CONCIA DELLA PELLE: CONCIA AL VEGETALE E AL CROMO. LE DIFFERENZE

La concia della pelle è una delle pratiche più antiche usate dall’uomo per rendere imputrescibile, quindi “usabile”,  uno degli elementi essenziali per la sua sopravvivenza preistorica, la pelle animale.

Già ti ho parlato della tradizione conciaria campana, di come nel corso degli anni la nostra artigianalità ha conservato le conoscenze settoriali e le ha rese fulcro imprescindibile della nostra pelletteria.

Abbiamo visto come il distretto della Campania più famoso, quello di Solofra, realizza i processi di concia per i comparti di pelletteria di tutto il globo: il polo campano della concia rifornisce la produzione interna del paese ed esporta all’estero importanti quantità di pelle conciata.

Ma in cosa consiste, nello specifico, la concia delle pelli?

E quali differenze esistono tra la concia vegetale e la concia al cromo?

Innanzitutto, perchè l’uomo ha avuto il bisogno di conciare la pelle animale?

La risposta, senza dubbio, la puoi immaginare facilmente perchè tutti sappiamo che la pelle, in quanto materia organica, tende alla decomposizione.

Tuttavia, gli uomini preistorici si accorsero che l’applicazione di grasso animale o vegetale sulla “pelle morta” arrestava il processo di putrefazione. Così che potevano usare quella pelle per coprirsi, senza che andasse in “frantumi”.

Qualche secolo più tardi, si arrivò all’aggiunta di materiali naturali in acqua, come corteccia, foglie e bacche che rendevano la pelle più morbida e duratura: nacque la prima concia al vegetale.

LA CONCIA AL VEGETALE, LA PIÙ ANTICA

Senza dubbio, la concia al vegetale è quella più vicina all’artigianato, poiché richiede specifiche conoscenze manuali, molto tempo di lavorazione e soprattutto la partecipazione di elementi al 100% naturali. Per questo motivo è il tipo di concia più sostenibile a livello ambientale, poiché non presenta materiali inquinanti.

Non a caso la concia al vegetale appartiene ai distretti conciari più secolari e più esperti, proprio come il comparto di Solofra e le concerie toscane: tutto il mondo conosce l’arte conciaria italiana, ed è un’arte che si tramanda da padre in figlio, da maestro ad allievo.

Fino la fine del XIX secolo, le pelli animali venivano conciate soprattutto con questa tecnica, che prevede l’uso di tannini vegetali.

I tannini vegetali sono sostanze complesse, a carattere fenolico, contenute in tutti i vegetali.

Ovviamente, alcuni vegetali ne contengono quantità maggiori di altri.

I tannini prendono il nome dalla pianta da cui provengono: si parlerà quindi di tannini di castagno, di sommacco, di quebracho, di mimosa, di quercia e via dicendo.

Il cuoio conciato al vegetale avrà, sempre, un colore vicino al marrone, ma in base alla pianta usata, presenterà fiamme diverse, quindi differenti tonalità.

La concia al vegetale richiede un processo abbastanza lungo, il quale può arrivare anche a 60 giorni di attesa, e molta esperienza artigianale, che si concretizza in vere e proprie ricette ben custodite. Quantità di acqua e di elementi, tempo di essiccazione, e molti altri fattori diventeranno gli ingredienti della ricetta perfetta.

Senza dubbio, rispetto la concia al cromo, la concia al vegetale risulta meno pratica e più costosa, se non altro per il tempo di cui ha bisogno.

Si sa, la produzione moderna ha costantemente fame di “numeri” e di ottimizzazione delle risorse economiche, per cui la concia al vegetale non è la scelta più consueta.

Tra poco, vedremo, infatti che la maggior parte delle pelli che usiamo sono conciate al cromo, tramite tecniche relativamente “recenti”,  a confronto della storicità della concia appena vista.

CONCIA AL VEGETALE: PRO E CONTRO

VANTAGGI SVANTAGGI
Al 100% naturale, quindi sostenibile e non dannosa per l’uomo Lungo processo di lavorazione
Il cuoio così conciato appare più vissuto e di qualità Specifiche conoscenze artigianali, quindi non alla portata di tutti
Una concia al 100% artigianale e non seriale Più soggetta a “macchiarsi” durante la lavorazione, per la presenza del ferro
I colori ottenibili sono limitati, e la tintura più difficile

Sebbene nella tabella i contro siano più numerosi, i vantaggi della concia al naturale sono di gran lunga più “corposi“, se si pensa alla resa finale della pelle conciata al vegetale, la percezione del suo tempo e l’odore che riesce a regalarti fin dai primi istanti, e per sempre.

Inoltre, un materiale come la pelle (o genuine leather) naturale e sostenibile, si sposa bene con il processo della concia al vegetale, che non aggiunge nulla alla natura stessa.

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LA CONCIA AL CROMO, LA PIÙ USATA

la concia al cromo è stata messa a punto verso la fine del 1800 e brevettata nel 1910. Si tratta di un processo che ha, letteralmente, rivoluzionato l’industria della pelletteria.

I lunghi processi artigianali della concia al vegetale sono stati sostituiti dai metodi innovativi e rapidi della concia al cromo, la più adoperata sebbene la più discussa.

Prima di capire quali sono i punti critici della concia al cromo, vediamo in cosa consiste.

