CERTIFICAZIONE DELLA FILIERA NELLA PELLETTERIA: A COSA SERVE?

Sempre più frequentemente sentiamo parlare della Filiera, della Tracciabilità e della Sostenibilità circa i prodotti sul mercato. Quelli che ogni giorno compriamo, scegliendo tra decine di marchi diversi.

Fino ad alcuni anni fa, gli acquisti dei consumatori erano per lo più influenzati dal prezzo: se, all’interno di un negozio, trovavo due prodotti piuttosto “simili”, allora compravo quello con il prezzo più basso.

Mentre, adesso le cose sono un po’ cambiate.

Sì perchè abbiamo imparato ad informarci. Probabilmente, è stata una conseguenza necessaria, visto la crescita esponenziale della merce presente sul mercato, di qualsiasi genere e provenienza.

Oppure, semplicemente, stanno cambiando le abitudini di acquisto, grazie alla crescita di nuovi valori etici, come la sostenibilità ambientale e una maggiore attenzione circa la nutrizione, in generale.

In ogni modo, adesso vogliamo conoscere più informazioni sui nostri prodotti. E le aziende sono costrette a darcele.

È da molto tempo che parlo della necessità di una Certificazione della Filiera nella Pelletteria italiana…e soprattutto della necessità di controlli costanti da parte delle istituzioni. Provvedimenti che andrebbero a vantaggio:

  • Della salvaguardia del Made in Italy
  • Della tutela dei Consumatori
  • Delle aziende oneste che producono secondo precisi standard di qualità

COSA SIGNIFICA CERTIFICARE LA FILIERA DELLA PELLETTERIA?

La filiera rappresenta l’intero processo produttivo della merce che, normalmente, acquistiamo nei negozi, al supermercato, sui portali di shopping on-line e via dicendo.

Per processo produttivo non si intende solo il “percorso” del prodotto, ma anche delle sue componenti, quali i materiali adoperati e la manodopera associata.

La pelle, in particolare, segue un tragitto “circolare” durante la lavorazione, con l’entrata in scena di molti  soggetti e fasi distinte: dalla pre-concia, passerà alla concia vera e propria, che può essere di diverse tipologie (vegetale, minerale, sintetica, etc.), per poi passare ai trattamenti di post-concia e rifinizione.

E ognuna di queste fasi prevede sia un lavoro meccanico che un lavoro chimico, a causa dei prodotti adoperati per stabilizzare la pelle.

Ebbene, le aziende che hanno scelto di aderire ad una pelletteria “tracciabile”, informano il loro pubblico circa il tipo di concia e le diverse fasi di lavorazione.

Ma questo è solo un aspetto della Filiera e della sua Tracciabilità.

Chi sono i sub-fornitori?

Da dove provengono gli accessori che applichi sulla borsa?

Che tipo di contratto regola il rapporto tra i lavoratori e l’azienda?

Quali sono i parametri di sostenibilità dell’azienda?

All’interno della Certficazione della Filiera entrano in gioco diversi fattori, che riguardano principalmente:

  • La provenienza dei materiali
  • Il tipo di lavorazione e le componenti chimiche adoperate
  • La sostenibilità ambientale
  • I diritti dei lavoratori

Ognuno di questi “argomenti” ha la capacità di stabilire la qualità del prodotto finale, la legalità delle aziende e il rispetto verso i consumatori, i quali potranno avere la garanzia di un acquisto “certificato”.

La pelletteria italiana ha un valore produttivo di 5 miliardi di euro, secondo il Report dell’UNIC per la sostenibilità, con un Export di 3,8 miliardi.

La pelletteria è, in sostanza, uno dei settori di punta del nostro paese. E per questo motivo, molto esposto al rischio.

PERCHÈ?

Perché si tratta di un circuito che, da molti anni, è contaminato dalla Contraffazione e dal Mercato Illegale.

Il giro d’affari dei prodotti fake si aggira intorno ai 6 miliardi di euro all’anno per quanto riguarda la pelletteria e l’industria tessile.

Questo dimostra che, per molto tempo, questo tipo di mercato ha proliferato sotto agli occhi di tutti, consumatori e istituzioni, senza un vero e proprio controllo ad hoc.

Ma la contraffazione non è l’unico male.

Esistono realtà altrettanto malsane, ma ancora “legali” sotto il profilo giuridico.

Si tratta di tutte quelle fabbriche che producono borse, scarpe, cinture e accessori di pellesenza alcuna tracciabilità, né dei materiali adoperati, né delle forniture esterne. Ebbene, queste aziende possono (ancora) apporre l’etichetta Made in Italy, nonostante l’assenza di tutti i requisiti necessari (> LEGGI “Le fabbriche Invisibili minacciano il Made in Italy).

Quindi, potrà accadere che comprerai un Made in Italy piuttosto “fasullo”, non perché fake in questo caso, ma perché non sarà il prodotto che ti aspetti. Cioè non sarà un prodotto di qualità.

