PERCHÈ TUTTI VOGLIONO CREARE UNA COLLEZIONE DI BORSE?

Le produzioni di borse conto terzi hanno perso sempre più valore nel tempo e soprattutto i produttori di borse, come me, sono diventati invisibili.

Io mi occupo di produrre borse per altri da diversi anni e lo faccio a Napoli, terra rinomata come eccellenza e tradizione pellettiera.

Ho notato con gli anni una degenerazione sempre maggiore e ovviamente, noi imprenditori del settore non siamo esonerati da colpe.

Ad un certo punto, gioco forza i brand del lusso che la fanno da padrona ed hanno monopolizzato il mercato, abbiamo finito di essere imprenditori e ci siamo completamente dimentica del nostro valore sociale.

In questo articolo voglio trattare temi fondamentali e cercare di ristabilire un giusto valore, al lavoro svolto in fabbrica ed tutto quello che c’è intorno.

Lo faccio perché da anni mi batto per combattere la contraffazione attraverso le recensioni che trovi sul canale YouTube e lo faccio soprattutto informando il consumatore su quello che c’è dietro alla produzione di una borsa.

Non possiamo esimerci, a questo punto e lo dico anche contro i miei interessi di produttore conto terzi, dal chiederci:

“Sono davvero necessari tutti questi brand di borse?”

In un mondo che lotta per diventare sostenibile e in cui i consumatori stanno diventando sempre più informati, forse bisogna fare meno e di qualità.

La contraffazione trova terreno fertile in questo periodo storico, proprio a causa della confusione e della bassa valorizzazione del prodotto.

Si parla spesso di certificazione di filiera o comunque di chiarire tutto quello che c’è dietro alla creazione di una collezione di borse, ma si finisce sempre a parlare del prodotto finito, di parlare solo della borsa.

Così, i termini di paragone sono il prezzo e l’essere aspirazione del brand.

“Non ho abbastanza soldi per un originale? Compro una borsa falsa, anche perchè sui social ho letto che è la stessa cosa. Quindi sono più furba di quella che compra la borsa originale ed in più se nemmeno i brand si preoccupa di difendere l’originale, significa che il fake è una buona alternativa”

Questo è il dialogo mentale che molte donne poco informate, fanno.

 

Da anni mi oppongo a questa mentalità dilagante fornendo alternative di brand da comprare e pagando le borse che compro, proprio per sostenere davvero chi sta provando a farcela e dare a te che mi segui, opinioni reali e no fake, appunto.

Per ristabilire equilibrio tra le cose, iniziamo proprio da questo e dalla condanna chiara dei prodotti contraffatti, che considerando il numero di brand che esistono a qualunque fascia di prezzo, è davvero la scelta più “stupida” da fare.
Chiarito questo aspetto, continuiamo a sviscerare il sogno di tanti di creare una collezione di borse.

PERCHÈ TUTTI VOGLIONO CREARE UNA COLLEZIONE DI BORSE?

La prima risposta che mi viene in mente, leggendo in giro per i social e le mail che mi arrivano per le richieste di sviluppo, è che si è abbassato notevolmente il livello di competenze che si attribuisce a chi deve produrre le borse e a chi realizza un brand.
Così per compiacere il proprio ego, si immagina il proprio nome scritto una borsa.

Perché nasce questa semplificazione?

In primo luogo sono le influencer, perché se ci è riuscita Chiara Ferragni, posso riuscirci anche io?
Perché io se faccio un prodotto “artigianale” non lo vendo?

La risposta è che la Ferragni ne vende 100 ed io 1, perché lei è un canale di vendita, ha un brand posizionato ed io sono una sconosciuta.

Il risultato di questo è che un buon prodotto non si vende da solo e che bisogna creare un brand, prima della borsa.

In secondo luogo, perché si pensa che realizzare borse sia semplicemente copiare o rivisitare modelli esistenti.

“Eh ma anche i brand del lusso lo fanno…”

Mi piace fare un esempio con chi mi propone cose del genere.

Fino a qualche anno fa, creare una collezione di borse era un po’ come costruire una barca.

Non andresti mai da un armatore senza soldi e senza un’idea di modello da realizzare, e così era per le borse.

Se volevi realizzare borse sapevi che erano necessarie una serie di competenze o comunque aree da “riempire”.
In più ti servivano soldi per realizzare quello che avevi in testa.

Disegno della borsa, ricerca materiali, accessori, sviluppo prodotto, test prodotto e industrializzazione, per citare alcuni passaggi, erano considerati come importanti e separati dalle competenze strette del terzista.

Passano gli anni, il mercato diventa sempre più competitivo con una serie di produzioni che vengono delocalizzate e così invece di creare un comparto manifatturiero della moda italiana, la gran parte delle aziende ha cominciato a competere a prezzi bassissimi, pur di non chiudere (subito..).

Per abbassare i prezzi, si sono cominciate a svolgere una serie di attività a titolo gratuito come: ricerca materiali, design, test prodotto e così via.

Tutto sempre compreso nel prezzo, sottocosto, di manodopera.

