Borsa Lacoste: storia del brand e recensione alla borsa

La Borsa Lacoste è la nuova arrivata nella mia collezione!

Ho scelto una shopping in pelle nera e oggi vedremo assieme tutti i dettagli, i voti che ho dato alla borsa e il test di utilizzo.

Sei curiosa di sapere com’è la mia borsa Lacoste e come mi sono trovata?

Tra pochissimo ti dirò tutto!

Ma posso darti una piccola anticipazione: la mia borsa non è “comoda” come pensavo. E presto scoprirai il perché.

Prima, è importante ricordarti dove ti trovi, così che puoi entrare a pieno nella mia recensione.

Io sono Ornella Auzino e sono un’imprenditrice napoletana; nel cuore della manifattura partenopea, produco borse di pelle per alcuni brand della moda di lusso.

In sostanza sono un “terzista” della pelletteria, come si dice in gergo.

Sono cresciuta in fabbrica, per cui oltre ad essere il mio ufficio, è casa mia.

borsa lacoste
La mia azienda

I miei genitori sono stati i miei più tenaci insegnanti ed ora tocca a me… trasmettere, informare, coinvolgere.

E ho scelto di farlo tramite i miei canali digitali: in questo blog puoi trovare oltre 300 recensioni di borse, oltre che articoli dedicati alla produzione e al Made in Italy.

Ma non lo faccio soltanto per un dovere divulgativo.

Lo faccio per portare in rete una verità che abbiamo dimenticato: la produzione legale è il caposaldo di un’economia sana.

Perché dico questo?

Perché questo blog, come i miei altri canali, è la mia arma contro la contraffazione, una sanguinosa piaga del nostro mercato.

Nessuno mi paga per parlare di borse, per cui le mie recensioni non sono “pubblicità”, ma rappresentano la mia opinione sincera su ogni accessorio che compro.

L’obiettivo è quello di mostrarti quanto lavoro e quante idee ci sono dietro una borsa originale, ossia prodotta e venduta tramite il mercato legale.

Quello che sostiene la nostra manifattura, che contribuisce alla crescita economica e al rispetto ambientale, al contrario del mercato del falso.

La produzione illegale dei prodotti fake è nelle mani delle mafie e delle reti criminali. Ed è importante ricordarlo quando dobbiamo fare un acquisto.

Sei con me?

Sono certa di sì!

Adesso esploriamo un po’ la storia di Lacoste e vediamo tutti i dettagli della mia nuova borsa.

Borsa Lacoste: il coccodrillo più famoso al mondo…

Quando Renè Lacoste si fece cucire un coccodrillo sul suo blazer, sicuramente non pensava che si sarebbe trattato, un giorno, di uno dei loghi più famosi del pianeta.

Anche perché, all’epoca del primo coccodrillo disegnato dall’amico Robert George, non esisteva ancora l’intenzione di creare un marchio di abbigliamento.

Renè Lacoste era, infatti, uno dei tennisti più famosi al mondo.

Nato a Parigi il 2 luglio del 1904, a soli 19 anni si dedicò allo sport che sarebbe diventato il suo lavoro; pertanto, non seguì le orme familiari, dal momento che il padre era socio di un’azienda di automobili, la Hispano-Suiza.

Durante la sua carriera, vincerà sette importanti tornei singoli e farà vincere alla squadra francese la Coppa Davis nel 1927 e 1928; in questo scenario, il giovane  Lacoste, assieme a Jacques Brugnon, Henri Cochet e Jean Borotra saranno soprannominati ” i quattro moschettieri”.

Ma Lacoste si ritirerà dalla scena a soli 29 anni, dedicando le energie ai suoi molti interessi, uno fra tutti: migliorare le condizioni di gioco dei tennisti e incentivare la comodità.

Con questo proposito nascerà la Polo Lacoste, un capo unico quanto intramontabile.

Ma facciamo un passo indietro: come nasce “il coccodrillo”?

Boston, 1923. Il giovane Renè Lacoste ha 19 anni e il suo capitano gli promette una bellissima valigia in pelle di coccodrillo che il ragazzo aveva visto in vetrina, se avesse vinto il match.

