SARTORIA NAPOLETANA: DAL 1351, UN’ARTE CHE CI APPARTIENE COME IL SANGUE

Marinella ha racchiuso nelle sue cravatte la singolare eleganza della sartoria napoletana; Kiton l’ha portata oltreoceano, conquistando la stima e i guardaroba degli americani, con i suoi completi fatti a mano ancora oggi; Attolini, abile sarto partenopeo, ha ri-disegnato la giacca da uomo delle strade londinesi, per farla risuonare, nella prima metà del ‘900, di un nuovo estro, più versatile ma ugualmente elegante.

Questi sono solo alcuni nomi che hanno fatto la storia della sartoria napoletana, che è nata molti anni prima.

Precisamente, nel 1351.

Lo so, si tratta di secoli fa. Ma non è forse questa la bellezza dell’artigianato? La rara capacità di poter raccontare (ancora) storie lontane.

La Confraternita dei Sartori nacque nel 1351 nella chiesa di S.Eligio al Mercato, nel cuore di una Napoli sfarzosa, centro socio-economico di un grande Regno, quello Delle Due Sicilie.

In poco tempo, molte corti europee furono conquistate dai capi realizzati dai nostri sarti artigiani, i quali usavano la seta, la lana e diversi tessuti pregiati che contribuivano all’eleganza dei tagli magistrali.

Durante il ‘400 si svilupperà infatti la Scuola Sartoriale, che riuscì a reclutare 607 artigiani nell’arco degli anni, fino il 1600: sarti richiesti in tutta Europa e acclamati dai nobili che amavano lo stile napoletano.

Ma la storia non è sempre grata al talento: la sartoria napoletana affrontò un importante declino tra il 1600 e il 1700.

I capi indossati dai nobili borbonici in quegli anni venivano considerati troppo sfarzosi e volgari da parte della nobiltà milanese ed europea; i Borboni, infatti, si opposero alla moda parigina di allora, dalle forme più pulite e lineari. Una moda che godeva di molto seguito in quei secoli. Questa scelta portò la sartoria napoletana a perdere valore, ma non forza.

Infatti, ben presto sarebbe ritornata ai vertici, nel corso del diciannovesimo secolo, con l’introduzione di nuovi disegni e nuovi materiali da mettere assieme. La sartoria napoletana si risvegliò e camminò verso il successo. Un successo che ancora oggi sottolinea una delle nostre eccellenze.

La tradizione artigiana è una delle componenti che non abbiamo mai lasciato dietro; al contrario, ha sollevato la nostra economia nei momenti più tetri. Proprio come gli anni che sono seguiti all’Unità d’Italia.

Anni in cui il Mezzogiorno rappresentava una costola fratturata di un organismo poco funzionante: l’Unità del Paese, sulla carta, non fu una vera “unione”, ma piuttosto una decrescita per il sud, un tempo pupillo d’Europa.

L’industrializzazione, infatti, interessò soprattutto il triangolo del nord: Genova – Torino – Milano.

Il meridione restava arretrato e rurale (per volere di qualcuno?), con la speranza, per molti, di emigrare verso nuove città. Sviluppate e Progredite. Le città del nord Italia, oppure gli altri centri culturali europei.

Ma nonostante la situazione precaria e la consapevolezza di una “questione meridionale” dura da affrontare, alcune ricchezze non andarono perse. Tra queste, l’artigianato. Ossia la conoscenza delle arti e l’amore per una manualità creativa.

SARTORIA NAPOLETANA: DALLA CRISI ALLA RINASCITA

Tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 i sarti napoletani esplosero di talento ed inventiva.

Si ricorda De Nicola, in via Partenope, tra i primi sarti napoletani a cambiare il ritmo delle cose ed esportare la sartoria napoletana oltre i confini nazionali.

