Borsa Love Moschino: da una storia “irriverente” alla mia nuova shopper
“Essere alla moda vuol dire essere coscienti del male che si può fare alla natura: la natura è meglio della couture”.
Con queste parole, Franco Moschino ha dato il via alla sua campagna ecologica contro il sistema-moda, interrompendo una sfilata con un video che si intitolava “Fashion Blitz”. Era il 1989 e il marchio Moschino era nato da qualche anno.
Oggi, cara amica, ci immergeremo in una delle storie più pop e irriverenti della moda italiana; una di quelle che hanno fatto discutere molto i piani alti del fashion system, a causa dell’ironia e del mood piuttosto kitsch degli outift proposti. E non solo.
È la storia del marchio fondato da Franco Moschino, oggi conosciuto in tutto il mondo.
Ti presenterò il mio ultimo acquisto: la borsa Love Moschino, una borsa che mi avete consigliato in tantissime. Mi piace?
Tra poco lo scopriremo!
Andremo a vedere da vicino i dettagli della mia borsa, la qualità e lo stile, per portarti come sempre nel cuore del prodotto, oltre ogni apparenza.
È importante che tu sappia che le mie recensioni non sono sponsorizzate da nessuno, cioè nessun marchio mi paga per parlare della sua borsa.
Per cui, non sei in uno spazio pubblicitario, ma in un posto libero.
Raccontarti la storia dei marchi e i dettagli delle borse significa farti entrare nel mondo della produzione. Quella onesta e legale. Quella che sostiene la nostra comunità, al contrario del mercato criminale.
A cosa mi riferisco?
Al mercato della contraffazione, il mercato che combatto da tempo.
E so di non essere sola. Se stai leggendo quest’articolo, allora stai supportando la mia battaglia.
Ma, adesso, entriamo nel vivo della storia Moschino!
Sei pronta al viaggio che ci aspetta?
Bene. Prenditi qualche minuto e scopri perché Franco Moschino è stato tra i più discussi stilisti della moda, e cosa comunicano i suoi capi.
In effetti, a prima vista, le collezioni Moschino presentate nel corso degli anni ’80 si portavano dietro proprio il mood di quegli anni: colori sgargianti, accessori ingombrati e vistosi, giacche colorate dal taglio piuttosto pacchiano…
La moda, un po’ come la musica di quel decennio, era molto appariscente ma dal messaggio effimero. Puro edonismo.
Valeva lo stesso per Moschino?
No, affatto.
Lo stile forte ed irruente era, più che altro, usato per ironizzare sugli schemi classici della moda.
Franco Moschino prese il tailleur di Chanel, lo scompose e creò una sua versione, fino a renderlo quasi grottesco; la stessa sorte toccò alle cravatte maschili, tipiche dell’uomo d’affari, che furono destinate alla composizione di gonne femminili.
“Copio e dissacro gli stilisti altrui, racconto quello che succede tentando di capire le motivazioni della gente” (Franco Moschino).
Per cui, dietro l’esagerazione di Moschino e la sua iperbole stilistica, giaceva sempre un messaggio di ribellione e di dissenso verso la moda dominante.
Infatti, lo stilista italiano sceglierà di non fare più sfilate di moda.
Franco Moschino: il pittore della moda…
Franco Moschino era appassionato di pittura. Nato ad Abbiategrasso nel 1950, scelse di frequentare l’Accademia delle Belle Arti di Milano per studiare l’arte della pittura.
Per mantenersi gli studi, iniziò a lavorare come illustratore per alcune riviste di moda; e nel 1971 iniziò la sua collaborazione con il famoso marchio di moda di Gianni Versace.
Dopo sei anni, diventò il designer del brand di moda Cadette, che lasciò nel 1982.
A questo punto della sua vita, ci fu la grande svolta.
Il sogno di diventare pittore aveva portato il giovane Franco, ormai, su un’altra strada, quella della moda. Quella che gli avrebbe regalato una vita di successo.
Sebbene lui non si definirà mai stilista, ma pittore e decoratore.
Nel 1983 nasce la prima collezione Moschino.
Da quell’anno, la casa Moschino creò diverse linee, e fu il primo marchio italiano a intuire il successo delle linee minori, quelle pret-a-porter, più accessibili e attrattive:
- Nel 1983 viene presentata la prima collezione Moschino Donna a Milano, che ottiene un notevole successo;
- nel 1985 alla classica linea di abbigliamento femminile, ne viene affiancata una per uomo;
- nel 1986 nasce Moschino Jeans;
- nel 1987 viene lanciato il primo profumo Moschino Eau de Toilette.
- nel 1988 Franco Moschino lancia sul mercato un nuovo marchio Cheap Chic Donna e Cheap Chic Uomo, con le rivoluzionarie linee di abbigliamento economiche.
- dal 1991 i modelli Moschino smettono di sfilare in passerella, e l’anno seguente sarà lanciata una campagna pubblicitaria provocatoria, a favore di una presa di coscienza ecologica e morale.
- nel 1993 il brand Moschino compie 10 anni: per celebrare il compleanno, viene esposta una mostra fotografica a Milano, viene pubblicato il libro “X anni di caos”, e viene presentata una sfilata di capi storici.
Il 1994 non è un anno molto luminoso per il marchio italiano. Franco Moschino muore prematuramente all’età di 44 anni, a causa di un arresto cardiaco provocato dal cancro all’intestino.
La direzione artistica della casa di moda passa nelle mani di Rossella Jardini, amica e braccio destro di Franco fin dai primi anni della nascita del marchio.
In realtà la conoscenza con la Jardini risaliva ai tempi di Cadette, per poi rincontrarsi anni dopo e decidere di lavorare insieme.
Rossella Jardini porterà avanti il mood Moschino, con le stampe pop e le fantasie spumeggianti, sempre vicine ad un pubblico piuttosto giovane.
Nell’autunno del 1999 il marchio viene rilevato da Aeffe, da sempre produttrice materiale dei capi Moschino.
Aeffe è la società fondata, alla fine degli anni Ottanta, dalla stilista Alberta Ferretti e il fratello Massimo Ferretti; controlla diversi marchi di pret-a-porter, calzature e pelletteria, tra cui Alberta Ferretti, Pollini e Emanuel Ungaro.
(Ricordi la mia recensione alla borsa Pollini? Dai un’occhiata!)
Grazie a tale acquisizione, Moschino ha continuato la sua espansione nel mondo, con l’apertura delle boutique a Capri, Taipei, Hong Kong, Berlino, Parigi, Mosca e Bombai. Accanto a quelle già esistenti a Milano e a Londra.
Il marchio Love Moschino nasce nel 2008: è una linea vibrante e super chic, alla stregua del marchio principale, ma decisamente più economica. È stata creata per donne, uomini e anche bambini, seguendo ancora il codice non-convenzionale e fuori dagli schemi.
La mia borsa è proprio una Love Moschino. E tra poco la scopriremo insieme! Ti anticipo che non è un Made in Italy…
Ma fermiamoci ancora un minuto sulla vita-Moschino, perché un’altra grande svolta arriva ad impreziosire il marchio italiano: nell’ottobre del 2013, la direzione artistica viene affidata a Jeremy Scott, definito l’erede naturale dello storico stilista Franco Moschino.
Basti pensare che Jeremy si è diplomato con una collezione ispirata al disastro di Chernobyl.
Scott continua a marcare l’impronta pop e impertinente del brand, adattandola però ai nuovi tempi e alle sue tendenze; Stampe pop art, cuori, catene dorate, maxi scritte e colori accesi continueranno a vivere, arrivando, tuttavia, alla massima espressione stilistica grazie al contributo del nuovo designer.
Il suo spirito provocatorio, infatti, uscì subito fuori, con la sua collezione ispirata ad alcuni marchi americani, in chiave ironica: ripropose, infatti, il logo e le forme del Mc Donald’s, non senza creare accessori bizzarri, come la custodia dell’i-phone a forma di patatine fritte e la borsa che richiama l’Happy-Meal.
Le critiche sono state molte, ma senza dubbio il successo è stato maggiore.
Il pubblico ha risposto in modo entusiasta e massiccio alle nuove proposte di Jeremy Scott, il quale ha anche creato un brand che porta il suo nome, collaborando con molti marchi famosi, come Adidas.
La linea Cheap & Chic è stata eliminata, a favore della nascita della linea Boutique Moschino.
Un risultato considerevole portato da Scott è stato lo slittamento del target: la linea dedicata ai più giovani rappresentava il 40% del fatturato, prima dell’arrivo di Scott; mentre oggi è tra il 25% e il 28%, a vantaggio della linea maggiore.
Il fatturato del brand è decisamente aumentato negli ultimi anni, oltre il 15%.
Sei pronta a vedere la mia borsa Love Moschino?
Eccola, tutta per te!
Borsa Love Moschino: ho scelto una shopper trapuntata
Ho comprato la mia borsa Love Moschino direttamente sul sito del brand, aspettando dai 7 ai 10 giorni per la consegna; probabilmente perché ho fatto il mio acquisto a cavallo delle feste invernali.
Ho scelto la shopper trapuntata Jewel Strap, con manici a catena con charme, cioè le medagline che fanno da ciondoli, logo in galvanica oro, chiusura con zip e interno foderato.
La mia borsa Love Moschino è in poliuretano (finta pelle) e l’ho pagata 95,00 euro, grazie ai saldi al 50%.
Ti faccio una confidenza: non avrei comprato la borsa Moschino a prezzo pieno.
E tra poco, vedremo il perché!
La borsa mi è arrivata in una scatola nera avvolta nel cellofan, assieme ad un catalogo Moschino; la shopper era avvolta nella plastica (particolare che non amo!) ed è corredata di una flanellina logata.