Facendo così il settore delle produzioni conto terzi si è regalato una morte lenta e certa, scomparendo nell’abisso dell’illegale e facendo da banca per brand che non hanno motivo di esistere.

Sono troppo cattiva?

Oltre a rendere sottopagata la manodopera, si sono perse diverse figure professionali.

Ch si occupa di stile e prodotto, è diventato un alieno ed un costo troppo alto da assorbire per tanti brand i borse che come mercato hanno semplicemente il costo basso a cui vendono il Made in Italy.

Cos’è fare le borse?

Ho già affrontato questo argomento tempo fa, in un altro articolo che ti lascio qui: PRODUZIONE BORSE: LE 5 COSE DA FARE PRIMA DI INIZIARE A PRODURRE 

Fare le borse è sicuramente un mix di competenze, che vanno dal marketing, alla vendita, allo sviluppo prodotto, alla logistica e anche al post vendita, per citarne alcune.

Nessuna di queste cose può essere lasciata al caso e ad ognuna di esse va dato un valore di spesa, fondamentale anche per lo sviluppo del prezzo della borsa.

La cosa più scontata che accade è che un brand alle prime armi che basa tutto sul prezzo di manodopera e che ha a disposizione un piccolo gruzzoletto, verrà spolpato da qualcuno senza scrupoli o finirà i soldi, pagando un terzista per il tempo, spesso eccessivo, che ci impiega a mettere insieme tutti i pezzi.

Per questo io da anni sviluppo progetti e collaboro o con brand del lusso che hanno un loro modo di concepire la produzione, o con brand che hanno ben chiara la strada da percorrere.

Per questo motivo dò molto valore all’analisi iniziale del progetto ed approfondisco certi aspetti.
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Tutti vogliono produrre borse perché lo trovano semplice, che non necessita di budget alti o comunque nel tempo, e come una moda, e quindi senza dover attivare tante competenze.

Altro motivo che avvalora le mie tesi è quello che scaturisce dalla sensibilità del consumatore.

Utilizzo un settore che amo per poter spiegare come vedo chi compra le borse oggi e chi le comprava prima: la ristorazione!

Anni fa si concepiva il cibo come abbondanza, poi è arrivato il fast food ed oggi ci troviamo con una marea di offerte, ma con un consumatore che sta imparando a riappropriarsi dei gusti.

Sono in tanti a frequentare corsi per diventare sommelier o che spendono cifre non da poco, per fare degustazioni in ristoranti stellati.

La materia prima, come viene lavorata ed il metodo utilizzato, sono ritornati di moda, e soprattutto fanno leva un’esigenza importante del consumatore ossia riappropriarsi delle sensazioni che il cibo genera e non soltanto mangiare per riempirsi la pancia.

Così sono nate le pizze con lievitazioni particolari o farine di origini di certi territori.

Il consumatore ha cominciato a chiedere di più al settore della ristorazione e il settore ha dovuto dare risposte.

La pelletteria e i brand vivranno la stessa mutazione, rendendo la borsa un’esperienza, come già avviene per brand come Hermes, oppure l’appartenenza ad un progetto come può essere il caso di O Bag.

 

Più si affina il palato del consumatore, maggiori sono i cambiamenti richiesti a chi deve adeguarsi a quelle richieste.

Molti brand a quel punto non avranno più senso di esistere, perchè non potendo fornire dati certi sulla provenienza delle materie prime e soprattutto della manodopera, non venderanno più.

Chi compra la borsa cerca la QUALITÀ, ma cos’è davvero la qualità?

Durevolezza nel tempo?

Design?

Dettagli?

Assistenza clienti?

Ognuno se fosse interrogato risponderebbe una o più di queste opzioni.

L’aumento delle competenze da parte del consumatore genera aumento della qualità da parte del brand.

Per questo chiunque dovrà cominciare una produzione di borse non potrà farlo più “solo” per assecondare il proprio ego ma dovrà rispondere ad una domanda chiara del mercato.

Sicuramente un grande asset su cui costruire un brand da oggi in poi, sarà chiarire chi produce le borse che stai vendendo.

Non necessariamente essere un terzista darà un vantaggio in questo senso, perchè la produzione non sarà più l’unico valore, come ho scritto prima.

In più, mi sembra sempre un po’ denigrante per il terzista essere valorizzato solo se ha un brand.

Io credo che produrre borse per altri sia una cosa seria e bella, così come la fabbrica.

Sono convinta che unendo tante competenze si possano creare brand all’altezza delle nuove sfide che un mercato così complesso ci sta offrendo.

Creare una collezione di borse non è più solo un sogno ma un impegno a migliorare quello che già esiste o ad innovare?

Sei pronto a partire con la tua collezione di borse?

Lo so mi sono dilungata in mille chiacchiere ma sai che amo parlare di quello che faccio e osservo molto quello che mi circonda.

Aspetto le tue riflessioni e continuiamo a costruire il mondo che vogliamo lasciare a chiunque verrà dopo.

Più sostenibile, più umano e più consapevole!

Un abbraccio grande

Ornella

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