L’ARTE DEI GUANTI: I MARCHI DI LUSSO SCELGONO I GUANTAI NAPOLETANI
I guanti di Napoli sono arrivati a vestire le mani degli attori del Titanic, il famoso film che tutti conosciamo. Sono arrivati nelle mani dei nobili più raffinati delle corti europee, quando il guanto era considerato un indispensabile accessorio regale.
I guanti di Napoli sono arrivati a raccontare l’intera storia di un artigianato immortale. Ma da dove sono partiti?
Esiste una via a Napoli, alle spalle di piazza Medina, in pieno centro, che prende il nome di Via dei Guantai Nuovi. È in quella strada che i primi guantai partenopei diedero vita ad un’arte che sarebbe diventata un’eccellenza della città.
Tuttavia, la casa dei guanti di Napoli è un’altra: il luogo che li ha visti crescere e sopravvivere ad ogni cosa è il Rione Sanità, il posto che qualcuno ha definito della “resilienza”.
Sì, perchè la Sanità non è un quartiere facile.
Ma esiste un equilibrio nella Sanità. Un’auto-governamento che fa da scudo alle intemperie.
Due guerre mondiali, le faide tra i clan, le crisi economiche… non l’hanno mutata la Sanità. È lì, resiliente e tenace.
Certo, non è come prima per i guantai di Napoli, un tempo tra i più importanti fornitori dei paesi Europei ed esteri.
Le “botteghe” che hanno resistito sono poche, ma brillanti.
Esse sono, oggi, le portavoce dei guanti di Napoli nel mondo, simboli indiscussi di eleganza, stile e raffinatezza.
Ma per capire bene quale splendore illuminava i guantai di Napoli e cosa sia accaduto dopo, bisogna fare qualche passo indietro. Fino alla nascita di quest’arte quasi magica.
Come ho raccontato un po’ di tempo fa, durante il governo Borbonico, all’epoca del Regno delle Due Sicilie, ci fu un fortissimo interesse, da parte dei regnanti, a promuovere l’artigianato locale.
Lo stesso Real Albero dei Poveri, a Piazza Carlo III, fu costruito per accogliere i giovani napoletani che volevano imparare un’arte: cucito, coralli, ceramica e molto altro.
Fu Carlo VII di Borbone a commissionare l’opera all’architetto Fuga, con l’intento di dare un posto a chi non aveva fissa dimora, né una capacità lavorativa sulla quale poter contare.
Oggi Napoli è erede di quell’artigianato prezioso e accurato, il quale vive nelle industrie che maggiormente ci rappresentano nel mondo: sartoria, calzature, pelletteria.
Ebbene, i nostri guanti sono oltremodo significativi per la produzione Made in Napoli. Ma non tutti lo sanno.
Come non tutti sanno che il 50% delle calzature prodotte nel mezzogiorno viene dalla Campania; come non tutti sanno che la nostra pelletteria produce le borse Made in Italy per i marchi del lusso.
Le nostre eccellenze, con il tempo, sono diventate più silenziose. O forse, più timorose.
Ma, senza dubbio, forti come le radici di maestosi alberi di frontiera.
Durante tutto il 1800 fino a metà del ‘900 i guantai di Napoli erano i più richiesti d’Europa: i nostri 25.000 artigiani riuscivano a produrre più guanti del triangolo industriale nascente (Milano – Torino – Genova).
Eravamo i sovrani del dettaglio, e riuscimmo a togliere il primato alla Francia, la quale nel secolo precedente (1700) era ai vertici della produzione guantaia.
L’artigianato dei guanti era così florido che non risentì neanche della grande crisi arrivata dopo l’Unità D’Italia (1861), durante la quale moltissimi settori, compreso quello sartoriale, furono duramente colpiti.
Tuttavia, un’altra crisi sarebbe arrivata con l’avvento del nuovo secolo, una crisi che non ha date da poter ricordare: l’apertura dei mercati e l’espansione della produzione asiatica ha inflitto ai guantai napoletani un colpo che per molti è stato letale.
L’arrivo della Cina ha segnato, tra gli anni ’80 e ’90, un drastico cambiamento della nostra produzione: i prezzi competitivi, la varietà dei prodotti e la catena di montaggio asiatica erano concorrenti spietati.
Ricordo che molte fabbriche di pelletteria chiusero. Altri furono costretti ad accettare miseri compromessi.
… E I GUANTI DELLA SANITÀ?
L’artigianato era ad un bivio: o smettere di esistere, o evolversi.
Molti guantai decisero di lavorare con le fabbriche asiatiche, altri decisero di chiudere bottega.
Altri ancora, presero un altro tipo di decisione: non smettere di esistere, continuare a produrre guanti e farlo alzando il livello di qualità e prestigio.
