PELLETTERIA: COSA VIENE PRIMA DELLA QUALITÀ? QUALCHE CONSIGLIO

Vi è mai capitato, durante le feste natalizie magari, di acquistare i regali dagli Artigiani che trovate per strada, nei mercatini temporanei, allestiti per le vie della città?

A me sì. In realtà, mi piace molto fermarmi a chiacchierare con loro, magari sui materiali che usano o la manualità necessaria, e via dicendo…

Una volta, ricordo, incontrai un signore piuttosto vissuto (aveva oltre i 60 anni), che possedeva una piccola bottega, in Veneto, di micro-pelletteria, come egli stesso l’aveva definita: faceva oggetti molto piccoli, come orecchini, portachiavi, anelli, lacci per scarpe…tutto in pelle.

Tuttavia, le mura del negozietto, di tanto in tanto, gli stavano strette, così andava in giro con i suoi prodotti durante alcuni periodi dell’anno, chiedendo i permessi per l’esposizione temporanea: quella mattina era a Santa Chiara, tra il Chiostro e il Pallonetto che scende fino ai Banchi Nuovi. Probabilmente, aveva scelto i vicoli di Napoli, a tratti umidi, a tratti magici, per prendere una pausa dalla pacatezza veneta. Chissà! Non gli chiesi perché Napoli: con lui parlai, soprattutto, della pelletteria e delle sue radici.

Tornai a casa con un paio d’orecchini per me e un portamonete per mio marito. Le cuciture non erano tutte al loro posto…le imperfezioni del lavoro artigianale saltavano subito all’occhio, così come alcune disattenzioni manuali. Tuttavia, ero pienamente soddisfatta del mio acquisto. Perché?

Behperché conoscevo la “vita” di quegli oggetti. Sapevo da dove provenivano, come erano stati fabbricati, per quale scopo e quanta anima c’era in ogni punto di colla.

Per chi acquista, la conoscenza circa il prodotto è una base imprescindibile. Al punto di preferire una borsa imperfetta, rispetto ad una impeccabile e stilosa, ma della quale, in fondo, non si sa nulla. Non sai dove è stata creata e con quali materiali, non sai, in effetti, se puoi fidarti.

E non si tratta solo di ecosostenibilità o di acquisto coscienzioso: rimanendo in un ambito di consumo che riguarda il pubblico medio, la questione gira proprio attorno alla qualità. E, quindi, alla vita del prodotto, in base al prezzo d’acquisto.

CONOSCERE E’ UN DIRITTO

Una filiera certificata, e quindi tutte le informazioni che riguardano la provenienza e la fabbricazione, può metterti al corrente sulla natura del prodotto che stai acquistando. E, soprattutto, qualora risultasse scadente, Saprai di chi è la colpa.

Spesso alle persone basta leggere “Made in Italy” per avere la garanzia che quella borsa sia di qualità. Ma, come vi ho già spiegato in un precedente post, non funziona esattamente così. Il marchio Made in Italy non certifica la provenienza al 100% italiana, poiché può essere applicato anche ad un prodotto che è stato soltanto assemblato in Italia, ma creato altrove. Dove? Il più delle volte, non si sa! Poiché non viene comunicato in nessuna etichetta.

La Tracciabilità dei prodotti tessili e di pelletteria migliorerebbe, di gran lunga, non solo la condizione di molti imprenditori italiani che combattono contro i nemici sleali, ma la Relazione tra Cliente e Venditore.

Da un lato, gli imprenditori locali, potrebbero finalmente emergere, grazie al riconoscimento per il loro lavoro 100% Made in Italy, senza dover competere, ogni giorno, con i prezzi stracciati dei Fake e delle etichette manipolate.

Dall’altro, l’informazione costante al pubblico, lo renderebbe più curioso e più consapevole, in vista di un Consumo Critico. Il quale, costruisce le basi per un mercato più attento…poiché se è il consumatore a “sorvegliare”, senza dubbio la Qualità diventerebbe una reale priorità, e non solo un claim pubblicitario.

Quando, tuttavia, parlo di Certificazione, Provenienza e Tracciabilità non riconduco il mio discorso, solo, ad una netta difesa del Made in Italy.

Molte volte, ho sottolineato come alcuni prodotti esteri sono eccellenti: le capacità organizzative delle fabbriche asiatiche e la precisione del lavoro, riescono a garantire alti standard di qualità. Infatti sono moltissimi i brand europei e statunitensi che producono in Cina o in Vietnam.

Tuttavia, si tratta comunque di prodotti importati. E questa è un’informazione che bisogna dare al consumatore.

Chi compra una cintura, una borsa o una cameretta per il proprio bimbo, deve, necessariamente, sapere l’iter di produzione del prodotto in questione. E non perché debba preferire, necessariamente, un Made in Italy…ma Perché conoscere la destinazione dei propri Soldi e della propria Fiducia è, a mio avviso, un Diritto, prima di essere un’informazione.

 

COSA VUOLE IL PUBBLICO?

Intendo, inoltre, proporvi un’altra questione: la qualità VS la provenienza.

Non è raro che alcune amiche mi hanno raccontato di avere comprato una Borsa di un determinato brand, nonostante un altro brand proponesse, sul mercato, una borsa migliore.

Come può succedere, a parità di prezzo?

Beh, ancora una volta, si tratta di conoscenza.

Le mie amiche, in questo caso, hanno scelto la borsa di cui conoscevano il tragitto, dal design fino alle rifiniture. Anziché una di cui non sapevano niente, se non il nome del marchio.

E forse, a volte, la Qualità diventa proprio questo: è di qualità un prodotto che ha una famiglia che lo riconosca.

Diciamoci la verità, quando le informazioni su qualcosa o su qualcuno sono poche e lacunose, allora i dubbi che ti assalgono sono molteplici. Al contrario, quando c’è chiarezza nella “comunicazione”, allora la strada per la vicinanza è più accogliente.

Recentemente, mi sono imbattuta in un documento della Camera di Commercio di Prato (clicca qui per leggerlo), stilato per la creazione di un Sistema di Tracciabilità Volontario, rivolto al settore Fashion (tessile – calzaturiero – pelletteria – pellicceria).

“Volontario” significa che, senza obblighi di legge, un produttore può aderire a questa sorta di Consorzio, affinché la filiera della propria linea sia Conosciuta.

Certo, sarebbe auspicabile che questo genere di iniziative riguardassero l’intero sistema-Italia e che siano obbligatorie, soprattutto.

Tuttavia, il documento in questione, testimonia gli sforzi e la volontà dei nuovi imprenditori di Creare una Rete solida ed efficace, per costruire una reale fiducia con il proprio pubblico, prima ancora di promuovere la qualità dei prodotti.

Ovviamente, la Toscana riesce bene a proteggere il settore più redditizio del territorio, quello della Pelletteria, valorizzandolo oltremodo. Nutro molta stima per la loro organizzazione del lavoro, sebbene molte aziende sono state cedute agli asiatici.

Ma queste sono le leggi del mercato globale.

Io, però, non demordo…io sono certa che anche la Campania, con i suoi tempi dilatati, si sta incamminando nella strada giusta, quella che darà luce ad una delle nostre eccellenze, la Pelletteria, con i suoi maestri artigiani e tutta la storia che possono raccontare.

COSA NE PENSI SI QUESTO POST? PER TE E’ IMPORTANTE CONOSCERE LA PROVENIENZA DEL PRODOTTO CHE STAI ACQUISTANDO? COMMENTA QUI SOTTO E CONFRONTIAMO LE NOSTRE ESPERIENZE!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *