NAPOLI, UN TOUR INEDITO: DAI QUARTIERI SPAGNOLI ALLE BOTTEGHE ARTIGIANALI

Oggi ti racconto il mio giro a Napoli: una camminata inconsueta che mi ha portato nel cuore pulsante dei quartieri spagnoli, dove la street art si arrampica fino al bucato steso al sole, completandone il disegno.

Pizza, sfogliatella, limoni di Sorrento e pasta fatta a mano…

Questo è quello che vivono i turisti?

Non credo. O, almeno non solo. Sebbene questi siano i simboli che girano nell’immaginario collettivo.

Chi riesce a guardare Napoli svincolandosi dagli stereotipi, si ritrova di fronte ad uno spettacolo mai visto prima. Maestoso e verace.

Ed è lo spettacolo che voglio raccontarti oggi.

I miei occhi sono quelli di una donna nata a Napoli; ma sono molto simili a quelli di una turista, dal momento che alcuni pezzi magici di Napoli mancano anche a noi, nati e cresciuti qui.

È la storia di sempre. Gli abitanti di un luogo tralasciano di conoscerlo davvero, poiché il “nuovo” incuriosisce di più.

Così finisci con l’aver visitato i musei delle città più remote d’Europa, ma non quelli della tua città. Perché tanto “puoi sempre farlo”.

Così ho deciso di cambiare strada, per restare sulla mia, in fondo.

Ho scelto di visitare Napoli con gli occhi curiosi e con la compagnia di Roberta e Arcangelo, due guide turistiche molto competenti che lavorano per la regione Campania.

Il bello, quindi, sta per arrivare!

Sì, perché il nostro giro turistico partirà dalla metropolitana più bella d’Europa, per finire in un luogo di passione, una bottega artigianale di borse.

Se già mi conosci, sai che non prendo soldi per “parlare di borse”; se non mi conosci, è giusto che tu sappia, fin da subito, che i miei articoli non sono sponsorizzati.

Questo è un luogo libero, in cui parlo di ciò che ho a cuore.

Quindi, torniamo a noi e al “viaggio” di oggi.

Non pensi che l’artigianato è una delle nostre ricchezze più antiche e preziose?

Perché non farlo diventare un “tema d’interesse” in un percorso turistico?

Ma non voglio anticiparti nulla!

Buon viaggio in una Napoli svelata.

NAPOLI: IL MIO GIRO TURISTICO INIZIA DA TOLEDO…

NAPOLI

Ho incontrato i miei accompagnatori ufficiali, Roberta e Arcangelo, a via Toledo, a due passi dalla metro premiata come la più bella d’Europa.

Via Toledo è stata costruita nel 1536 per volere di Don Pedro de Toledo, viceré spagnolo di Napoli; la strada aveva il compito di unire due parti specifiche della città, quella monumentale (Piazza del Plebiscito) e il centro storico.

Nella progettazione delle nuove linee metropolitane di Napoli, si è “ricorsi” all’arte, cioè ad opere d’arte create appositamente per le stazioni della Città.

L’arte contemporanea proposta negli spazi delle metro cittadine è quasi in contrasto con le mura antiche che sono state portate alla luce grazie ai lavori sotterranei; come la fortificazione aragonese che mi mostra Arcangelo, spiegandomi che un tempo rappresentava le mura della città antica, prima che si “allargasse” con l’aggiunta di Toledo e della parte superiore, fino al Castello di Sant’Elmo.

L’ effetto è disarmante.

Sembra di camminare a cavallo dei secoli, in cui le nuove creazioni irrompono negli spazi storici.

Ma è difficile far caso a tutto questo, sottolinea Roberta.

Sì, perché quando prendiamo  la metropolitana non lo facciamo con gli occhi impegnati di chi si immerge in un’opera d’arte, come al museo.

La percezione è differente; distratta e quasi assente.

Per questo, esistono veri e propri tour organizzati che conducono i turisti e i visitatori per le metropolitane di Napoli, affinché vivano un’esperienza autentica e sentita.

A tal proposito, Roberta mi ha illustrato Naples Procession, l’opera di William Kentridge che rappresenta, in un mosaico, la storia e la cultura di Napoli secondo gli occhi dell’artista.

È stato meraviglioso scoprire nuovi punti di vista sulla mia città: l’artista sudamericano ha riprodotto alcune figure chiave della cultura partenopea, partendo proprio dal Vesuvio, per continuare con San Gennaro e altri personaggi che simboleggiano le venditrici ambulanti, i suonatori di tammorra e le ceramiche di Capodimonte.

Tutto collegato con un filo rosso, simbolo della lava vulcanica e del sangue del nostro santo patrono.

Un enorme megafono, in fine, manifesta l’idea secondo la quale a Napoli è tutto amplificato, dalla musica alle persone, fino alla magia del sangue di San Gennaro.

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Ma la nostra eloquente metropolitana non si ferma qui.

