Produzione borse: il valore dei metalli. Viaggio nelle eccellenze

Produzione borse: cosa c’è dietro la produzione dei metalli? Come si vede la qualità?

Con la collaborazione di Stefania Parasole, esperta di pelletteria e product manager nell’ambito dello sviluppo e della vendita del prodotto-borsa, sto portando avanti un mini-corso on line, totalmente gratuito, circa la produzione nella pelletteria.

È indirizzato, principalmente, a chi intende avviare una produzione di borse Made in Italy, ma non solo.

Le informazioni contenute in ogni articolo si rivelano preziosissime anche per chi acquista; da grande “consumatrice” di borse, posso garantirti che l’acquisto di valore avviene principalmente quando conosci la materia e i retroscena della produzione.

In questo modo, potrai riconoscere il tipo di pelle, la lavorazione degli accessori, le rifiniture del prodotto e molto altro.

Finora abbiamo esplorato diverse tappe della produzione:

Oggi, entreremo nelle stanze di chi crea.

Faremo un viaggio nei comparti della produzione degli accessori, andando a visitare due aziende italiane che si occupano degli accessori per la pelletteria: Le Gioie e Busi & Sabattini. 

Ma prima di iniziare, è importante che tu sappia dove ti trovi.

Io sono Ornella Auzino e sono un’imprenditrice napoletana: produco borse conto terzi nel cuore della pelletteria napoletana, creando accessori in pelle per alcuni brand della moda.

produzione borse
La mia azienda

Tramite questo blog, e tutti i miei canali digitali, cerco di portarti nel mondo della pelletteria, per divulgarne tutti gli aspetti, dalla produzione fino alla vendita, passando per la filiera del prodotto.

Per questo mi definisco una pelletteria digitale.

E lo faccio, soprattutto, per combattere e sradicare una delle piaghe più dannose della nostra comunità: il mercato del falso.

La contraffazione, per lunghi decenni, ha colpito duramente le nostre aziende oneste e gli artigiani dei nostri comparti: la nostra eccellenza manifatturiera è in pericolo.

Ed è il momento di agire concretamente per salvarla.

Agire concretamente significa sostenere i marchi legali e i prodotti concepiti secondo i nostri standard di qualità, attraverso il know how delle nostre fabbriche.

Se non ora, quando?

Il futuro è già qui. E ha la voce dei nostri figli.

Sono sicura che stai dalla mia parte!

Quindi benvenuto o benvenuta sul mio blog, un luogo libero e indipendente, perché non è uno spazio pubblicitario.

Non prendo soldi da alcun marchio, da alcun professionista o azienda, per parlare di borse e di ciò che ruota attorno alla produzione.

Buona lettura.

Produzione borse: Le Gioie, una famiglia del Made in Italy

Non tutti forse sanno che esistono le fabbriche di catene, ossia aziende che si occupano prettamente di lavorare i fili di metallo per farli diventare catene; si tratta delle tracolle, delle maniglie, e di molti altri accessori che vengono adoperati non solo nel mondo della moda, ma anche in quello dell’arredo, come ci hanno illustrato le sorelle Di Simone, Patrizia e Francesca.

La loro è una delle poche fabbriche italiane rimaste in vita, per quanto riguarda la produzione di catene. Perché molte hanno chiuso la saracinesca.

I comparti del Made in Italy tendono a restringersi negli ultimi anni, principalmente a causa delle produzioni estere, più economiche e seriali.

E questo, per certi versi, è avvilente. Perché, assieme alle nostre fabbriche, spariranno conoscenza e manifattura.

Le Gioie è un’azienda di famiglia che possiede ancora la forza del know how.

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I genitori di Patrizia e Francesca, fondatori dell’attività, hanno trasmesso l’amore per le catene non solo alle loro figlie. Ma a tutti i dipendenti della fabbrica, circa una decina, tra i 30 e i 47 anni.

In fondo, nelle aziende della nostra manifattura si annida, da secoli, il concetto di famiglia allargata. E questo è un punto di forza.

Le Gioie nasce nel 1965, con un piccolo laboratorio di bigiotteria creato dalla giovane coppia; negli anni ’70, tuttavia, il lavoro aumenta, e l’attività si sposta in una palazzina in zona Navigli, un tempo meno popolosa di adesso.

Il palazzo, ex fabbrica di formaggi, non aveva un buon odore.

E i due non avevano certo sicurezze sul futuro. Solo tanto coraggio.

Così, quell’edificio divenne non solo la nuova sede lavorativa, ma la casa della famiglia Di Simone.

Francesca e Patrizia, cresciute in fabbrica, sono le donne che oggi la guidano.

Ci hanno fatto conoscere il mondo delle catene e tutto il lavoro che c’è dietro.

L’azienda conta circa 180 macchinari e centinaia di tipi di creazioni.

I clienti arrivano da ogni parte del mondo, tanto che le due sorelle conoscono fino a cinque lingue differenti.

