LE PERSONE FANNO L’AZIENDA: COSA NON HANNO CAPITO GLI IMPRENDITORI?
Ieri, una mia amica, una di quelle che fa caso a tutto, anche ai piccoli dettagli, mi ha detto di aver notato una cosa rara in alcuni dei miei Post sui Social: pubblico spesso foto e aneddoti circa i miei collaboratori e, in generale, circa le persone che lavorano in fabbrica con me. Inizialmente, non ho capito se si trattasse di un demerito o di una specie di lode, poi mi ha spiegato. E’ difficile trovare in giro, a suo parere, grandi fabbriche che ti “fanno entrare così dentro” le loro mura, postando una donna a lavoro dietro una macchina o il sorriso, accennato, di un dipendente in pausa. A meno che non si tratta di un grande Brand che sta attuando una strategia audace di Marketing.
Ma io non sono Barilla o Armani, per cui questa possibilità evapora.
Una foto improvvisa, fatta un po’ per goliardia, un po’ per conservare ricordi, può raccontare una piccola storia. E si tratta, in fondo, della storia delle nostre giornate. Giornate passate lì, a lavorare, tra gli odori che, a volte, ti stancano e una chiacchierata spensierata con chi ti è vicino.
Ripeto sempre che un buon imprenditore è quello che può vivere alla luce del sole e può, in ogni caso, “metterci la faccia“. Tuttavia, non avevo mai pensato al valore aggiunto delle “altre facce”, quelle che ogni giorno scendono di casa e vengono a lavorare. Ebbene, ho riflettuto su questo e mi sono chiesta: Chi ha la fortuna di poter postare un sorriso di un dipendente o il suo corpo mentre lavora? Chi può, realmente, considerare uno scatto in azienda, un ricordo sano da conservare?
…Chi può contare veramente sui Rapporti Umani costruiti sul posto di lavoro, in un contesto così difficile come la Produzione a Napoli?
Non intendo autocelebrarmi o decantare le mie doti; anche perché, se vogliamo, farlo attraverso il mio Blog, sarebbe come masturbarsi allo specchio e ripetersi “Sì, ancora!”.
Vorrei, invece, soffermarmi sulla questione “dipendenti” e le scelte coraggiose che, spesso, noi imprenditori non riusciamo a fare.
Spesso, ricevo messaggi privati di persone che mi raccontano della loro “emigrazione” quasi forzata, dei loro viaggi verso un “posto” migliore; per Posto intendo, non solo un luogo fisico, ma una dimensione del lavoro più gratificante.
Mi raccontano che sono stati costretti a lasciare Napoli per migliorare la loro vita, poiché, magari, lavoravano presso grandi aziende, anche pellettiere, ma non riuscivano ad arrivare dignitosamente a fine mese. Ma non solo.
Molte volte, ho letto storie di persone che hanno dovuto cercare “altrove” il Rapporto Umano, al di là di quello professionale.
Ebbene, non è semplice rispondere ai miei interlocutori, a volte. Non vi nascondo che faccio fatica a trovare le parole giuste per spiegare i diversi meccanismi a cui siamo assoggettati. Ma, soprattutto, faccio fatica a spiegare loro che Napoli non è monocromatica…non esiste solo il grigio e la sua cupezza.
Lo sappiamo tutti: la situazione imprenditoriale, al sud, non è delle più feconde. Gli imprenditori, il più delle volte, devono combattere costantemente contro spese, burocrazia e sleale competizione per andare avanti e mantenere la produzione.
Lo sappiamo tutti: qui, per sopravvivere, bisogna imparare ad essere temerari acrobati sul filo del compromesso.
E non parlo dei compromessi col malaffare o con la logica dell’illegalità (questo appartiene, per fortuna, ad una piccola oligarchia malata, che per i media, tuttavia, è rappresentativa dell’intera città); mi riferisco ai Compromessi con l’etica personale, con la coscienza, con le esigenze intime di verità e con i propri sacrifici.
Ma, forse, questa prassi interiore appartiene un po’ a tutti, a prescindere dalla geografia. Solo che, nella nostra città, pesa di più.
Ed è proprio perché i pesi diventano flagelli e i problemi diventano macigni, che molte persone decidono di restare ferme, anziché fare i passi in avanti.
Come capita, spesso, ad alcuni Imprenditori (clicca qui, per leggere Perché i Produttori napoletani devono cambiare rotta).
Ho iniziato questo post spiegando l’importanza delle Relazioni, oltre il rapporto lavorativo e della dimensione umana, oltre quella professionale. Ma il consolidamento del Rapporto tra le persone è, probabilmente, lo step finale di un percorso molto più lungo.
L’armonia relazionale è, in fondo, il beneficio finale più che lo strumento da adoperare. Sì , perché è il clima pesante a trasforma il lavoro in fatica, e le persone in corpi meccanici. Che tu sia imprenditore o che tu sia dipendente.
COSA DEVE FARE UN IMPRENDITORE?
