BORSA CHIARA FERRAGNI COLLECTION: LA MIA RECENSIONE ALLA EYELIKE BIG

Ho acquistato una borsa Chiara Ferragni Collection, il brand creato dall’imprenditrice digitale più popolare del mondo.

Il pubblico è completamente diviso sull’argomento Ferragni. Da un lato, abbiamo i suoi 21,7 milioni di followers solo su Instagram; dall’altro, l’opposizione; cioè le critiche, i giudizi e le condanne al mondo che ha messo in piedi.

In realtà, Chiara Ferragni è una donna di successo internazionale.

E questo basta per divenire, inevitabilmente, “oggetto”del dibattito pubblico; soprattuto in Italia, un paese che fa ancora molta resistenza alle dinamiche digitali e alla nuova comunicazione.

Questo è il mondo di Chiara Ferragni e, ti assicuro, che non è affatto semplice.

Ho comprato una borsa firmata da lei e, oggi, la vedremo insieme, esplorando i dettagli e le particolarità.

Mi piace la mia nuova borsa?

Beh, sì. Ma ti anticipo che alcuni aspetti non sono come me li aspettavo!

Tra pochissimo scoprirai di cosa sto parlando.

Prima, vorrei farti riflettere su un particolare legato al mio nuovo acquisto.

In questo blog, il mio spazio libero e privo di alcuna pubblicità, ci confrontiamo spesso sulla produzione e sul sostegno ai piccoli brand, magari artigianali, o forse di nicchia.

Insomma, ti ripeto sempre che supportare la produzione legale è necessario per la crescita di un sistema economico sano, quello che premia le persone oneste.

Ebbene, un brand di fama mondiale come Chiara Ferragni Collection rappresenta un grande canale per il sostentamento dei piccoli artigiani.

In che modo?

Chiara Ferragni, nella sua carriera di fashion influencer, Ceo e imprenditrice 3.0, ha messo in piedi un circuito pubblicitario piuttosto importante.

Per cui, il pubblico è ampio; ed è un pubblico che “acquista”.

Le creazioni, quindi le borse, gli occhiali, gli orologi e i profumi Chiara Ferragni Collection, andranno ad incrementare una grandissima filiera produttiva: dalle fabbriche che producono conto terzi, fino al packaging, alla comunicazione, ai fornitori di materiali e di accessori, per arrivare a chi si occupa del costumer care, l’indotto è immenso.

Significa che un marchio del genere dà lavoro a moltissime persone. E questo fa bene alla comunità.

Per questo, io sono tra le sostenitrici della giovane donna italiana, che ha dimostrato intraprendenza, tenacia e soprattutto resistenza.

Da molti anni, ormai, mantiene in piedi un impero intangibile, ma più solido di molti altri.

Mi piace pensare che questa ragazza di Cremona sia una sorta di riscatto dagli stereotipi, secondo i quali se sei carina, bionda e popolare, è escluso che tu possa portare avanti progetti di valore, oppure dare opinioni strutturate.

Già in passato, ho parlato di Chiara su questo blog, grazie alla recensione della borsa Mia Bag, creata in collaborazione con The Blonde Salad.

E, in effetti, il lavoro della Ferragni si è intrecciato spesso con alcuni brand della moda, anche quella di lusso. Come la collaborazione con Dior, per esempio.

Il suo grande potere mediatico è riuscito a sedurre anche i luxury brand, ai quali ha dato una notevole visibilità.

Se già mi conosci sai che in questo blog, per ogni borsa acquistata c’è una storia da raccontare, perché dietro le borse, esistono persone e progetti. Sacrifici e sogni.

Per cui, ecco qualche tappa di vita di Chiara Ferragni:

  • Nata a Cremona nel maggio del 1987, da Marco Ferragni (dentista) e Marina Di Guardo (scrittrice), quando termina il liceo classico, decide di iscriversi alla Bocconi di Milano, al corso di laurea in giurisprudenza. Ma Chiara non terminerà il percorso di studi, poiché la sua strada prenderà un’altra direzione.
  • Nel 2009 apre il suo blog, TheBlondeSalad, insieme al suo ex ragazzo Riccardo Pozzoli (tutt’ora partner negli affari), il quale aveva studiato marketing a Chicago e aveva intuito le potenzialità dei blog di moda. Chiara era appassionata di fotografia e gli “scatti” dei suoi oufit giornalieri erano molto amati sui social e il blog rapidamente diventerà un canale di successo.
  • Nel 2010 ha presentato una linea di scarpe ed è stata ospite degli MTV TRL Award.
  • Nell’agosto 2014, Ferragni è giudice ospite nella tredicesima edizione di Project Runway.
  • Nel 2015 è stata oggetto di un caso di studio della Harvard Business School.
  • Nel 2016 è diventata global ambassador di Pantene, testimonial di Amazon moda, e ha posato per l’edizione statunitense di Vanity Fair.
  • Forbes l’ha inserita nella lista “30 Under 30 Europe: The Arts” del 2016
  • Nell’agosto 2016, Mattel ha creato una versione Barbie di Chiara Ferragni.
  • Nel 2017 viene nominata dalla rivista Forbes «l’influencer di moda più importante al mondo».

Tutte conosciamo il suo matrimonio con rapper italiano Fedez e la nascita del bellissimo Leone Lucia Ferragni, uno dei pochi bambini al mondo ad essere popolare sui social prima di nascere.

Adesso, la giovane coppia italiana è in attesa di un’altra piccola cucciola. Anche lei, già super famosa!

Fatta un po’ di storia, andiamo a vedere la mia borsa Chiara Ferragni collection!

BORSA CHIARA FERRAGNI COLLECTION: ECCO IL MODELLO CHE HO SCELTO!