È uno spazio da visitare con cura e attenzione, ricco di spunti e di nuovi colori.

In effetti, credo che ogni napoletano dovrebbe guardare le nostre stazioni metropolitane con gli occhi del turista, affinché una prospettiva diversa possa suggerire nuovi “giudizi” sulla città. Una Città che si evolve di continuo sotto agli occhi indaffarati del suo popolo.

Usciti dalla metropolitana di Toledo, siamo diretti verso i quartieri spagnoli.

Seguici perché la tappa finale sarà davvero una bella sorpresa!

NAPOLI: UN NUOVO MODO DI CAMMINARE PER I QUARTIERI SPAGNOLI…

napoli

Con circa 14 mila abitanti per 1 km quadrato, i quartieri spagnoli sono un po’ il simbolo di quella Napoli fatta di vicoli e motorini, di donne sedute fuori al “vascio” a chiacchierare con le vicine e una tazza di caffè.

Questo disegno è piuttosto fedele alla realtà. Ma non è completo.

Roberta e Arcangelo mi hanno parlato della street art che si estende sui muri dei quartieri, rievocando i nostri tratti popolari, ma anche il cuore napoletano che resiste. A tutto, da sempre.

Abbiamo visto il famoso murale dedicato a Luciano De Crescenzo, in Vico Tre Regine all’angolo con via Emanuele De Deo: nel disegno si vede il filosofo partenopeo guardare dei ragazzini che cercano di recuperare il “pallone” perso.

La palla va a finire su una di quelle edicole religiose presenti sui quartieri, e per recuperarla dovranno usare una scopa.

“O’pallon mieze ‘e machine” , il nome dell’opera urbana, è una speciale fotografia della vita sui quartieri, in cui non esistono campetti da calcio o spazi verdi per giocare a pallone. E si gioca in strada.

Il “sacro” dell’immagine religiosa, inoltre, si mescola al “profano” del pallone perduto, proponendo un sensibile riassunto di Napoli.

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De Crescenzo è un napoletano doc, pensatore e narratore della nostra cultura.

Arcangelo mi racconta che, da giovanissimo, il filosofo aveva un lavoro molto particolare: portava la contabilità delle case chiuse, i famosi bordelli.

In effetti, i quartieri spagnoli fin dalla loro nascita, riconducibile alla metà del 1500, sono stati caratterizzati da contrasti evidenti: creati per dare alloggio alle truppe spagnole, divennero negli anni un luogo di passione popolare, con i bordelli più famosi della città e gli amori clandestini consumati in strada.

Una passione che ancora adesso posso sentire nei vicoli grigi, dove il tempo sembra fermarsi un po’. Ma solo per raccontarsi meglio.

Non ti nascondo che mi emoziona sempre camminare per le vie dei quartieri.

Ogni volta, i miei occhi si poggiano su qualcosa di nuovo, mai visto prima.

Napoli è un’incessante scoperta.

Mentre cammino e le mie guide mi parlano degli aneddoti e dei dettagli di quei vicoli, penso che “tutto torna”.

In quel caos, c’è una logica. E molta saggezza.

Un esempio è via della Speranzella, parallela di via Toledo e parte centrale dei quartieri spagnoli.

Il nome della strada non si ispira alla Madonna, come credevo, ma a Santa Rita, la santa dei casi impossibili.

E questi vicoli sono “casi impossibili”. Impossibili anche da dimenticare.

A tal proposito Mark Twain, scrittore americano, nel 1867 parlò dei quartieri spagnoli, visitati durante il suo giro a Napoli. L’uomo non aveva mai visto palazzi così alti. All’epoca Manhattan non esisteva ancora.

Parlò anche di come nelle vie di Napoli la nobiltà si mischiava all’indigenza, molto più che a Parigi. Ma questa è un’altra storia.

In effetti, le costruzioni dei quartieri spagnoli, fino al Castello, erano state pensate per essere una roccaforte del Regno Spagnolo. Quindi forti e compatte.

Continuando sui quartieri, entriamo in strade ancor più strette. Nelle vene di Napoli.

A tratti, quei vicoli mi ricordano il ventre di cui parlava l’amata Serao.

Passo dopo passo, arriviamo a destinazione: la bottega artigianale di Giuseppe, esperto di pelletteria e borse fatte a mano.

Resta con noi! Scopri la borsa che Giuseppe ha creato per me!

NAPOLI E IL SUO ARTIGIANATO: LA FINE DEL TOUR E L’INZIO DEL SOGNO…

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Giuseppe Cognetti lavora in un piccolo laboratorio dei quartieri spagnoli, in via San Mattia 32.

Di fronte la bottega, vive sua madre. E ci racconta che a pranzo si ferma da lei, prima di ritornare al banco da lavoro.

Giuseppe è artigiano da 35 anni. Crea borse e accessori di pelle fatti a mano, selezionando la pelle migliore, quella di vitellino, come ci spiega.

