Borsa Ireri: Made in Italy e magia asiatica nella borsa di Irene ed Erica

La prima cosa che ho amato della borsa Ireri è stato il colore. Ma non conoscevo ancora tutta la sua storia. La parte che mi ha completamente conquistato!

Ti anticipo soltanto che l’inizio di tutto parte dal viaggio di una giovane taiwanese verso Firenze, la città che la farà innamorare. Ma andiamo con calma…

Conoscere la storia di un marchio, il volto del suo creatore, il luogo in cui produce le borse… è fondamentale per i miei acquisti.

Sì, perché, con grande sorpresa di molti, io compro tutte le borse di cui faccio le recensioni. 

Non accetto regali dai marchi per recensire i loro prodotti, né somme di denaro.

In poche parole, la recensione che leggerai tra poco non è una “pubblicità“.

È piuttosto una scoperta.

Portarti con me a conoscere le storie che ci sono dietro le borse, la manifattura, i dettagli di lavorazione e tutto ciò che riguarda il prodotto nella sua interezza, umana e commerciale, è l’intento della mia attività sul web, cioè delle mie recensioni.

Perché?

Perché soltanto un consumatore informato può fare l’acquisto giusto. Quello consapevole. Quello che premia le aziende che lo meritano, al di là dei postulati della moda e delle tendenze.

È solo così che potremo costruire un’economia più sana, meno frenetica e attenta alle persone, come all’ambiente e alla legalità.

Solo così potremo liberarci da una delle piaghe più deleterie del sistema, quella della contraffazione, cioè della vendita dei prodotti falsi.

A chi vuoi dare i tuoi soldi? Al mercato criminale o ad un’azienda, magari creata da giovani artigiani, che lavora nella filiera legale?

Beh, penso di conoscere la tua risposta! Ed è la risposta del cambiamento; quello che darà ai nostri figli un mondo più funzionale, malgrado tutto.

Adesso, non vedo l’ora di raccontarti la storia di Ireri, un marchio che unisce la raffinatezza di Twain alla manifattura del Made in Italy.

Sei pronta?

Borsa Ireri: c’era una volta una mamma super creativa…

Irene ed Erica sono le giovani donne che portano avanti il progetto Ireri, il cui nome è proprio dato dall’unione dei loro nomi.

A sceglierlo è stata la loro mamma, Teresa Chen, la mente che ha fatto nascere il brand toscano. Una donna piena di inventiva e creatività che è riuscita ad essere una mamma presente, oltre che una donna d’affari capace.

Adesso, tutta la sua energia splende nelle sue figlie, belle e tenaci.

Sì, perché Teresa adesso non c’è più. O, forse, non fa altro che essere , nelle stanze di quella boutique senza tempo di Palazzo Gondi, adiacente alla Piazza della Signoria, nel cuore di Firenze.

È lo showroom di Ireri, gestito da Irene ed Erica, e dalle loro spinte innovative.

Il progetto futuro delle due sorelle, infatti, è quello di creare una vendita che unisce il virtuale al retail, cioè al negozio fisico.

Nella boutique, come sul sito, si potranno visionare tutti i modelli disponibili, per poi ordinarli on line, con eventuali modifiche.

Ogni creazione avverrà soltanto dopo un ordine: i ritmi cambiano, opponendosi alla velocità attuale della moda (e della vita); i tempi della manifattura andranno a generare una nuova attesa da parte del cliente, più lunga ma più consapevole.

Tale modello di business prende il nome di made to order, e ha l’obiettivo di rendere più sostenibile la produzione della moda.

Tuttavia, ogni progetto futuro è possibile solo grazie ad un passato grintoso, fatto di impegno e sogni nascosti.

Facciamo qualche passo indietro, fino al 1990, l’anno in cui Teresa arriva in Italia.

Partita da Taiwan con l’obiettivo di arrivare nel Bel Paese, la ragazza rimane completamente ipnotizzata dalla moda e dallo stile italiano; così inizia subito a lavorare per un nome storico della pelletteria toscana, l’azienda Limberti.

Durante quegli anni di lavoro impara moltissimo sulla ideazione e la progettazione di capi e accessori, grazie alla vicinanza con molti professionisti del settore, dai designers ai macchinisti.

Quel tempo le servirà per costruire il suo sogno, cioè creare un brand tutto suo e dare espressione a tutta la sua creatività. Nel 2008, il sogno si realizza. Nasce Ireri, ispirato ai nomi delle due figlie.

Da quel momento, l’obiettivo era piuttosto chiaro: unire la delicatezza asiatica allo stile e alla manifattura italiana, per borse esclusive e uniche.

Così Teresa si affida ai maestri artigiani più esperti, puntando principalmente sulla qualità del lavoro. Tra i collaboratori ci sarà il maestro Luigi Limberti, che adesso ha 87 anni, e Plinio Visonà, un nome che abbiamo già incontrato sul mio blog, grazie alla recensione alla sua borsa.