LE LEGGI ATTUALI E L’IMPEGNO DELLA PELLETTERIA

Attulemente, esistono alcune leggi (poche) che tutelano il consumatore e “impogono” diverse informazioni sui prodotti:

  •  Il D. L.vo n. 206/2005 (Codice del Consumo), all’articolo 104, comma 4, lettera a), prescrive che siano riportati in etichetta l’indicazione dell’identità e degli estremi del produttore (denominazione, ragione sociale, marchio registrato dell’azienda, indirizzo completo), il riferimento al tipo di prodotto (codice identificativo) o, eventualmente, alla partita di prodotti di cui fa parte.
  • Il Regolamento (UE) n. 1007/2011 prevede, circa la composizione delle confezioni nell’Unione Europea, che i prodotti tessili sono posti in vendita al consumatore finale se riportano un contrassegno o un’etichetta saldamente fissata che deve indicare:
    la composizione fibrosa, indicata in italiano, per esteso, con caratteri tipografici chiaramente leggibili ed in ordine decrescente di peso;
    l’eventuale presenza di parti non tessili di origine animale (per esempio pelliccia, pelle, avorio).

(Fonte: www.camera.it)

Senza dubbio la normativa europea, rispetto la legge italiana, è più rigida e dettagliata circa l’identificazione del prodotto e del produttore.

Ma siamo ancora lontani dall’obbligo di Certificare l’intera Filiera. Le leggi vigenti non sono sufficienti ad evitare tutti gli escamotage che le fabbriche mettono a punto per non rispondere alle domande dei consumatori.

Tuttavia, il settore pelletteria negli ultimi anni ha fatto enormi passi verso l’obiettivo della Tracciabilità e della Cerificazione, sebbene si tratti di adesioni spontanee e non obbligatorie.

Nel 2015, in Toscana è stato firmato un importante Protocollo d’intesa tra la Regione e le parti sociali del settore: aziende, sindacati e istituzioni hanno avviato un cammino sinergico per rendere competitivo e sostenibile un settore importante del territorio, promuovendo la certificazione, la tracciabilità e la tutela dei lavoratori all’interno del comparto pelletteria.

Qualche mese fa, LaConceria ha pubblicato l’intervista a Marco Bizzarri (Gucci) che ha elencato i cambiamenti all’interno della filiera circa le emissioni di C02, l’introduzione di energie rinnovabili e la diminuzione di tutte le componenti chimiche all’interno della produzione.

I grandi brand, paradossalmente, sono quelli più impegnati in questo senso, poiché hanno addosso i riflettori del mondo. Mi fa male ammetterlo, ma purtroppo le ombre investono maggiormente le piccole realtà, poiché possono ancora navigare in semi-clandestinità, essendo “poco controllate”.

Io mi occupo di produzione conto terzi da diversi anni, fabbricando borse di pelle per alcuni brand conosciuti. La mia azienda non è un colosso, nè un’immensa realtà produttiva.

Ma ciò che faccio, lo faccio con la passione e la dedizione di chi crede fortemente nella pelletteria napoletana e nella nostra storia artigianale: è per questi motivi che mi fa male il cuore quando vedo piccole fabbriche che lavorano in modo disonesto, non solo evadendo le tasse… ma “evadendo” il rispetto dei consumatori e la cura verso chi ti sceglie.

La Camera Nazionale della Moda Italiana ha steso alcune Linee Guida sui requisiti eco-tossicologici dell’abbigliamento e la pelletteria, con particolare attenzione alla Filiera.

Ancora. La Stazione Sperimentale per l’industria delle Pelli e delle materie concianti ha presentato un piano strategico 2018 – 2020 per il supporto dell’industria pellettiera, grazie alla certificazione della filiera. La Ssip offre servizi alle aziende del territorio proprio in vista della tracciabilità dei prodotti, lo studio in laboratorio e altre attività correlate.

La Pelletteria, con il suo approccio circolare integrato, permetterebbe di riciclare lo scarto alimentare in modo “sano”, qualora tutti i controlli venissero effettuati con efficienza. In fondo, è una delle produzioni più sostenibili… poichè lavora principalmente sui “rifiuti” dell’industria culinaria.

In fine, uno degli organi più funzionali è l’UNIC (Ente Nazionale Italiano di Unificazione per il settore Cuoio e pelli) che si occupa delle certificazioni Iso a livello internazionale e che ha pubblicato un Dossier, nel 2018, circa la Filiera e la Tracciabilità dell’industria pellettiera.

Nel mio piccolo, tramite i miei canali web, comunico ogni giorno circa il Mondo della Pelletteria, l’importanza degli Acquisti Consapevoli e, soprattutto, Onesti.

Tramite il mio canale youtube pubblico recensioni di borse, mostrandoti i punti di forza dei brand del territorio, sia che si tratti di marchi famosi, sia che si tratti di piccoli artigiani di quartiere.

E LO FACCIO SENZA PRENDERE SOLDI DA NESSUNO.

Lo faccio perché il punto di partenza è proprio quello di Metterci la Faccia ed esporsi: non si può pensare di rendere trasparente il processo produttivo fin quando Chi produce resta “nascosto” nei corridoi della sua fabbrica.

Qualcuno mi ha detto di non rinunciare mai al mio sogno, anche quando si “traveste” da altro. Perché la nostra strada si palesa sempre in modi strambi e impensabili.

E il mio sogno è vedere la nostra pelletteria rialzarsi per tornare al suo posto, nell’eccellenza.

COMPRA SEMPRE BORSE ORIGINALI E SII SEMPRE “CURIOSA”!

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