Renè non vinse quella partita, ma da grintoso amante delle sfide, giocò con molta determinazione, quella di un “coccodrillo” con la sua preda, scrissero i giornalisti americani.

Da quel momento, quello divenne il suo soprannome.

Decise, quindi, di “cucirsi sul cuore” la figura del coccodrillo disegnata dall’amico.

Poi arrivò l’idea di un nuovo indumento, quello che poteva facilitare il gioco del tennis senza perdere l’eleganza in campo. Per cui, pensò di unire due elementi: la t-shirt e la camicia.

Nacque così la Polo, che mantiene la forma a T della shirt a mezza manica e, al tempo stesso, la classe della camicia, grazie al collo a coste con i tre bottoncini.

Nel 1933 iniziò la produzione in serie della Polo Lacoste nella fabbrica di Troyes, con l’amico e socio Andrè Gillier, esperto di maglieria.

Il primo modello fu chiamato L.12.12, in cui L sta per Lacoste, 1 indica il tessuto (il cotone petit piqué), 2 è il modello a maniche corte e 12 il numero del prototipo scelto.

Lacoste fu il primo brand a mettere il logo in vista su un capo d’abbigliamento.

Il marchio, tuttavia, non si fermò al tennis, ma rivolse le sue attenzioni ad altri sport, soprattutto al golf e al calcio; non a caso, Renè Lacoste ha sposato la celebre golfista Simone de La Chaume, dalla quale avrà i suoi 4 figli.

Lacoste fece indossare la Polo agli amici e ai colleghi sportivi nelle più importanti partite internazionali, permettendo al brand di acquistare una notevole visibilità.

Il suo motto era “non mollare mai” e questo è ben dimostrato dalla storia del marchio francese, un’azienda che oggi fattura fino a due miliardi all’anno, con 1200 shop monomarca distribuiti in 120 paesi, 10.600 negozi di vendita all’ingrosso e 19 shop on line.

Con il passar del tempo, Lacoste ha ampliato e diversificato la sua produzione, arrivando così ad un target sempre più esteso: nel 1968, con la partecipazione di Jean Patou, il marchio porta sul mercato la prima fragranza maschile.

Negli anni ’80, con l’apertura dei primi negozi, Lacoste diviene una catena d’abbigliamento internazionale.

Oggi, negli shop on line si possono acquistare anche accessori di pelletteria e piccola pelletteria, proprio come ho fatto io!

Il logo Lacoste è stato modificato nel corso dei decenni, fino ad essere ridimensionato e stilizzato nella forma che conosciamo.

Tramite l’utilizzo strategico del logo, Lacoste è riuscito a comunicare diverse campagne pubblicitarie, soprattutto quelle rivolte alla salvaguardia ambientale.

Ne è un esempio, la campagna del 2008 “Save your logo”, lanciata dalla Global Environment Facility a difesa dell’animale simbolo di Lacoste a rischio di estinzione.

Lo stesso logo vedrà un uso creativo nella capsule collection “Lacoste x Save Our Species”, formata da 1775 polo bianche vendute al prezzo di 150,00 euro: le polo non avevano il logo classico, ma quello che raffigurava gli animali in via d’estinzione, ossia 1775 raggruppati nelle varie specie.

È arrivato il momento di entrare nel vivo della produzione Lacoste e vedere da vicino la borsa che ho scelto!

Borsa Lacoste: dettagli, voti, test di utilizzo

borsa lacoste

Era da tempo che volevo acquistare una borsa Lacoste, per cui dopo diverse richieste arrivate dal web, ho deciso finalmente di farlo.

Ho scelto la shopping in pelle L-Tote, con lo stemma goffrato e l’ho acquistata direttamente sul sito ufficiale, beneficiando del 40% di sconto.

Per cui ho pagato 210,00 euro anziché 350,00 più 9,95 euro di spedizione.