Ancora oggi, le borse Ireri vengono prodotte nel cuore dell’artigianato fiorentino, dove il fare con le mani è un notevole valore aggiunto.

E, ancora oggi, il simbolo del marchio è rappresentato da una farfalla.

Mamma Teresa scelse questa immagine per comunicare leggerezza, spontaneità e libertà. Quello che le borse Ireri vogliono incarnare.

Ci riescono?

Andiamo a vedere tutti i dettagli della mia borsa Ireri!

Borsa Ireri: ecco il modello che ho scelto!

borsa ireri

Ho scelto la mia borsa tra quelle esposte sul sito ufficiale del brand: è il modello Barca, in pelle morbida di vitello, con farfalla stampata a caldo, accessori in zama e fodera interna in cotone.

L’ho pagata 467 euro, anziché 550 euro.

Come ti ho anticipato, il colore mi ha colpito subito!

È un ibrido tra azzurro e verde, una sorta di tiffany. Molto particolare.

La borsa mi è arrivata in qualche giorno, non ho aspettato molto.

E nella confezione ho trovato un bellissimo omaggio da parte di Irene ed Erica. Tra poco vedremo di cosa si tratta!

DETTAGLI:

  • Il packaging è molto curato, con la flanellina logata e un biglietto di ringraziamenti annesso.
  • Appena prendo la borsa in mano, noto subito la grande morbidezza della pelle e la particolarità dei manici, i quali sono intrecciati e arrotolati.
  • La farfalla, simbolo del brand, è l’immagine dominante della mia borsa, grazie alla stampa a caldo: trovo il disegno molto elegante e curato.

borsa ireri

  • Gli accessori della borsa, in zama, mi piacciono molto: hanno un colore particolare e il disegno appare studiato su misura.

borsa ireri

  • La tintura è fatta magistralmente: si nota, soprattutto, dalla tracolla che ben mostra i colori a contrasto tra bordi e superficie; oltre la tecnica ben fatta, si nota uno studio particolare sui colori e gli abbinamenti.
  • All’interno, trovo una fodera color ruggine che si abbina benissimo all’intera borsa; inoltre, ci sono due taschini laterali “aperti”, da un lato, e una tasca con zip, dall’altro.

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  • La struttura della borsa mi piace molto, perché è ideata su una dimensione poco comune: non è una borsa molto grande, ma neanche minuta. Appare abbastanza capiente e comoda per un’intera giornata.
  •  I dettagli sono molto curati: si nota dal finalino della lampo che prende una forma appuntita verso la fine, quindi un design poco consueto, e dai piedini di appoggio della borsa, che riportano il logo del brand.

borsa ireri

Come ti ho detto, assieme alla borsa, le ragazze toscane mi hanno omaggiato di un altro accessorio: un portafogli abbinato!

È decisamente un regalo che apprezzo tantissimo; sia perché ho bisogno di un portafogli nuovo e avevo intenzione di comprarne uno; sia per il calore umano che fuoriesce abbondante da gesti come questo!

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Borsa Ireri: è promossa?

La mia borsa è stra-promossa. Ma questo l’hai già capito!

  • Mi piace il modo in cui è stato costruito il brand, con tutti i suoi dettagli;
  • mi piace lo studio che precede i prodotti e la scelta di affidarsi all’artigianato storico della nostra terra;
  • mi piace la volontà di crescere e di migliorarsi, sfidando (perché no!) gli standard a cui siamo abituati;
  • mi piace la pelle della mia borsa e il suo colore;
  • mi piacciono gli accessori e l’eleganza non-comune della mia bag.

Inoltre, mi piace sapere che con il mio acquisto ho contribuito a sostenere una realtà che si è fatta da sola, grazie alla fantasia e ai sacrifici di una madre imprenditrice, e all’energia di due figlie super organizzate, e sognatrici quanto basta.

Questa storia la sento vicina, perché anche io ho imparato tutto da mia madre, la regina del banco da lavoro, ancora oggi.

Anche noi in azienda ci occupiamo di borse, dedicandoci alle borse di pelle Made in Italy per i marchi del lusso: la manodopera napoletana, come quella toscana, è il pezzo di storia che ci permette di essere un’eccellenza.

E abbiamo il dovere di tramandarlo, con tutte le evoluzioni necessarie.

Ti consiglio di cuore la borsa Ireri, un prodotto di qualità del nostro Made in Italy!

VOTI (0/5)

CUCITURA 5
TINTURA 5
RIFINITURE 5
RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO 4
UTILITÀ 4

Guarda la recensione alla borsa Ireri su youtube!

Scrivi qui sotto per consigliarmi un’altra borsa e un’altra storia da raccontare!

Grazie per il tempo che mi hai dedicato.

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