valori che possono trasmettermi.

borsa gaudì
(La mia azienda)

Nessuno mi paga per recensire le borse.

Compro con i miei soldi tutti i prodotti che trovi su questo blog!

Per cui, ricorda che ti trovi in uno luogo libero, in cui ci sono consigli e informazioni utili per i tuoi prossimi acquisti.

Ciò che faccio è parlarti delle borse originali, cioè quelle prodotte e vendute tramite il mercato legale. E lo faccio in nome della mia preziosa battaglia contro la contraffazione, il mercato illecito che ha messo in pericolo per molti anni la vita dei nostri comparti produttivi, promotori di un’eccellenza manifatturiera famosa in tutto il globo.

Sei con me?

Sono certa di sì!

Compra sempre borse originali e boicotta quelle false, il prodotto della criminalità organizzata.

Sei pronta per scoprire la storia di Gaudì?

Iniziamo subito!

Borsa Gaudì: le scelte di un giovane imprenditore…

Anni ’90. Stefano era un giovane ragazzo appena tornato dal servizio militare; non avendo un’occupazione, andò a lavorare in fabbrica come operaio, facendo anche turni notturni.

Quel lavoro durò due anni e mezzo, poiché Stefano si rese conto che quel posto non faceva per lui.

Dopo poco tempo, arrivò l’incontro che gli avrebbe cambiato la vita.

Un imprenditore del settore pronto-moda gli propose di lavorare per lui:

“(…) Ci mettemmo d’accordo in pochi minuti. ‘Questo è il campionario’, mi disse, ‘prendi la macchina e vai a venderlo. Ti do il 6% di provvigione’”racconta Stefano Bonacini in un’intervista, nel 2015, per Il Resto del Carlino.

Bonacini sarà il fondatore di Gaudì, il marchio nato a Carpi che diventerà ben presto famoso in tutto il mondo, con innumerevoli monomarca aperti nelle principali Città della moda, dall’Europa fino all’Asia, al Canada e al Medio Oriente.

Ma andiamo con calma.

Come andò il lavoro per l’azienda di pronto-moda?

Benissimo.

Il fatturato passò da 700 milioni all’anno a 4 miliardi. Stefano, seppur molto giovane, iniziò a guadagnare moltissimo grazie alle provvigioni sul venduto.

Tuttavia, il suo capo lo informò del fatto che le percentuali sarebbero state abbassate, dal 6% al 3%.

Questa notizia mise Bonacini in una situazione limite: fu chiamato a fare una scelta. Soprattutto grazie al consiglio dei suoi genitori, che gli suggerirono di lasciar perdere quel lavoro e iniziare qualcosa da solo.

Fu così che nel 1995, Stefano Bonacini e il suo più caro amico Roberto Marani fondarono la loro piccola società, con il solo supporto di un magazzino e di un furgoncino che prima apparteneva alle Poste Italiane. Le lettere Pt erano ancora ben in vista ai lati della vettura!

La piccola società divenne man mano più grande, fino a diventare produttrice per alcuni brand della moda: Stefano e Roberto producevano abbigliamento conto terzi, cioè erano fornitori di negozi e marchi di moda.

Tuttavia, a fine anni ’90-inizio 2000 la produzione italiana fu messa totalmente in discussione a causa dell’ingresso irruente del mercato cinese.

Quando la produzione asiatica entrò nel libero mercato, le cose cambiarono molto.

Io stessa ho chiari ricordi di quel periodo, in cui molte fabbriche furono costrette a chiudere oppure a vendere agli asiatici; anche l’azienda dei miei genitori passò momenti molto bui, in cui tutto era incerto e nulla più come prima.

Se siamo ancora in piedi e, fortunatamente, inseriti nella produzione di lusso è perché il valore del Made in Italy è insostituibile. Come i nostri artigiani.

In sostanza, con l’avvento della rivoluzione asiatica, i due ragazzi di Carpi decisero di creare un loro brand di moda: nacque Gaudì.

Gaudì fu tra i primi brand italiani a viaggiare in Cina per creare lì una filiera produttiva, che in futuro sarà affiancata da altri siti offshore in Pakistan e in Bangladesh.

Anche la mia borsa Gaudì, infatti, è un prodotto estero. E tra poco scoprirai dove è stata fatta!

Non solo abbigliamento. Gaudì ha puntato sul total look per il suo retail, sia maschile che femminile: calzature, accessori, outift completi e linea denim.

Attualmente la Gaudì Trade Spa è anche proprietaria dell’etichetta di moda femminile Almagores e licenziataria (dal 2013) del brand Denny Rose.

Dal 2019 il marchio nato a Carpi, inoltre, ha avviato una nuova espansione del brand, oltre che un ri-posizionamento sul mercato, grazie a nuove linee più chic e ricercate; l’ampliamento ha riguardato sia l’Italia, con nuovi monomarca in Sicilia e in Abruzzo, che l’estero, grazie all’ingresso in Mongolia e al rafforzamento del retail in Francia, Germania e Olanda.

“(…) Il mondo è cambiato, è tutto più veloce e tutto più difficile.” afferma Bonacini nell’intervista suddetta.

Senza dubbio, negli anni ’90 era più facile fare impresa, nonostante l’assenza dei canali telematici che oggi abbiamo a disposizione.