Prendo la mia borsa dalla scatola e non sento odori spiacevoli. Spesso, quando il packaging è molto complesso, perché magari il prodotto è destinato all’esportazione, l’odore ne può risentire. Mentre la mia borsa non puzza affatto!
Ho scelto la shopper trapuntata perché mi ricordava molto lo stile Dior, nonostante molti brand famosi, ad esempio Chanel, abbiano proposto questa trama.
Inoltre, il colore mi ha colpito perché ho pensato fosse facilmente abbinabile; e, senza dubbio, è un colore che mette maggiormente in risalto il mio trapuntato; normalmente non indosso borse chiare e questa volta ho voluto osare!
Vediamo tutti i dettagli:
- La mia borsa Love Moschino è molto leggera; questo risulterà un aspetto molto comodo, soprattutto se vorrò usarla per l’intera giornata;
- Gli accessori, in oro, sono molto luccicanti e questo rispecchia lo stile Moschino che ritorna anche nelle linee più accessibili. Bisognerà vedere se resisteranno all’usura oppure perderanno la loro brillantezza.
- La tintura compare solo in alcune parti della borsa, come sui manici. E non da fastidio sotto mano, dal momento che il materiale è piuttosto gommoso.
- All’interno trovo la fodera in poliestere con colore a contrasto; sul lato posteriore c’è un piccolo taschino, con il logo del brand riportato sopra; mentre dall’altro lato, trovo una tasca con zip.
- L’etichetta di provenienza dice Made in Maymar.
Come già abbiamo visto in precedenza, è l’azienda Aeffe a produrre gli accessori Moschino ed è molto comune che le linee minori dei grandi brand siano prodotte all’estero, soprattutto perché la manodopera ha prezzi molto più accessibili.
Chi già mi conosce, sa quanto sono legata alla manifattura del Made in Italy, una scuola artigianale che io stessa porto avanti con la mia azienda: produco borse in pelle Made in Italy per alcuni brand della moda, nel ventre della pelletteria napoletana.
Ma non è detto che un prodotto di qualità debba essere necessariamente italiano.
Esistono molti marchi affermati che producono off-shore, cioè all’estero, mantenendo alti gli standard di qualità. Recentemente abbiamo visto anche un’altra borsa che appartiene a questo gruppo, la borsa Dudubags.
Ma abbiamo saputo che l’azienda italiana sta cercando di riportare la produzione nel Bel Paese.
E, in effetti, questa è la speranza che nutro anche per i brand più popolari come Moschino, simboli indiscussi della moda italiana.
I comparti italiani hanno bisogno del ritorno dei grandi nomi, in un momento storico delicato e molto precario, come questo.
Ci sono numerose aziende specializzate, in Italia, disposte a produrre per i nostri marchi storici.
E, se da un lato, potrebbe risultare più dispendioso, dall’altro è un investimento che a lungo termine porterà senza dubbio benefici, perché il Made in Italy porta con se un messaggio esclusivo: l’eccellenza manifatturiera.
Torniamo ai dettagli della mia nuova borsa:
- La shopper Love Moschino non presenta i piedini di appoggio alla base: dovrò stare attenta a come e dove appoggiarla per salvaguardare la superficie, anche se questo tipo di materiale non è difficile da pulire.
Un po’ di tempo fa abbiamo visto come pulire le borse di pelle e quelle in finta pelle, ricordi? Rileggi l’articolo per tutti i dettagli.
Borsa Love Moschino: è promossa?
La mia borsa non presenta errori strutturali, né di manodopera. Le cuciture sono ben fatte e non ci sono fili volanti o altre rifiniture lasciate al caso.
Nel complesso, è una borsa ben lavorata che parla ampiamente dello stile Moschino degli ultimi anni: esuberante, con i suoi vistosi accessori in oro, ma allo stesso tempo elegante grazie all’armonia stilistica che la definisce.
Ma, come già ti ho anticipato, non avrei comprato la borsa Love Moschino a prezzo pieno, perché avrei pagato il nome del marchio più che il prodotto.
È una borsa in plastica, con accessori dalla durata incerta, prodotta all’estero.
Il prezzo che ho pagato è quello giusto, e un prezzo più alto avrebbe sbilanciato il rapporto con la qualità.
Ma la mia borsa è promossa, perché a prescindere dalle mie scelte d’acquisto, è una borsa di qualità e non presenta alcun difetto evidente.
Tu cosa ne pensi?
Fammi sapere la tua opinione, è importante per me!
Voti (0/5)
CUCITURE | 4 |
TINTURA | 4 |
RIFINITURE | 4 |
RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO | 3 1/2 |
UTILITÀ | 4 |
Guarda subito il video della mia recensione alla borsa Love Moschino!
Consigliami un’altra borsa da raccontare: scrivi qui sotto!
Grazie per il tempo che mi hai dedicato.
fonti
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