Del resto, in un mercato che tende ad appiattirsi in una fascia medio-bassa, seguendo le regole della produzione seriale…Qualcuno dovrà pure dedicarsi alla fascia alta no? Ai prodotti dal materiale pregiato, lavorato completamente a mano…
E, a questo proposito, non posso che citare Omega, la storica azienda della Sanità gestita dalla famiglia Squillace dal 1923. Chiamarla “azienda” risulta anche un po’ fuori luogo, visto la splendida dimora dei suoi artigiani.
Scrive ilCorriere in un articolo del 2018:
” (…) Lavorano al terzo piano di questo condominio alla Sanità. Niente ha il sapore dell’industria. Con una carrucola fanno salire i pellami al terzo piano, non c’è ascensore. L’appartamento ha ceramiche diverse a seconda delle stanze. In un angolo c’è un cucinino su cui sbuffa a qualsiasi ora una moka napoletana per il caffè. Davanti a ogni finestra – perché la lavorazione delle pelli richiede luce naturale – è collocata una macchina per cucire. Non immaginatevi macchinari moderni ma la vecchia Singer della nonna, quella con il pedale basculante (…)”.
Omega è l’ultima lettera dell’alfabeto e non a caso è divenuto il nome degli Ultimi Guantai di Napoli, come afferma Mauro Squillace, che aspira a lasciare l’eredità dell’azienda a suo figlio Alberto, classe 1991, da cui (spera) nasceranno molti figli.
Non è un segreto che il nostro tessuto aziendale è caratterizzato ampiamente dalla dimensione familiare, radicata nell’artigianato e nella sua gestione intima, ma ben organizzata.
Io stessa mi occupo dell’attività che i miei genitori hanno portato avanti per anni, con grande passione: produco borse di pelle Made in Italy per i marchi famosi della moda, e lo faccio in un’azienda che è anche la mia famiglia, dal singolo collaboratore fino l’artigiano specializzato, che conosco da quando ero una bambina.
Ho già parlato dei marchi di lusso che si affidano alla produzione Made in Napoli, sia nell’ambito delle calzature che della pelletteria in generale: Prada, Vuitton, Gucci, Versace, Ferragamo e molti altri.
E questo è un fenomeno che riguarda anche l’arte dei guanti:
” È proprio tra questi vicoletti, talvolta protagonisti della cronaca nera, che arrivano gli emissari dei grandi marchi dell’alta moda internazionale, da Dior a Chanel, da Moschino a Yves Saint Laurent, da Lancel a Cifonelli. Tutti vogliono l’arte artigiana di Squillace. Così, proprio da quei budelli caotici, partono i camioncini che arrivano in 51 Avenue Montaigne agli Champs-Elysèes o nei grandi magazzini Lafayette, tanto per citarne alcuni”.
Sai come si calcola la taglia di un guanto?
Si divide la circonferenza della mano per 2.7, cioè la misura di un pollice guantaio, che corrisponde ad 1/12 del piede di Carlo Magno. Figo eh?
Il mondo dei guanti di Napoli è ricco di conoscenza, storia, curiosità e aneddoti fantastici. Ma assenti. E non dai vicoli, ma dalle coscienze dei napoletani.
In molti non conoscono le nostre Storie intraprendenti e illuminate. In molti, conosco solo gli aloni delle macchie che ci obbligano a portare addosso.
Pensa che, al contrario, il mondo è più sveglio: una tv thailandese, qualche tempo fa, è arrivata nella Sanità per girare un documentario. Volevano carpire i segreti delle donne, tutte napoletane, che cuciono i guanti con le tecniche a piquet, stroke o a mano. Che meraviglia!
Spesso ci soffermiamo sulle curiosità della storia passata, senza pensare alla sua utilità: la conoscenza fine a se stessa, serve poco, se non a vincere ai giochi da tavola. Ciò che servirebbe davvero è conoscere la nostra storia per Sapere da Dove Ri-partire. E in che direzione andare.
Io, tramite gli strumenti che ho a disposizione, parlo della Pelletteria Napoletana, di cosa c’è dietro la Produzione onesta, delle Borse che compro e della loro Storia.
Cerco, nel mio piccolo, di INFORMARTI e di farti conoscere le nostre Eccellenza, ma anche i nostri problemi.
Perché?
Perché il mio sogno è che le nostre competenze e tutto il nostro spessore ritornino a brillare, seppur in altre luci.
L’artigianato di un tempo deve prendere coscienza di sé e, grazie al talento dei Nuovi Imprenditori, rinascere più forte e più organizzato di prima.
Sono certa che abbiamo molta ricchezza in mano. Basta solo aprire gli occhi e guardarla!
CONTINUA A SEGUIRMI ED ESPLORIAMO LE NOSTRE BELLEZZE!
SCRIVI QUI SOTTO PER DIRMI COSA NE PENSI E COSA POSSIAMO FARE PER LA NOSTRA TERRA!
GRAZIE DEL TEMPO CHE MI HAI DEDICATO!
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Fonti Editoriali:
– Il Genio di Napoli dentro un Guanto – Il Corriere.
-L’arte dei guantai napoletani del cuore della Sanità – Storienapoli.
-Napoli: il tradizionale artigianato dei guantai – TouringClub.