La sua bottega si occupa anche di riparazioni. “Si accettano miracoli!” è uno degli slogan di My Bags, il marchio di famiglia.

Si tratta dell’artigianato che esiste e resiste. Che dimora nella Napoli storica e non ha paura del futuro, sebbene le sfide siano tante.

Giuseppe Cognetti ha scelto l’artigianato per allontanarsi dalla catena di distribuzione che è alla base della moda e dei brand affermati.

Le dinamiche del fast fashion, ma anche della moda di lusso, non lo hanno conquistato.

Su una delle pareti della sua bottega è affisso un piccolo quadro che incornicia un articolo de Il Mattino: “Quartieri spagnoli. Artigianato da record sfida i colossi della moda”.

L’articolo parla di lui.

Armato di una macchina per sandali del 1940 e della sua amata macchina da cucire, oltre che degli strumenti per la creazione, come la scarnitrice ed altri…

Giuseppe è pronto a dimostrare che una borsa fatta a mano in un piccolo laboratorio artigianale si porta dietro l’altissima qualità del Made in Italy. Senza avere nulla in meno rispetto ad una borsa di lusso dal costo decisamente alto.

In pochi minuti, ci mostra come creare un cartamodello basic per una pochette.

La nostra attenzione è massima. I sorrisi stampati sul viso.

Occupandomi di produzione conto terzi di borse Made in Italy, conosco bene tutte le fasi della progettazione e della produzione. Ma l’immagine di quell’uomo, entusiasta nella sua intima bottega, mi ha fatto sentire in un’altra dimensione.

Fatta di un raro bianco e nero.

Tuttavia, la borsa che Giuseppe ha creato per me non è priva di colore.

Al contrario, ha una tonalità molto intensa; ed è fatta con una pelle molto morbida, in nappa.

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L’ho pagata 250 euro ed è una sorta di pochettone da portare a mano, con chiusura a calamita; in un secondo momento, si potrebbe anche aggiungere una piccola tracolla.

La borsa è stata confezionata da Giuseppe su misura per me, ed è bellissima!

All’interno, non c’è fodera, ma ancora pelle. Mi piace molto questo particolare; il design, decisamente elegante, è davvero originale.

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È proprio questo che ama fare Giuseppe: realizzare i desideri dei suoi clienti, al di fuori delle tendenze della moda e degli standard imposti.

Le cuciture, ancora realizzare dal nostro artigiano, sono fatte a macchina.

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Questo è l’artigianato di Napoli che crea senza distruggere niente; la passione che si tramanda da secoli, senza chiedere niente al mondo.

EBBENE, QUESTO VIAGGIO, INSIEME A TUTTI QUELLI CHE ABBIAMO FATTO SUL MIO BLOG, TRAMITE LE MIE RECENSIONI ALLE BORSE, MI HA FATTO CAPIRE MOLTO SU QUELLO CHE ABBIAMO E CHE POTREMMO AVERE:

  • Non solo la pizza calda del centro storico; non solo i dolci tradizionali di via Toledo; non solo il culto di Pulcinella e l’arte di “arrangiarsi”… MA L’ARTIGIANATO REALE HA IL POTERE DI PARLARTI DI NAPOLI, DI FAR ENTRARE I TURISTI NELL’ANIMA PROFONDA DELLA NOSTRA CITTÀ.

Perché quindi non fare delle nostre botteghe storiche (e non), tappe centrali dei cammini turistici di Napoli?

Perché non aprire le porte della nostra arte alle migliaia di visitatori che scelgono Napoli e tutti i suoi segreti?

La mia Napoli, la nostra Città, non deve restare in silenzio di fronte la sua fama negativa, legata al mercato della contraffazione e al sistema criminale che ne ha il controllo.

Al contrario, ha il dovere di rispondere con l’eccellenza e l’onestà di chi, da secoli, porta avanti un artigianato umile ed immortale.

Questo è dunque il mio sogno: la pelletteria napoletana e tutto il suo artigianato al centro dei percorsi di interesse che riguardano la Città.

  • Visite guidate all’interno delle botteghe artigianali e delle fabbriche specializzate della nostra pelletteria;
  • Laboratori dedicati al lavoro manuale e/o alla progettazione;
  • Tour all’interno delle aziende di pelletteria che forniscono le fabbriche e gli artigiani di bottega; o ancora, incontri con gli esperti della concia delle pelli, per scoprire quali sono le tecniche antiche alla base delle nostre pelli pregiate.

E molto altro. 

SEI CON ME?

SCRIVI QUI SOTTO E FAMMI SAPERE COSA NE PENSI!

SUGGERISCIMI ALTRE STORIE DA RACCONTARE E ALTRE BOTTEGHE DA VISITARE…

GUARDA IL VIDEO DELLA MIA GIORNATA A NAPOLI!

GRAZIE PER IL TEMPO CHE MI HAI DEDICATO.

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