- OSSERVARE
Essere un Capo significa anche scendere dalla piattaforma del potere e analizzare, sotto tutti i punti di vista, l’operato della tua azienda. Trovare le soluzioni per farla funzionare nel migliore dei modi, senza tralasciare un importante ingrediente: la Passione.
La Passione di chi lavora rappresenterà il Valore Aggiunto dell’intero progetto e, nello stesso tempo, un motore sempre accesso verso l’ideazione. Come si mantiene in vita la passione? Non è semplice, ma qualcosa si può fare!
Quando osservi attentamente le persone che lavorano con te, ti puoi rendere conto di molte cose: i loro tempi, i loro umori, la loro energia quotidiana…ma soprattutto, le loro Attitudini. Come un maestro a scuola, o come un coach in una squadra di Baseball, chi gestisce un’azienda ha il dovere di individuare le attitudini e le predisposizioni dei propri dipendenti, affinché vengano coltivate e diventino Competenze.
Contrapporre cioè il lavoro Individuale e Creativo a quello Omologato e Meccanizzato.
Lavorare seguendo le proprie attitudini, è decisamente più gratificante e, senza dubbio, più fertile, in vista della Passione a cui, prima, facevo riferimento.
Pertanto, il tornaconto sarà positivo per entrambi: imprenditore e dipendente.
- INVESTIRE
Si sa, Fare Azienda costa. E il prezzo aumenta se scegli di gestire la tua Impresa, tenendo conto di tutti gli aspetti necessari alla sua crescita.
Al di là delle spese basilari, come la fornitura, i macchinari e gli stipendi (minimi), bisogna prendere in considerazione ulteriori Investimenti, che, alla lunga faranno la differenza.
Una retribuzione mensile che gratifica tutti i dipendenti può essere un valido esempio, alla luce di ciò che ho raccontato prima: afferrare le Risorse, anziché farle Emigrare.
Molte volte ho spiegato come la nostra terra può vantare una profonda conoscenza circa la manodopera pellettiera e tessile, una manodopera che stiamo perdendo e che non riusciamo a far splendere. Investire sulle Risorse Umane è una delle strade migliori per portare prestigio non solo alla nostra azienda, ma all’intero settore pellettiero napoletano. E, come per quello della pelletteria, così anche per altri settori della nostra imprenditoria.
Allo stesso modo, investire sulla Formazione del personale rappresenterebbe una chiave interessante di sviluppo. Insegnare all’interno dell’azienda, significa permettere ai giovani che lavorano con te, di conoscere una nuova strada e di sperare…
Il giovamento non riguarderà solo la persona in questione, ma prima di tutto la tua azienda, la quale avrà guadagnato più di quanto avrà speso: i costi monetari sono limitati nel tempo, mentre il Know-How, inteso come risorsa intangibile, non ha Tempo. Rappresenterà la qualità del tuo prodotto finale, sempre.
Non bisogna, inoltre, mai dimenticare Cosa stai Seminando. Poiché, ogni cosa torna sempre dietro. Investire sulle persone, credere nei loro progetti e fortificare le loro ambizioni significherà avere, sempre, un ritorno positivo. Anche quando queste ultime non lavoreranno più con te, ma parleranno di te.
- COMUNICARE
Uno degli aspetti che ho sempre sottolineato è la mancanza di Luce sulla nostra Pelletteria (clicca qui, per leggere Le quattro strategie per rilanciare la tradizione pellettiera Napoletana e la sua immagine nel mondo).
Un settore, quello della produzione, che ha sempre vissuto nella penombra e nelle mura delle fabbriche …. un po’ metropolitane, un po’ fantasma. Questo aspetto è legato, indubbiamente, all’assedio della Contraffazione e a tutte le conseguenze che questo business ha creato.
Pertanto, la produzione e la Pelletteria non hanno avuto ciò che meritavano: la nostra eccellenza non è stata urlata al mondo, ma imbavagliata. Le porte delle fabbriche non sono state aperte ai Brand, ma chiuse di fronte alle opportunità.
Gli imprenditori, per anni, hanno badato al loro Piccolo Orto, senza rendersi conto delle grandi occasioni che stavano perdendo.
Ora, per fortuna, queste porte si stanno piano piano aprendo, assieme al Punto di Vista su Napoli e le sue risorse.
Ma c’è la forte necessità, a mio avviso, di Comunicare, di creare un canale aperto con lo scenario internazionale: bisogna Far Entrare le persone nelle nostri Sedi Produttive per mostrare il nostro Lavoro, per farci conoscere…e per Informare che Qui non è tutto Grigio, ma vivono, forti, i colori dell’energia e del sacrificio.
Comunicare all’esterno, mentre si comunica all’interno della propria azienda…tra le persone.
Osservare, Investire, Comunicare: i primi passi, a mio parere, per arrivare a creare vere Relazioni, in cui il Rapporto Umano sia il fondamento di tutto.
COSA PENSI DI QUESTO POST? SEI D’ACCORDO CON IL MIO PUNTO DI VISTA? PENSI CHE LE COSE A NAPOLI STANNO CAMBIANDO? LASCIA UN COMMENTO QUI SOTTO E CONFRONTIAMO I NOSTRI PUNTI DI VISTA