Ma lui, dice, è rimasto vecchio stampo:

“(…) Quando qualcuno mi rimprovera perché mi ha mandato una mail e mi chiede perché non l’ho letta, mi arrabbio. Sono ancora convinto che se hai bisogno di una persona gli telefoni, punto e basta.”

In effetti, i cambiamenti che riguardano il nuovo modo di fare business sono, spesso, armi a doppio taglio e bisogna fare molta attenzione di ciò che circola nella Rete.

È molto semplice compare uno stock di maglie, stamparci un logo e metterle on-line riscuotendo anche un notevole successo.

Ma chi c’è dietro al marchio? Dove sono prodotti i capi? Esistono controlli?

Io stessa sono una sostenitrice del mondo e-commerce e della comunicazione social, ma allo stesso tempo ti esorto a cercare informazioni prima di ogni acquisto!

Quindi continua a seguirmi: qui puoi trovare storie, curiosità e dettagli tecnici sui prodotti che ti interessano.

Qui puoi trovare Me!

E chiedermi tutto ciò di cui hai bisogno.

Adesso andiamo a vedere da vicino la mia borsa Gaudì. Mi piace?

Borsa Gaudì: ecco il modello che ho scelto!

borsa gaudì

Ho acquistato la mia borsa Gaudì direttamente sul sito ufficiale del marchio e ho scelto il modello Mini top handle, in similpelle intrecciata, con manico decorativo a intreccio e accessori in oro.

Ho pagato 99,00 euro.

la borsa è arrivata in qualche giorno, per cui non ho atteso molto; è arrivata in una scatola logata, con annessa flanellina. Il packaging non è affatto male!

La prima cosa che mi salta all’occhio è il colore: non è come appare sul sito.

La mia borsa è sulla tonalità del grigio, mentre dalle foto avevo percepito che andasse maggiormente verso il bianco, o comunque sulle tonalità del panna.

Un altro aspetto poco soddisfacente è il cartellino che ho trovato assieme alla borsa: mi spiega che per il reso è necessario non togliere alcun etichetta/cartellino dalla borsa, quindi che dovrò “provarla” così come mi è arrivata. Allora, mi chiedo:

Devo andare in giro con le etichette “appese” alla borsa?

La risposta è sì. E per me è impensabile!

Vediamo tutti i dettagli della mia borsa Gaudì:

  • La parte anteriore della mia borsa è completamente intrecciata, fino ai lati: questa lavorazione rende la mia borsa più morbida e “vestibile”, nonostante sia in simil-pelle, quindi in un derivato della plastica.

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  • Proprio perché si tratta di un materiale sintetico, la tintura sulle maniglie, sulla tracolla e sul fondo della borsa si presenta abbastanza bene: più volte, infatti, ti ho spiegato come la resa della tintura sia decisamente migliore sui materiali plastici anziché sulla vera pelle. Per cui, colorare la simil-pelle è decisamente più semplice rispetto alla genuine leather (pelle vera).

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  • La mia borsa Gaudì ha due vani principali: il primo, anteriore, è più “sicuro” perché chiuso con il girello in metallo; mentre il secondo è quasi lasciato aperto, quindi ci metterò le cose meno “importanti”.

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  • Mi piace molto il tipo di chiusura della borsa e il fatto che posso indossarla in modi diversi: a mano, a spalla con il manico “spazioso”, oppure a tracolla.

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  • Purtroppo, sia manico che tracolla lasciano un odore di plastica; ma è il tipico odore della finta pelle.
  • Gli accessori della mia borsa hanno una galvanica in oro acceso: li sento abbastanza pesanti in mano e questo è indice di qualità; per cui mi aspetto che durino nel tempo, mantenendo bene il colore e la lucentezza.
  • Per le rifiniture, ho trovato abbastanza cura: non ci sono fili volanti tra una cucitura ed un’altra, né altri dettagli trascurati. L’unico neo è dato da alcune sbavature di tintura passate, probabilmente, inosservate.

Dove è stata fatta la mia borsa?

La mia borsa, come leggo sull’etichetta interna, è Made in China.

Sono una grande fan del Made in Italy e senz’altro avrei accettato di pagare un prezzo maggiore per una manifattura italiana.

Tuttavia, per combattere il mercato criminale del falso, non bisogna soffermarsi solamente sulla produzione, ma sull’intera filiera: ideazione, fornitura, logistica, stockaggio, packaging, canali di vendita e molto altro.

La filiera nella sua interezza rappresenta il cammino legale della borsa. Ed è ciò che intendo sostenere!

Certo, sarei ultra-contenta di sapere che un brand italiano è tornato a produrre nel Bel Paese, affidandosi ai nostri artigiani esperti…

Ma sono ugualmente felice di aver sostenuto, nel mio piccolo, un marchio onesto. Una realtà che da lavoro a migliaia di persone, in tutto il mondo.

È questo il valore dell’economia sana! Pensaci!

La mia borsa Gaudì è promossa!

Cosa ne pensi?

Hai mai avuto una borsa Gaudì?

Scrivi qui sotto, dammi la tua opinione!

Voti (0/5)

Cuciture 3 1/2
Tintura 3
Rifiniture 4
Rapporto qualità/prezzo 4 1/2
Utilità 4

Guarda il video della mia recensione alla borsa Gaudì!

Consigliami un’altra borsa da raccontare >> Scrivi nei commenti!

Grazie per il tempo che mi hai dedicato.

borsa gaudì

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