BORSA CHIARA FERRAGNI

Ho comprato la mia borsa Chiara Ferragni Collection tramite il sito ufficiale.

Ho scelto il modello Eyelike Big, in tessuto sintentico, color argento, con chiusura magnetica e tracolla a catena smaltata. L’ho pagata 295,00 euro.

Ho aspettato pochi giorni per riceverla. E il “pacco” è uno spettacolo!

borsa chiara ferragni

L’attenzione per il packaging non è un dettaglio scontato, neanche per i grandi brand. A, mio parere, è un aspetto molto importante della comunicazione e dell’identità del marchio: il pacco che mi è arrivato ha fatto impazzire mia figlia!

I colori, rosa e azzurro, sono molto decisi e il logo del marchio riportato, in grande, sulla scatola davvero molto accattivante.

Il logo è una sorta di “occhiolino“, molto carino e particolare!

Anche la flanellina, quindi la sacca in cui riponiamo le nostre borse in armadio, è logata e riporta tutti i colori del brand.

VEDIAMO I DETTAGLI DELLA MIA BORSA:

  • La mia borsa è in tessuto sintetico, come riporta anche il sito ufficiale del brand.
  • Il colore e la trama non passano inosservati, dal momento che l’argento della borsa brilla festosamente grazie al suo mood glitterato; in effetti, è un po’ lontano dai miei standard, che si mantengono piuttosto sobri. Ma, come si dice, bisogna “cambiare” ogni tanto…
  • La tracolla non è regolabile, ma grazie a due anelli esterni può avere due lunghezze diverse.

BORSA CHIARA FERRAGNI

  • Sulla patta principale della borsa, c’è il logo in grandi dimensioni, mentre sulla parte posteriore troviamo la scritta Chiara Ferragni.

BORSA CHIARA FERRAGNI

  • All’interno è di un rosa molto carico, una sorta di rosa – barby; c’è uno scomparto centrale che si chiude con la cerniera, e una tasca posteriore.

BORSA CHIARA FERRAGNI

  • Guardando la tasca, faccio caso ad un difetto non poco trascurabile: siccome la borsa non ha rinforzo, la patta esterna tenderà a cedere in prossimità delle cuciture del taschino. Questo potrebbe causare molti danni alla borsa se non riuscirà a reggere il peso.

BORSA CHIARA FERRAGNI

  • Alcune cuciture non sono molto visibili, a causa del tessuto brillante della borsa, ma quelle che riesco ad analizzare sembrano fatte decisamente bene!

Resta solo un particolare da capire: DOVE è stata prodotta la borsa?

All’interno della mia borsa trovo sull’etichetta l’informazione circa la distribuzione, cioè la mia borsa è stata “distribuita” dalla N1 s.r.l., ma non leggo dove sia stata “creata”, cioè prodotta.

Personalmente, credo che sia importante far sapere al pubblico dove si producono i prodotti scelti. Scelti tra migliaia.

Da molto tempo, tramite i miei canali, parlo della necessità di una filiera certificata, quindi di rendere accessibili e trasparenti le informazioni circa la provenienza, i materiali e la “vita” dei prodotti.

Pertanto, sono molto curiosa di sapere Chiara Ferragni dove ha scelto di produrre.

Una produzione Made in Italy non è necessariamente migliore di una offshore, quindi fatta all’estero. Per cui, la qualità non è messa in discussione.

In discussione, c’è l’INFORMAZIONE verso i clienti.

Tra l’altro, nel momento storico attuale, fatto di semi-lockdown, pandemia, crisi economica e produzione ai minimi storici, non sarebbe male se anche Chiara Ferragni scegliesse di produrre in Italia, una terra che ha bisogno del sostegno di tutti, soprattutto di Chi ha un notevole peso mediatico.

Per cui, Chiara ti aspetto in fabbrica per le prossime borse! Magari l’artigianato napoletano portato avanti dalla mia azienda potrebbe conquistarti, chissà!

BORSA CHIARA FERRAGNI COLLECTION: È PROMOSSA?

Come ti ho anticipato, io sostengo fortemente le personalità che, in modi nuovi ed ingegnosi, si fanno spazio nel mondo.

E sostengo i brand che riescono a dare lavoro ai comparti della produzione, legati indissolubilmente alle dinamiche di consumo e quindi anche alla pubblicità.

Chi, se non la Ferragni, sa pubblicizzarsi?

Inoltre il brand della giovane imprenditrice è ben articolato, grazie allo studio del prodotto nella sua complessità: la presentazione della borsa, i colori del packaging, il grande logo ripetuto e tutti gli altri aspetti, non solo fanno una “promessa” al pubblico, legata all’esclusività, ma si fanno voler bene!

La borsa nei suoi dettagli è davvero figa!

Per cui, la mia borsa è promossa!

MA CON DUE “RIMANDI A SETTEMBRE”: il primo è legato alle informazioni sulla provenienza, dato che non le ho trovate; il secondo riguarda la “struttura fragile” della borsa, che alla lunga, rischia di danneggiarsi. E questo particolare fa a pugni con il prezzo del prodotto, che non è affatto basso.

Ma ti farò sapere come mi sono trovata!

Non smettere di seguirmi! Resta sempre aggiornata sulle mie Borse!

VOTI (0/5)

CUCITURE 4
TINTURA 4
RIFINITURE 5
RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO 3
UTILITÀ DA SCOPRIRE!

GUARDA SUBITO IL VIDEO DELLA MIA RECENSIONE ALLA BORSA CHIARA FERRAGNI COLLECTION!

SCRIVI QUI SOTTO PER DIRMI COSA NE PENSI DELLA BORSA! E SE TI PIACE CHIARA FERRAGNI 😉

GRAZIE PER IL TEMPO CHE MI HAI DEDICATO.

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