SECOND LIFE: ANTONIO DI NUZZO CI PORTA NEL MONDO DELLE BORSE USATE

Second Life è l’azienda napoletana che si occupa di dare una nuova vita agli accessori che non usiamo più. Un lavoro incentrato sul riciclo dei prodotti dismessi e la loro rigenerazione.

Oggi, Antonio di Nuzzo ci spiega cosa accade quando una borsa viene messa da parte, e come avviene la creazione di una seconda vita.

Ho imparato tantissimo da Antonio e sono certa che le sue spiegazioni saranno utilissime anche per te!

Del resto, siamo animali della nostra epoca, fatta di acquisti e consumi smisurati, ma sempre più sensibili alle nuove dinamiche che riguardano il riuso.

Quindi seguimi in questa nuova esplorazione, perché le pillole di Antonio di Nuzzo potranno essere una piacevole sorpresa per i tuoi acquisti.

Del resto, il trend della moda attuale si basa ampiamente sulla ripresa del vecchio e sugli acquisti vintage, sempre più gettonati.

Sono moltissimi i portali on-line che si occupano del second-hand, ossia della vendita di capi di seconda mano; un vero scenario economico che sta esplodendo, soprattutto tra le ultime generazioni.

Ma ti sei mai chiesta se si tratta di vendita certificata? Di prodotti realmente rigenerati?

Ti sei mai chiesta se chi vende prodotti vintage, o di seconda mano, applichi tutte le norme previste?

Io sì. Spesso mi sono imbattuta in realtà commerciali del genere, e mi sono fatta molte domande. Raramente ho ricevuto risposte.

Ma quando ho incontrato Antonio di Nuzzo ho capito che le regole esistono e sono rigide.

Per cui, è conveniente fidarsi solo di chi può certificarti tutti i passaggi della lavorazione, dalla provenienza dei prodotti dismessi, fino ai prodotti usati per la rigenerazione.

Antonio è un “fissato” per le certificazioni. Un po’ come me.

E forse è proprio grazie a questo, se la sua azienda è un fiore all’occhiello in Campania.

È grazie a questo, se Antonio sta progettando nuove idee e nuovi modi di concepire la moda sostenibile.

Come sai, GLI ARTICOLI DEL MIO BLOG NON SONO “PUBBLICITÀ”.

E se non lo sai, è doveroso informarti che IO NON PRENDO SOLDI DA NESSUNO per parlare di borse, all’interno delle mie Recensioni, né prendo soldi da alcuna azienda per parlare dei progetti inerenti.

Il mio blog, come tutti i miei canali, sono spazi liberi che ho scelto di dedicare a ciò che mi appassiona di più: la produzione, la pelletteria, il Made in Italy e i marchi onesti che portano avanti la nostra eccellenza manifatturiera.

Forse la “moda” è un’altra nei media tradizionali, dal momento che parlare di Napoli nella sua narrativa mostruosa, fatta di contraffazione e di aziende illegali, produce più ascolti e commenti.

Ma a me non interessa, perché conosco la mia Città fin troppo bene per lasciarla svendere da chi specula sui suoi problemi.

Io ho scelto di mostrare al mondo le sue eccellenze (non senza elencarne i punti deboli!) e le persone che ogni giorno lavorano senza tregua per una rinascita non solo economica, ma sociale, culturale e orgogliosa.

Per cui, leggi la storia di Antonio e scopri da dove viene tutto il suo ingegno!

SECOND LIFE: DAL MERCATO DEL DOPOGUERRA ALL’ECCELLENZA AZIENDALE…

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I nonni di Antonio vendevano l’abbigliamento di seconda mano al mercato di Resina. Per chi non è napoletano, forse è difficile capire bene il contesto di cui stiamo parlando.

Ecco qualche informazione in più!

Durante il dopoguerra, in Italia e soprattutto nel mezzogiorno, arrivavano molti carichi dagli Stati Uniti, per lo più sotto forma di aiuti umanitari: tra i prodotti che venivano spediti, c’erano le famose “balle” di vestiti, ossia chili e chili di abbigliamento usato e “imballato”.

