SCUOLA DI PELLETTERIA: SALVEREBBE IL SUD. LO INSEGNANO LE SETE DI SAN LEUCIO
Perché la Scuola di Pelletteria in Campania è una necessità?
E in che modo rivoluzionerebbe la nostra produzione?
Non è semplice trattare alcuni argomenti che riguardano la nostra organizzazione interna, soprattutto quando vanno a toccare le aziende, le fabbriche e la loro gestione.
Perché?
Beh, perché quando molti punti di vista si scontrano, è sempre difficile uscirne. Ed è ancor più complicato, quando entrano in gioco gli interessi personali.
Per questo, a mio avviso, bisogna fare un passo indietro e considerare, prima di ogni cosa, gli interessi collettivi.
Alla produzione campana serve una Scuola di Pelletteria, ben strutturata e basata sul know how storico che caratterizza le nostre competenze.
Voglio raccontarti una Storia.
Una storia che ti appartiene come il sangue, perché riguarda i nostri antenati e il loro modo di guardare al progresso.
Questa storia inizia nel 1759, quando Carlo III di Borbone, vittorioso in Spagna, ne occupò il trono, lasciando il Regno della Due Sicilie nelle mani di suo figlio Ferdinando IV.
Stava per nascere uno dei Luoghi artigianali più famosi d’Europa, il Borgo delle Sete di San Leucio.
La tenuta di San Lucio, fino quel momento, era stata usata come casino di caccia; ma Ferdinando decise di convertirlo in altro, sulla base di un vero esperimento industriale e sociale: creò un borgo manifatturiero, nel quale venivano allevati bachi da seta e realizzate tessiture grazie a telai di ciliegio.
L’intero progetto era organizzato secondo una visione illuminista e super-moderna: in tutto il borgo furono costruite le case per gli artigiani della seta, tutte uguali, vicino alla residenza del Re; grazie al “Codice delle Leggi” del 1789, uomini e donne lavoravano in piena parità per quanto riguarda il salario, il quale era proporzionato ai meriti e non al genere; parte del ricavato era destinato alla Cassa della Carità, che serviva per supportare gli ammalati e gli invalidi.
Tuttavia, uno degli aspetti più incisivi di tutti fu la creazione di una Scuola Artigianale della Seta, gratuita e obbligatoria per tutti i lavoratori.
Un processo di formazione continua che portò un notevole prestigio all’arte di San Leucio, riconosciuta e acclamata in tutte le corti d’Europa.
Ogni famiglia del borgo ebbe in regalo un Telaio, affinché l’arte fosse tramandata attraverso le generazioni.
Purtroppo, poco dopo la rivoluzione francese, nel 1799, il sogno di Re Ferdinando si interruppe. Ma non ha mai perso la sua essenza: le sete di San Leucio sono ancora molto richieste, soprattutto nei contesti governativi, quali il Buckingham Palace e la Casa Bianca.
Attualmente, è possibile visitare il complesso della Real Colonia, entrato a far parte del Patrimonio Unesco: il Real Belvedere di San Leucio non è solo un’immersione nella storia e nell’arte, grazie alle stanze reali e agli affreschi dell’epoca, ma è anche una visita al nostro passato visionario, capace di scorgere nell’artigianato e nella formazione, lo sviluppo industriale di un grande regno.
Dalla Piazza della Seta, ai quartieri di San Ferdinando e San Carlo, fino al Palazzo Belvedere e la Filanda dei Cipressi, passando per la Casa del Tessitore, si tratta di un’esperienza che ognuno di noi dovrebbe fare per prendere coscienza di quanta storia esiste dietro i nostri comparti produttivi.
Che tu sia un professionista del settore, oppure no, è un viaggio che ti lascerà senza fiato. E con nuove prospettive.
Un po’ di tempo fa, abbiamo visto come la Storia artigianale di Napoli è esplosa proprio in quel palazzo voluto da Carlo III nel centro della città: il Real Albergo dei Poveri, progettato dall’architetto Fuga, era scuola e dimora di giovani senza mestiere, pronti ad apprendere nuove arti dai maestri della città.