Le catene, come anticipato prima, non vengono usate solo per le borse: vengono cucite sui vestiti e sui guanti, sui cappotti; oppure usate per oggetti di arredo.

Le sorelle ci hanno raccontato che un albergo ha scelto di creare una parete divisoria fatta solo di catene. Figo no?

Il processo produttivo

I materiali principali per la produzione sono ottone, rame e alluminio; attualmente, i prezzi sono decisamente più alti rispetto al passato, anche per l’alluminio che in precedenza era molto più accessibile.

Le materie prime, inoltre, sono di selezione europea.

Un metallo di bassa qualità darà vita ad una catena di bassa qualità, poiché nessuno dei processi produttivi, compreso il bagno di galvanica, potrà nascondere i difetti visibili.

Per cui, si parte sempre dall’accuratezza della selezione.

Il processo produttivo può essere così sintetizzato:

  • Acquisto di metalli
  • Le bobine di fili di metalli vengono caricate nei macchinari, i quali avvolgono i fili dando una forma rotonda (o ovale); poi gli ingranaggi accessori si occuperanno della chiusura. Questo processo è molto sofisticato, per cui la manutenzione dei macchinari è fondamentale affinché l’orchestra funzioni a dovere. Un solo intoppo e l’intera produzione è danneggiata.
  • La catena viene lavata in una macchina ad hoc, la quale non usa detergenti, ma solo acqua.
  • Così depurata, l’accessorio sarà immerso nel bagno di galvanica.

Come abbiamo visto negli articoli precedenti, il bagno di galvanica è quello che darà la preziosità della catena.

Il tipo di galvanica sarà scelto dal designer del progetto, in base al modello di borsa, al target di riferimento e alla funzionalità del prodotto: esistono, attualmente, tantissimi tipi di galvanica.

Tra i più comuni troviamo: doratura – argentatura – rame – palladiatura – bronzitura – brunitura – ottonatura e molto altro.

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Quando si entra nella fabbrica Le Gioie, tuttavia, si ha un supporto a 360°, sia sui materiali disponibili, sia circa i suggerimenti per il modello e per la galvanica più adatti al tuo prodotto.

I moltissimi anni di esperienza, associati alla maniacalità femminile di cui ci parlano Patrizia e Francesca, non possono che generare una catena quasi perfetta sotto tutti i punti di vista.

I macchinari presenti in azienda, inoltre, vedono un continuo riciclo di olio e altri elementi, così da generare piccolissime quantità di rifiuti.

E anche l’olio adoperato per gli ingranaggi dovrà rispondere a precisi standard qualitativi, affinché non danneggi la galvanica delle catene.

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L’elemento dell’eco-compatibilità è ormai imprescindibile se si vuole portare avanti un’azienda legale e in linea con le direttive europee.

Ovviamente, tutto questo lavoro, ben fatto e certificato, ha un costo per l’azienda; e andrà ad impattare sul costo finale della tua borsa.

Per questa ragione, quando leggiamo il prezzo sul cartellino di un prodotto, dobbiamo sempre ricordare che dietro quella cifra esiste un’intera filiera, decine di lavoratori e moltissimi step produttivi: è chiaro quindi che un prodotto di bassa qualità e nessuna garanzia circa i materiali e la loro provenienza, potrà avere un costo decisamente conveniente rispetto ad una borsa di valore.

Ma quanto conviene?

Patrizia e Francesca ci mostrano alcuni “reperti storici”. Catene e tracolle realizzate decenni fa, ma ancora piene di vita. Un giorno forse daranno vita ad un piccolo museo di catene e gioielli, chissà. Quel giorno vorrei esserci!

Per cui, i prodotti creati con ricerca, cura e passione, sono quelli che dureranno a lungo.

Come riconoscere una catena di qualità?

Abbiamo chiesto alle Gioie come un acquirente, non addetto ai lavori, può capire, in modo veloce, se una catena è di qualità.

Tre le cose da osservare:

  • La brillantezza –  una galvanica di qualità ha una lucentezza definita, che non va via; inoltre, come abbiamo visto in precedenza, una galvanica, seppur qualitativa, non può coprire i difetti di un metallo, qualora quest’ultimo fosse scadente. Per cui, se brilla è fatta con materiali “buoni”.

 

  • La linearità – se le maglie della catena tendono a “storcersi”, o comunque non si presentano lineari e ben legate tra loro, significa che la lavorazione non è stata eseguita correttamente. Se quindi la catena appare piuttosto “storta”, non è quella giusta.

 

  • La fluidità – una cerniera ben fatta deve scorrere sulla borsa senza alcun ostacolo, cioè non deve impigliarsi nelle cuciture o in altri dettagli della borsa; così come una tracolla-catena deve poggiarsi sulla spalla senza agganciarsi al maglione, o comunque presentare fili vaganti.