Siamo negli anni post-bellici, in un’Italia lacerata dai bombardamenti e dal mercato nero, in cui il piano Marshall stava “provvedendo” a non farci morire di fame.

Se si è trattato o meno di una manovra valida, lo lascio dire agli storici e agli economisti.

Noi ci limitiamo a conoscere quegli anni attraverso i racconti dei nostri nonni; attraverso gli aneddoti che abbiamo sentito in fabbrica e nei vicoli. Limitandoci a parlare di produzione, moda, percezione.

Ebbene, quei vestiti arrivati dall’America portarono nuove ventate di moda nelle nostre terre: jeans, giacche, sneakers, cappotti, spille… oggetti che non avevamo mai conosciuto. Ma che abbiamo subito amato.

Il mercato di Resina, ad Ercolano, un comune in provincia di Napoli, era il più famoso per quanto riguarda i vestiti americani. Ancora oggi, si trovano le stesse botteghe di anni fa, mentre si passeggia per Pugliano, la zona che circoscrive il mercato.

Ancora oggi, quei buchi senza tempo né sole, mostrano colori e stoffe di altri anni, difficilmente recuperabili altrove.

Proprio lì è iniziata la storia di Second Life, per mano dei nonni di Antonio Di Nuzzo.

La famiglia di Antonio selezionava i prodotti che arrivavano dall’estero e li rivendeva. Un commercio che all’epoca si faceva da ambulanti, quindi senza negozio fisico, né altro.

Dopo alcuni anni, l’attività passò nelle mani dei genitori di Antonio, i quali però decisero di dedicarsi prettamente all’abbigliamento.

Questi furono i tempi in cui il commercio di famiglia si ampliò, lasciando l’animo ambulante e trasformandosi sempre di più in azienda.

Antonio mi ha raccontato dei suoi ricordi al mercato di Porta Portese, il più grande di Roma.

Ogni domenica andava nella Capitale con i suoi genitori e quel mercato rappresentava un luogo di scambio e di vita: si trovavano prodotti veramente rari, dall’abbigliamento fino all’antiquariato, per cui anche se si andava per vendere la propria merce, inevitabilmente si tornava a casa con qualcosa di nuovo, appena acquistato. Tutti erano venditori e clienti allo stesso tempo, in uno scambio che non era più prettamente commerciale, ma culturale.

Antonio lì ha incontrato attori, attrici e personaggi famosi nel mondo. Le persone più eclettiche frequentavano Porta Portese. E forse ancora oggi è così.

La passione, quindi, aveva tutte le premesse per sopravvivere, da padre in figlio. Prendendosi, tuttavia, la libertà di crescere. E innovarsi.

L’azienda che oggi porta avanti Antonio di Nuzzo, Second Life, è l’evoluzione sana di ciò che è stata in passato, in mano ai nonni. Ma poteva non essere così.

Senza la tenacia dei genitori di Antonio e senza il suo attuale ingegno, magari quell’attività di famiglia sarebbe sparita, come molto spesso accade.

Invece, siamo qui. A parlare di rigenerazione, protocolli e Seconda Vita.

Non male per una Città conosciuta quasi esclusivamente per il mercato del falso, no?

COSA SUCCEDE QUANDO FINIAMO DI USARE UNA BORSA?

ANTONIO DI NUZZO CI SPIEGA TUTTE LE FASI DELLA SECONDA VITA!

SECOND LIFE: DAL FINE-CICLO-VITA AL PREZIOSO RIUSO!

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Soprattutto nei periodi di “cambio di stagione”, mi dice Antonio, gli indumenti che mettiamo da parte solo tanti. I Vestiti, le scarpe e le borse che decidiamo di non usare più sono tantissimi.

Purtroppo, il gesto di “regalare” i prodotti alle persone più disagiate, con il tempo viene meno, perché può sembrare offensivo per qualcuno, o comunque ci facciamo sempre troppi problemi a riguardo.

Così, finiamo per disfarci delle cose che ci sembrano usurate e non più “usabili”; anche se spesso, nel “gruppo” finiscono anche capi e borse in ottimo stato, con la sola “colpa” di non essere più alla moda.