Pelle, Cuoio, Coralli, Cammei, Ceramiche, Legno…erano le “materie” di quelle aule fatte da scugnizzi creativi alle prese con una nuova opportunità.
È da questi luoghi che nascono le nostre fabbriche e i nostri poli produttivi.
Io stessa provengo da quell’artigianato che è il protagonista di tutte le storie che mi racconta mia madre, ancora oggi. Ancora oggi che adora fare l’artigiano della pelletteria, seduta al suo banco da lavoro.
La nostra azienda, senza dubbio, si è evoluta con i tempi, ma la sostanza non è mai cambiata: produco borse Made in Italy conto terzi, nel cuore di Napoli e secondo gli insegnamenti dei maestri artigiani.
Faccio parte del mondo dei produttori napoletani e non intendo vedere la nostra pelletteria sfiorire come gli alberi autunnali: la Scuola di Pelletteria è un passo decisivo per il nostro Made in Italy.
SCUOLA DI PELLETTERIA: LA SOLUZIONE AD UN’ECCELLENZA “MUTILATA”
Se oggi siamo un’eccellenza della Pelletteria è perché la nostra storia è lunga, articolata e magica.
Tuttavia, a volte, ho l’impressione che siamo sì un’eccellenza, ma mutilata.
I nostri comparti produttivi non godono di tutto il prestigio che meritano: lo studio dei prodotti, la selezione dei materiali, la manodopera specializzata riescono a creare un ottimo Made in Italy. Ma non basta.
Manca qualcosa al nostro complesso industriale: la formazione.
Uno dei dati paradossali del nostro mercato è quello che riguarda la manodopera specializzata: molti giovani sono senza lavoro e, al contempo, molte fabbriche sono alla ricerca di artigiani formati.
“Abbiamo un unico problema, in verità: quello di non riuscire a soddisfare interamente la domanda. Ci mancano uve per il Cognac e lo Champagne, e non abbiamo manodopera sufficiente nel nostro polo moda e pelletteria” ha dichiarato Bernard Arnault, Ceo di Lvmh, il colosso francese della moda e della pelletteria. (fonte: panbianconews.it)
Infatti, a novembre 2017 il gruppo francese da 42,63 miliardi ha inaugurato a Firenze all’interno di Palazzo Pucci, l’ Istituto dei Mestieri d’Eccellenza Lvmh (Ime), che offre un programma di formazione professionale che alterna scuola e lavoro.
Nonostante Lvmh sia un’azienda francese non ha esitato ad investire in Italia sulla formazione professionale dei futuri artigiani. Perché, da sempre, il Made in Italy è simbolo indiscusso di qualità, selezione e stile.
Il Made in Italy è qualcosa che dobbiamo coltivare come si fa con le piante delicate dalle profonde radici robuste.
È per questo che in Campania è vitale una Scuola di Pelletteria che metta assieme tutti i nostri punti di forza:
- Insegnanti capaci
- Storia e Tecniche artigianali
- Imprenditori di talento
- Appassionati di pelletteria con tanta voglia di imparare
Quante persone, giovani e non, lasciano la nostra terra per formarsi altrove? Per trovare il proprio posto nel mondo?
I numeri delle partenze crescono ogni anno di più.
Non è un fenomeno che si può interrompere, ma senza dubbio si può arginare, dando delle nuove opportunità di crescita professionale e sociale; dando una speranza a Chi non chiede molto, ma solo un lavoro nella propria Città.
Quando ho parlato delle differenza tra la Toscana e la Campania, in merito all’organizzazione aziendale, ho sottolineato anche l’aspetto della formazione e degli investimenti ad essa dedicati.
Noi non abbiamo (ancora) saputo ottimizzare le nostre risorse perché abbiamo perso di vista quella potente arma che i nostri regnanti seppero usare: l’istruzione all’artigianato.
Senza dubbio, istituzioni pubbliche e iniziativa privata dovrebbero viaggiare vicine in questo tragitto. Senza guerra, conflitti e frasi di circostanza.
Dovremmo agire esclusivamente per il Bene Comune!