In sostanza, le sorelle imprenditrici di Milano ci hanno illustrato quanto lavoro, quanta fatica e quanta conoscenza si nascondo dietro la produzione di accessori che, da soli, hanno il potere di valorizzare un prodotto, rendendolo unico.

Per cui, se stai pensando alla produzione borse, non sottovalutare alcun dettaglio! E cerca con dedizione il fornitore giusto.

Produzione borse: Busi & Sabattini, metalli e accessori dagli anni ’70

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Ci sono stati anni in cui la produzione in Italia era florida e continua.

Le nostre aziende erano cariche di lavoro e di promesse.

Dalla più piccola fabbrica di metalli, fino al più grande produttore di borse, la filiera italiana era un treno carico e veloce.

Poi le cose sono cambiate. E come sappiamo molte aziende della manifattura non sono sopravvissute, oppure hanno dirottato la loro produzione verso altri scenari.

Busi&Sabattini è una di quelle realtà che esiste e resiste fin dagli anni ’70, fin dalle prime forniture alle aziende di scarpe e accessori, in una Bologna che splendeva dei suoi calzaturifici.

Dalla prima fabbrica degli anni ’70, nel 1984 si passò ad un capannone più grande, in provincia di Bologna.

Busi si occupa di progettazione e creazione di accessori in metallo per i prodotti di moda e pelletteria. E rifornisce importanti marchi di moda, compresi i brand del lusso.

Si tratta di una manifattura che nasce sulle fondamenta del Made in Italy, ma che ha saputo evolversi assieme alle nuove tecnologie e agli assiomi del mondo digitale.

Abbiamo chiesto come avviene oggi la produzione di un accessorio in metallo, in un’azienda altamente specializzata come Busi&Sabattini.

Ecco un breve sunto del procedimento:

  • Si parte, inevitabilmente, dallo studio della foto del progetto, realizzato dal designer del brand o da chi ha questo incarico.
  • Si esegue poi la realizzazione del prototipo: i macchinari dell’azienda sono tutti collegati on line, quindi automaticamente inseriti nel processo di creazione.
  • Il prototipo così realizzato permette di analizzare il prodotto e intervenire per apportare eventuali modifiche, sia circa il design, sia per quanto riguarda la lavorazione.
  • Una volta approvato il “modello”, si passa alla produzione vera e propria.
  • Gli accessori così realizzati, saranno lucidati e sgrassati, per poi essere immersi nel bagno di galvanica.

Le galvaniche e le finiture presenti sul mercato, oggi, sono moltissime. La varietà è molto più ampia rispetto agli anni ’70, così come la lavorazione che serve per ottenere il risultato richiesto.

In passato, le galvaniche richieste erano soprattutto la doratura e la nichelatura.

Mentre, adesso, i cataloghi sono sempre più generosi.

Tuttavia, l’esigenza di creare prodotti nichel free ha portato ad una resa meno durevole, cioè i metalli tendono a consumarsi prima.

Per questo, molti brand tendono a scegliere bagni di galvanica più “consistenti”, quindi si avrà una galvanica più “spessa”.

Busi contiene al suo interno l’itero ciclo produttivo, per cui c’è la possibilità di realizzare il prototipo in una sola giornata, qualora ci fosse l’esigenza.

Inoltre, a differenza dei tempi passati, oggi non esistono quantità minime di produzione.

Con i cali evidenziati negli ultimi decenni, si favoriscono anche le produzioni in basse quantità.

Anche in questo caso, la componente ecologica è al centro del processo produttivo: la tendenza è quella di non produrre rifiuti. O comunque ridurli al minimo.

I materiali in esubero non vengono cestinati, ma fusi e poi separati. Così come le sostanze adoperate per la produzione, come l’alcol e i diluenti, che vengono distillati per poi essere smaltiti; la distillazione crea una sorta di fanghi che vengono consegnati annualmente alle società che si occupano dello smaltimento certificato di rifiuti aziendali.

Qual è il rapporto dei giovani con questo lavoro?

La filiera degli accessori e dei metalli non è molto raccontata, né pubblicizzata.

Per cui, nell’immaginario dei nostri giovane persistono idee piuttosto antiche circa questo tipo di lavori: si pensa alle fabbriche di metallo come a luoghi sporchi e di cattivo odore; si pensa al lavoro manuale come a quello di secoli fa, colorito di grasso e sudore.

Ma non è affatto così.

Il lavoro odierno è fatto di tecnologia e macchinari ad alta precisione.

Le aziende, oggi, sono posti di innovazione e formazione, in cui la digitalizzazione del lavoro ti permetterà di sostenere ritmi adeguati, con risultati eccellenti.

Purtroppo, fin quando i giovani si terranno lontani dalle nostre fabbriche, non conosceranno mai tutte le bellezze del Made in Italy.

Guarda subito i miei video alle interviste:

Clicca qui per Le Gioie e clicca qui per Busi & Sabattini!

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