Ebbene, la buona notizia è che i nostri prodotti non vengono abbandonati per sempre. Ma raccolti, differenziati e riciclati.

Chi si occupa di questo?

Esistono diversi “attori” del riciclo, prima fra tutti gli impianti di smaltimento che si occupano del recupero dei capi dismessi; questi ultimi saranno i fornitori di Second Life.

Gli impianti di smaltimento rappresentano un’eccellenza del nostro territorio, ma pochi lo sanno!

Questi ultimi si occupano di selezionare i capi e gli accessori ancora riciclabili e spedirli ad aziende come Second Life, in sacchi chiusi.

Da qui, parte il cammino della nostra borsa verso la sua seconda vita, perché come mi ha suggerito Antonio, anche i nostri prodotti seguono un percorso preciso, proprio come noi. Dalla nascita al fine – ciclo –  vita.

Tuttavia, aggiungo, loro a volte sono più fortunati, perché possono rinascere. Vediamo in che modo:

  • La prima fase è la pre-selezione. Durante questo step, i prodotti si dividono per tipologia: borse, scarpe, cinture e così via.
  • La seconda fase è quella della selezione e il controllo: Antonio, personalmente, si occupa di visionare tutti i prodotti e vagliarne lo stato, per cui controllerà se la borsa è consumata, e come si presentano gli accessori, quindi i manici, la tracolla, le cuciture e così via. Dopo di che, vi è la divisione in base al materiale (pelle, simil-pelle, etc), al modello, al colore, al marchio e all’anno di produzione.

Sì, perché l’anno in cui è stata prodotta una borsa è molto importante per classificarla all’interno del mercato: una borsa infatti sarà vintage se la produzione conta molti anni, e non in base al modello. Spesso, infatti, troviamo modelli “vintage” creati adesso. Non si tratterà di vero vintage, ma solo di un richiamo allo stile retrò.

  • La terza fase riguarderà il lavaggio e la sanificazione dei prodotti: in questa fase, vengono adoperati prevalentemente prodotti a base di enzimi, i quali sanificano e de-odorano il prodotto. Second Life è un’azienda specializzata in questo fin dal 2001. Inoltre, le borse che hanno bisogno di riprendere lucidità, saranno curate con il finissaggio, che ravviverà il materiale. Un vero e proprio passaggio alla Seconda Vita!
  • Una volta rigenerata la borsa, questa sarà pronta per il suo viaggio: in base alle fasce di mercato, la borsa sarà spedita nello scenario di riferimento, attraverso i canali stabiliti. In base al prezzo della manodopera, al costo iniziale del prodotto, e al costo degli accessori aggiunti, la borsa avrà il suo prezzo e sarà inserita nei mercati giusti: ad esempio, il Pakistan è uno dei mercati che cerca il prezzo più basso. Al contrario della Russia, nella quale sono molto richiesti i prodotti di fascia alta.

COME CI ACCORGIAMO CHE UN PRODOTTO È RIGENERATO?

In realtà, se il prodotto è rigenerato con le tecniche e l’attenzione giusta, potremmo non accorgercene affatto.

Ma, mi spiega Antonio, che la verità è alla base della sua azienda e del suo modo di concepire Second Life.

Per cui, suggerisce ai suoi clienti, i quali sono venditori, di lavorare sempre con  la massima trasparenza sull’intera filiera del prodotto.

È quasi paradossale, infatti, come un’azienda che si occupa di prodotti di seconda mano abbia tutte le certificazioni della filiera, mentre un marchio che crea prodotti da immettere sul mercato ne è sprovvisto.

Siamo di fronte, ad un sistema ben strutturato, oltre che studiato. Ed il merito è tutto di Antonio di Nuzzo, che parla della sua filiera come della sua famiglia.

Antonio, infatti, mi ha raccontato che durante il recente lockdown di primavera, in cui la produzione era ferma, ha supportato i suoi collaboratori convertendo la produzione alle mascherine, cioè i dispositivi che ancora oggi adoperiamo per difenderci dal Covid19.