Cosa accadrebbe in Campania se avessimo una Scuola di Pelletteria accessibile e funzionante?
- Le aziende potrebbe attingere dalle classi di studio per la manodopera artigianale, proponendo tirocini agli alunni e giovando di sgravi fiscali;
- Si formerebbe una nuova classe artigiana, preparata e digitalizzata, da inserire nei nostri comparti produttivi, sempre più all’avanguardia;
- Le nostre aziende sarebbero oltremodo competitive, grazie alla manodopera esperta e giovane, accanto all’esperienza dei nostri gestori;
- Potremmo “comunicare” il nostro know how in nuovi modi, pubblicizzando la nostra eccellenza a livello globale e richiamando “clienti” da tutto il mondo;
- I produttori campani non sarebbero più piccole isole lontane tra loro, ma anelli di una stessa catena, quella che investe nella Scuola di Pelletteria e che crede in una sana rinascita.
SCUOLA DI PELLETTERIA: LOTTERÒ IN PRIMA PERSONA! ENTRA ANCHE TU NELLA “RETE”
Quello della Scuola di Pelletteria non è solo un sogno. Ma è un progetto in cui credo fermamente, da molto tempo.
Durante questi anni, parlando con professionisti e appassionati, ed esplorando le storie dei marchi nelle MIE RECENSIONI ALLE BORSE, mi sono sempre più avvicinata al mio progetto.
La Scuola di Pelletteria è sempre più vicina, grazie soprattutto alle persone propositive che incontro sul mio cammino, sia on-line che off-line.
La scoperta delle sete di San Leucio e di tutte le realtà artigianali che sono sopravvissute agli anni del cambiamento economico e industriale, mi hanno fatto fare un ulteriore passo verso la Scuola di Pelletteria, la nostra scuola.
Sono pronta ad essere la portavoce di un sogno, ad esprimermi in prima persona per la creazione di un luogo serio di formazione. Ma ho anche bisogno di te!
Ho bisogno del tuo appoggio e della tua partecipazione!
SCRIVI QUI SOTTO O SCRIVIMI IN PRIVATO SULLE MIE PAGINE PER DIRMI CHE CI SEI!
ENTRA A FAR PARTE DELLA RETE CHE LOTTERÀ PER LA NOSTRA SCUOLA DI PELLETTERIA!
UNA SOLA PAROLA, PUÓ CAMBIARE IL CORSO DELLE COSE.
GRAZIE PER IL TEMPO CHE MI HAI DEDICATO.
Sono daccordissimo con Lei e la appoggio in pieno. Mi chiamo Arianna e sono una designer di Bari. Anch io ho sempre fatto fatica a crearmi della formazione personale specifica su accessorio moda/ borsa, qui al sud, avendo un mio piccolo brand di borse che realizzo e faccio produrre da una piccola azienda di famiglia del nord barese. Negli anni ho raccolto molte testimonianze di chi come me voleva realizzare borse o prototipi non necessariamente in pelle e non riusciva a trovare laboratori o informazioni a riguardo, in oltre laboratori che lamentano scarso personale o mancanza di formazione. La difficolta nel reperire laboratori qui in Puglia è molto alta.
Ciao Arianna capisco benissimo quello che dici ed è un sentimento comune. Io negli anni ho continua a maturare l’esigenza di creare qualcosa di utile ma è oneroso ed impegnativo. Per cui ci sto impiegando un po’ più di tempo del previsto.
La cosa che mi lascia sempre basita è che nessun “grande” si interessa di questa cosa. Perchè?
Io continuo a sognare e guarderò le tue borse. Un abbraccio <3
Io ci credo e sono attivo per questo tuo progetto.
Hai tutto ciò che occorre: PASSIONE E AUTOREVOLEZZA!
Grazie Ornella
Ciao Marco e il tuo supporto mi fa rendere ancora più reale, il mio sogno <3
io ci sono,la pelletteria in campania è un settore di eccellenza tenuto nascosto
Ciao Raffaele grazie mille del supporto e speriamo di poter realizzare questo sogno <3