Ma molte sono state le storie di successo, ancora vive e piene di significato: dalla sartoria Kiton, nata per mano di quel Ciro Paone che vendeva stoffe a Piazza Mercato, alle cravatte Marinella, esibite al collo di tutti i Capi di Stato durante il G8 del 1994, fino a Davide Tofani, apprendista di Attolini e fondatore del brand che oggi è arrivato a conquistare il mondo dei Social.

Da non dimenticare la sartoria Isaia, creata nel 1920  da Enrico Isaia e portata avanti dalle generazioni che sono seguite: l’ eleganza, l’irriverenza e lo spirito napoletano sono sbarcati, con il marchio, in tutta l’Europa, in America e in Asia.

È il presente che scalpita e corre verso il futuro. Ma è anche il passato che si manifesta in tutta la sua imponenza.

SARTORIA NAPOLETANA

Come la sartoria, le calzature; come la sartoria, la pelletteria. La dimensione dell’artigianato appartiene alla nostra cultura, come il sangue appartiene al corpo.

Esiste infinita cura e smisurata bellezza nel lavoro dei nostri sarti e dei nostri pellettieri, nonostante tutto.

Alcuni processi storici permangono:

  •  I nostri comparti industriali non sono efficienti come quelli del nord;
  • La nostra produzione non possiede gli investimenti pari a quelli settentrionali, né una forza logistica equivalente;
  • I nostri imprenditori non riescono a creare una Rete, solida e compatta;

Tutte queste problematiche hanno favorito una struttura particolare delle nostre aziende: quella familiare.

Il nostro artigianato, dalla sartoria alla lavorazione dei cammei fino alla pelletteria, vive soprattutto nelle fabbriche a conduzione familiare e nei piccoli negozi del centro storico.

Marinella, ad esempio, ha scelto di restare nel piccolo negozio della Riviera di Chiaia, nonostante il suo successo mondiale. Nessuna grande azienda. Nessuna holding.

Abbiamo la capacità di adattarci al sistema che abbiamo davanti, estrapolandone il meglio.

Personalmente, sono una di quelle persone che conosce bene la conduzione familiare, poiché sono cresciuta in fabbrica e ancora oggi mi occupo di produzione conto terzi di borse Made in Italy, seguendo gli insegnamenti dei miei genitori, pellettieri da quando io possa averne ricordo.

SARTORIA NAPOLETANA
Mia Madre ed io

Sono napoletana, sono madre e sono imprenditrice: conosco bene tutti i punti critici della nostra società e del nostro sistema produttivo, colmo di ombre e buchi neri.

MA CONOSCO BENE ANCHE LA PREZIOSITÀ che abbiamo ereditato e che portiamo avanti, tutti i giorni, con profonda competenza.

È per questo che “mi ostino” a parlarti delle nostre Eccellenze e dei Meriti che la Storia, spesso, ci ha tolto immotivatamente. O forse, per colpa di pochi.

Napoli è stata per molti secoli Regina dell’Artigianato, attraverso le arti che respirano ancora di autenticità… ma per molte vicissitudini che sarebbe inopportuno raccontare qui, è diventata simbolo della Contraffazione e dei prodotti falsi.

Il mio scopo, tramite questo blog e tramite i video sul mio canale Youtube è riportare nelle memorie ciò che siamo, e ciò che potremmo ancora diventare.

Le nostre eccellenze non devono andare perse o dimenticate, ma devono diventare parte delle nostre consapevolezze.

Se mi segui, sai che faccio le Recensioni alle borse che compro: al contrario di ciò che avviene sul web, non lo faccio dietro ricompensa. NESSUNO MI PAGA per recensire le mie borse, o per scrivere gli articoli che leggi.

Il mio solo obiettivo è mettere sotto ai tuoi occhi le Storie, I Prodotti e l’Arte che esistono nella produzione. Un settore che troppo spesso diamo per scontato, ma che è il magico portavoce di tutte le nostre conoscenze.

CONTINUA A SEGUIRMI E SCOPRIAMO LE “BELLE STORIE”!

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GRAZIE PER IL TEMPO CHE MI HAI DEDICATO.

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