Senza scopo di lucro, si è munito di tutte le certificazioni necessarie per continuare a poter dare lavoro ai suoi collaboratori, la sua famiglia.

Personalmente, capisco bene il suo punto di vista.

Perché anche io, durante quei mesi, ho temuto moltissimo per i miei dipendenti. E per le loro famiglie.

Ho fatto di tutto per andare incontro alle loro esigenze, perché so che siamo tutti collegati. Pezzi della stessa catena, che inevitabilmente soffrono allo stesso modo.

Anche io mi occupo di produzione, poiché la mia azienda produce borse di pelle conto terzi, nell’ambito della pelletteria napoletana. E vivo la fabbrica come la mia famiglia allargata, fin da quando ero una bambina accovacciata sotto i rotoli di pelle grezza.

Da qui, si capisce quanto vale per me la nostra manifattura e il suo racconto sincero, oltre ogni distorsione mediatica!

DA SECOND LIFE AD ANTONIO DI NUZZO, UN NUOVO MARCHIO PER UN NUOVO DISEGNO…

Restando sul cammino del riciclo e del circuito sostenibile, Antonio mi ha parlato del suo nuovo progetto, il quale porta proprio il suo nome, Antonio di Nuzzo – Creativity Handmade.

L’idea di Antonio è nata da un’esigenza, quella di smaltire gli scarti di lavorazione.

Anche nella selezione e nella rigenerazione, infatti, ci si imbatte nel problema degli “scarti”, cioè dei pezzi in esubero.

Il volume di tali scarti rappresenta una grossa spesa per l’azienda. Per cui, Antonio di Nuzzo ha trovato il modo per ri-utilizzare ulteriormente queste risorse: il nostro imprenditore crea accessori ex novo usando i pezzi di scarto che dovrebbero essere smaltiti. Come ad esempio, i pezzi metallici, i lembi di stoffa o di pelle, e così via…

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La prima fase è quella della selezione di ogni pezzo, per poi proseguire con l’archiviazione, quindi catalogarli per materiali, colori, modelli.

Da qui, la creazione di borse nuove.

Modelli unici, non replicabili, certificati dal marchio Antonio di Nuzzo.

Le borse così concepite potranno essere acquistate direttamente dal brand, il quale garantisce non solo l’autenticità, ma anche lo smaltimento di fine vita.

Infatti, la borsa Antonio di Nuzzo potrà essere ri-venduta, una volta fatto il suo cliclo: con un budget, il cliente può decidere di acquistare un nuovo modello, oppure no.

Insomma, un riciclo continuo che porta con sé diversi benefici: innanzitutto, quello ambientale, in un sistema completamente in crisi per lo smaltimento dei rifiuti; poi, il beneficio dell’originalità, grazie alle certificazioni e alle garanzie offerte del marchio; inoltre, la crescita di una filiera produttiva che da lavoro ad una rete ampia e diversificata, dagli impianti di smaltimento, ai fornitori, ai dipendenti, ai rivenditori e via dicendo.

A fine vita, le borse realizzate dal marchio Antonio di Nuzzo, saranno poi rigenerate nuovamente, oppure smontate per nuovi assemblaggi. O ancora, mi annuncia Antonio, esposte in un ipotetico museo personale. Non male!

Adesso ho molti spunti per la mia collezione di borse, ormai molto ampia.

Le borse che ho recensito sui miei canali sono tantissime e quasi tutte si portano dietro storie interessanti, fatte di idee, scoperte, sacrifici e innovazioni.

Dovrò pensare ad un museo? O forse di dar loro una seconda vita sul mercato?

Continua a seguirmi perché le recensioni delle mie borse continuano!

Così come le storie che amo raccontare!

Non perderti l’opportunità di entrare nei retroscena della nostra produzione, grazie alle persone che ne fanno parte, come Antonio Di Nuzzo e molti altri!

GUARDA IL VIDEO DELL’INTERVISTA AD ANTONIO DI NUZZO!

SCRIVI QUI SOTTO PER DARMI IL TUO SUPPORTO O FARMI LE DOMANDE CHE HAI IN MENTE!

GRAZIE PER IL TEMPO CHE MI HAI DEDICATO.

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