Vediamo tutti i dettagli:

  • Il packaging mi fa pensare che si tratta di una produzione off-shore, cioè fatta all’estero: ho trovato diversi involucri di plastica, come accade in questi casi. Ma all’interno della borsa i fogli di carta sono ben sistemati, così da permettere alla borsa di mantenere la sua forma. Vedremo cosa mi dirà l’etichetta di provenienza!
  • La borsa è molto grande e capiente, quindi potrò usarla per lavoro: oltre ai manici è presenta la tracolla non rimovibile. Quindi potrò portarla in entrambi i modi.
  • Non sono presenti accessori, catene, né altri tipi di “abbellimenti”, per cui la pelle è la protagonista assoluta, insieme al logo stampato sulla facciata, tono su tono.

borsa lacoste

  • All’interno è completamente sfoderata e non presenta tasche, ma trovo una sorta di pochette agganciata al manico posteriore della borsa. Non male!

borsa lacoste

  • Toccando maniglie e tracolla non percepisco difetti di tintura sotto mano; anche le cuciture sembrano ben fatte, mantenendo lo stesso colore della borsa.
  • La borsa è ben strutturata e ha un fondo abbastanza squadrato, per cui riesce a mantenersi rigida.

borsa lacoste

  • All’interno della pochette trovo l’etichetta di provenienza: Hecho in China (Fatto in Cina).

Voglio aggiungere un piccolo appunto sul Made in China: chi mi conosce sa bene che io faccio il tifo per la manifattura italiana e la sua storia artigianale (come quella francese del resto); ma esistono molti marchi ben strutturati che scelgono per ragioni economiche di produrre all’estero.

Sebbene io consigli a questi signori di riportare in Europa la produzione e accrescere il nostro mercato del lavoro, mi rendo conto che spesso le istituzioni non sono d’aiuto, dal momento che non agevolano l’imprenditoria locale.

Ma se un’azienda sceglie di lavorare bene, lo farà anche in Cina.

Poiché selezionerà un materiale altamente qualitativo e una manodopera qualificata.

I paesi asiatici hanno sviluppato un modello organizzativo del lavoro molto efficiente, e questo è un punto a favore.

Il prezzo della mia borsa viene senza dubbio dalla scelta del materiale e dalla manodopera specializzata. Ma in Italia sarebbe stato, probabilmente, più alto a causa delle spese e della tassazione.

Se lo Stato aiutasse il Made in Italy, sicuramente non ci sarebbe gara. Ma pare che dobbiamo aspettare ancora. 

Per cui, i nostri brand (come quelli francesi) vanno a produrre altrove.

In sostanza, il messaggio è il seguente: meglio un Made in China che una borsa falsa.

Qual è stata la mia “prima impressione” della borsa? Ecco il voto!

First Impression 3

Ora è il momento di scoprire come mi sono trovata con la mia borsa Lacoste!

Test di Utilizzo

Decisamente spaziosa!

Ma purtroppo non basta.

Ci sono due aspetti che penalizzano molto la mia shopping bag:

  • Il modello che ho scelto ha la tracolla fissa e non rimovibile, per cui quando scelgo di portare la borsa a mano, perché magari è molto “carica” e pesa di più, la tracolla diventa un ostacolo fastidioso. Preferirei una tracolla che posso sganciare a mio piacimento.

 

  • La borsa non ha una chiusura principale e l’apertura è molto ampia, per cui tende ad essere poco “stabile” nel contenere le cose; per esempio, quando sono in auto e poggio la borsa a terra o sul sedile accanto, tutto quello che c’è dentro tende a fuoriuscire.

borsa lacoste

In effetti, per le dimensioni e la capienza che possiede la borsa, era importante trovare il modo di chiuderla per avere la sicurezza di non perdere nulla.

Questi sono i principali motivi per cui non posso promuovere la borsa Lacoste, nonostante la lavorazione sia ben fatta e il marchio ha una storia prestigiosa alle spalle.

Cosa ci ho messo dentro?

Portatile

Smartphone

Portafogli

Pochette

Pochette porta-trucco

Chiavi da casa

Auricolari

Crema per le mani

Voti

Cuciture 4 1/2
Tintura 4 1/2
Rifiniture 4 1/2
Rapporto qualità/prezzo 4
Utilità 3 1/2

Guarda subito il video della mia recensione alla borsa Lacoste!

Hai un’altra borsa da consigliarmi? Scrivi qui sotto!

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Leggi il mio libro!

#fakenograzie

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Grazie per il tempo che mi hai dedicato.

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