La concia al cromo è in sostanza una concia minerale che, a differenza delle sue antenate, utilizza un metallo pesante.

La concia minerale, infatti, è antica e prevedeva l’uso di minerali presenti in natura per il processo conciario, come l’allume di rocca.

Ma, nel corso dei secoli, quella vegetale è stata maggiormente usata, fino all’avvento del cromo.

La concia al cromo è un processo basato sulla capacità del cromo trivalente di formare complessi con i gruppi carbossilici del collagene della pelle; quest’ultimo si presenta sotto forma di sale (solubile in acqua) dal colore verde e fa parte della famiglia dei metalli pesanti.

Il trattamento di concia al cromo dura da 3 a 6 ore per pelli piccole e sottili, mentre fino a 24 ore per le pelli pesanti.

Dopo la concia al cromo, la pelle si presenta di colore verde-azzurro, con tonalità diverse a seconda dei prodotti utilizzati nel placcaggio e nella basificazione.

Il cuoio così conciato, infatti, viene chiamato “wet-blue”, in base al fatto che ha un colore vicino all’azzurro.

Trattandosi di metalli pesanti, più volte si è messa in discussione la concia al cromo, circa le sue conseguenze sulla salute dell’uomo.

Tuttavia, esistono direttive europee che regolano tali rischi: secondo le normative, infatti, è severamente vietato usare il Cromo VI, cioè il Cromo esavalente, a vantaggio del Cromo III, cioè il Cromo trivalente.

Il Cromo VI, infatti, secondo la Iarc (International Agency for Research of Cancer) risulterebbe cancerogeno per l’uomo.

In sostanza, nell’industria conciaria viene adoperato il Cromo trivalente, quello che non presenta alcun pericolo per l’essere umano. Anzi, rappresenta addirittura una sostanza nutriente, in piccole dosi.

Infatti, molti lavoratori non indossano alcuna mascherina protettiva durante il processo di concia al cromo. Il rischio esistente, tuttavia, è che il Cromo III potrebbe trasformarsi in Cromo VI, in caso di processi non accurati di riconcia. Pertanto, è importante essere cauti in queste fasi.

CONCIA AL CROMO: PRO E CONTRO

VANTAGGI SVANTAGGI
Bassi costi di produzione e lavorazione rapida Nociva per l’ambiente, per la presenza di metalli pesanti
Processo di tintura più facile e più colori a disposizione Bassa presenza (o assenza) di artigianalità > produzioni seriali.
Elevata resistenza termica Aspetto poco naturale
Resistenza alla trazione Odore più chimico, non naturale

Siamo di fronte al classico conflitto progresso Vs natura, il quale ha sempre giocato un ruolo fondamentale nelle decisioni aziendali.

Velocità, risparmio e maggior offerta, da un lato, e artigiano, imperfezioni, costi maggiori, dall’altro.

So che saresti pronta a scegliere il secondo gruppo, ma è davvero così che funziona?

Quante volte hai scelto una borsa, anziché un’altra perché il prezzo della prima non era alla tua portata?

Il mercato, in fondo, risponde principalmente alle esigenze del consumatore. E per consumatore intendo “miliardi di persone”. Ognuna con la sua storia.

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È importante che tu conosca i diversi aspetti della produzione, della concia, del mercato e del Made in Italy perché c’è bisogno di consumatori consapevoli, che attivamente partecipino all’equilibrio delicato che esiste tra domanda e offerta.

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Io stessa vivo nel cuore della produzione, perché mi occupo di produzione conto terzi di borse di pelle Made in Italy, sulle orme della storica pelletteria napoletana.

Attraverso le Recensioni alle borse che compro, cerco di raccontarti la storia di ogni prodotto, e dell’azienda che l’ha messo al mondo.

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Scegli sempre borse originali, scegli sempre la nostra pelletteria… e il tipo di concia che fa al caso tuo.

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Fonti Editoriali:

 Concia – sapere.it.enciclopedia

Tipi di conce – Buyleatheronline

Tutta la bellezza della concia al vegetale – endscuoio

Concia al cromo e metalfree, bio? – welovefur

4 pensieri riguardo “CONCIA DELLA PELLE: CONCIA AL VEGETALE E AL CROMO. LE DIFFERENZE

  • 15/05/2020 in 19:53
    Permalink

    Ciao Ornella,
    Una domanda: in mancanza di certificazione, alcune borse hanno un bollino ma non tutte, come faccio a capire il tipo di concia? Immagino che un colore troppo acceso possa indicare sicuramente una concia al cromo, ma su un colore neutro, come lo capisco?
    Altra cosa: fermo restando che ogni concia ha un impatto ambientale, la concia all anilina com è?
    Grazie

    Risposta
    • 15/05/2020 in 22:17
      Permalink

      Ciao Laura e grazie di avermi scritto.
      La concia al cromo ha genericamente un profumo più chimico e forte, dettato proprio dal tipo di trattamento più “economico” e maggiormente inquinante a cui è sottoposta la pelle. L’aperto risulta anche meno naturale alla vista.
      La concia vegetale è accompagnata sempre dalla a marcatura ma se non c’è noti la sua naturalezza nel profumo del cuoio e la grana più naturale.
      L’anilina si trova al centro tra cromo e vegetale come impatto ambientale. Come qualità è prezzo è superiore a tutti, è quello che costa di più

      Un abbraccio

      Risposta

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