Pelletteria: qual è il segreto dei portafogli Made in Italy?

Oggi faremo un viaggio davvero speciale: Paolo Niccoli ci porterà nei retroscena della piccola pelletteria, fiore all’occhiello del nostro Paese.

In compagnia di Stefania Parasole, product manager ed esperta di pelletteria, sono andata a trovare Paolo nel suo posto del cuore, la sua fabbrica di portafogli.

La piccola pelletteria fa parte delle eccellenze del Made in Italy, con la sua storia artigianale e i maestri che l’hanno resa autentica; sebbene, come vedremo, anche questo comparto ha sofferto della crisi che ha investito la pelletteria e soffre ancora della mancanza di una reale valorizzazione.

Ma non voglio anticiparti nulla, perché la storia di oggi ha un protagonista d’eccezione.

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Paolo Niccoli è un maestro pellettiere, anche se non ama definirsi tale: la sua umiltà è immensa, come la sua conoscenza di settore.

E tra poco ci porterà per mano nel mondo dei portafogli, fatto di dettagli, precisione e passione sincera.

Ma, prima di entrare nel vivo di un nuovo viaggio Made in Italy, è importante ricordarti dove ci troviamo: io sono Ornella Auzino e mi occupo di produzione di borse conto terzi di borse di pelle.

Nel cuore di Napoli e della sua pelletteria storica, realizzo borse per diversi brand della moda.

Ho scelto di dare vita a questo blog per aprire una grande finestra su tutto quello che fa parte della pelletteria e la produzione.

Perché?

Perché si tratta di un pezzo importantissimo della nostra storia manifatturiera, che è rimasto nell’ombra per troppo tempo.

Per molti anni, si è pensato alle fabbriche come posti grigi, disordinati e in pasto ai ritmi della produzione seriale. Questo perché il marcio ha preso il sopravvento nelle storie mediatiche, dalle televisioni ai social.

La verità è stata completamente travisata.

Le nostre fabbriche sono luoghi magici, in cui nascono i simboli della moda mondiale.

Le nostre aziende sono la sintesi efficiente tra la manifattura storica e le competenze digitali; tra le radici e l’interazione col futuro.

Ebbene, in questo blog parlo di tutto questo, ossia della bellezza della nostra pelletteria e dei suoi artigiani.

Ma senza trascurarne i punti critici e le debolezze.

Nessun articolo è sponsorizzato, cioè nessuno mi paga per approfondire un argomento o per intervistare un professionista del settore. 

C’è un altro motore che mi spinge, ogni giorno, a divulgare la verità: la mia lotta alla contraffazione.

La mia battaglia parte da qui, e dalla volontà di combattere il mercato del falso, una delle cause principali del fallimento e della distruzione di numerose aziende della nostra terra.

Sei con me?

Spero proprio di sì!

È giunto il momento di partire.

Andiamo a scoprire un angolo di mondo nascosto e affascinante: Paolo ci porta nella creazione dei portafogli di pelle!

Pelletteria: Paolo, artigiano da 57 anni

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Negli occhi di Paolo c’è un consiglio preziosissimo: il lavoro sodo, senza passione, diventa energia piatta. Senza evoluzione.

La passione del maestro è tanta ancora oggi; sulle carte, è in “pensione” ma continua a disegnare modelli e a scendere tutti i giorni in fabbrica.

La sua storia inizia 57 anni fa.

Era solo un ragazzino, Paolo Niccoli, quando la madre andò in cerca di un laboratorio artigianale a cui affidare il figliolo affinché apprendesse l’arte della pelletteria.

Così Paolo fu accolto da un maestro pellettiere che si occupava di portafogli e piccola pelletteria per alcuni marchi famosi, tra cui Gucci.

Gli anni passavano e Paolo cresceva in quella bottega artigianale, imparando la manualità e i segreti della scuola toscana.

A soli diciotto anni, il giovane artigiano decise di mettersi in proprio e di avviare un laboratorio assieme al fratello.

Erano gli anni ’60, gli anni d’oro della pelletteria italiana: aprire un’attività era semplice e poco dispendioso; non esistevano gli scogli normativi di oggi e non vi era alcuna difficoltà a trovare clienti.

Il lavoro arrivava da ogni parte del mondo, poiché la richiesta del Made in Italy era altissima.

I due fratelli, al principio, realizzavano sia portafogli che cinture, per poi in seguito canalizzare il lavoro esclusivamente nella realizzazione di portafogli di pelle.

Il laboratorio andava piuttosto bene e la mole di lavoro cresceva sempre di più; così, qualche anno dopo, divenne una micro-impresa, grazie all’assunzione di otto nuovi collaboratori.

Paolo Miccoli è un vero maestro della pelle e ha lavorato per le più importanti maison di moda, quelle più amate e conosciute nella sfera internazionale.

Ho apprezzato moltissimo il suo racconto e le spiegazioni tecniche che ha saputo regalarci sulla piccola pelletteria.

Ecco per te qualche dritta preziosa!

La Produzione

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La realizzazione di un portafogli di qualità richiede moltissima cura e precisione.

Pensa che un portafogli può arrivare a comprendere 50 pezzi da mettere assieme, senza trascurare nessun dettaglio.

A differenza di altre produzioni, come quella delle borse, in questo caso è necessario che l’attenzione sia meticolosa, poiché un millimetro equivale ad un chilometro per quel che riguarda misure e precisione.

Quale tipo di pelle si usa per i portafogli?

Il portafogli ha bisogno di pelle che si possa spaccare, cioè che possa raggiungere uno spessore di pochi centimetri.

Per questo, si evita la crosta, ossia la parte di pelle sottostante il fiore, poiché nel processo di stratificazione finirebbe con il rompersi.

Per cui, la domanda dovrebbe essere posta al contrario: quale tipo di pelle non si usa?

Infatti, la crosta è l’unica tipologia da evitare.

Per il resto, è possibile lavorare tutti i tipi di pelle, dalla più pregiata fino a quella comune.

Ovviamente, come abbiamo visto nel nostro articolo dedicato alla pelletteria e ai materiali, in base alla pelle scelta, il prodotto avrà una resa differente.

Un vitello in pieno fiore che proviene da un allevamento francese, all’aria aperta e cresciuto con ritmi di vita salubri, avrà una pelle qualitativamente migliore, rispetto ad un animale cresciuto in un ambiente più ostico e arido.

Come si crea un portafogli?

Paolo Niccoli è il modellista dei suoi portafogli.

Per cui si occupa anche del disegno e della progettazione.

Come ci suggerisce il maestro “prima delle mani, lavora il cervello”.

Il disegno mentale, secondo Paolo, è il punto di partenza dell’intero progetto.

Dalla traccia mentale, nasce il disegno del modello.

Il disegno, tuttavia, dovrà tener conto della logica produttiva quindi dovrà essere un’opera realizzabile, più che un’opera d’arte.

Il passo successivo è la creazione del prototipo.

Il modello in carta di un portafoglio standard maschile è realizzabile in qualche ora; mentre per un disegno più complesso, fuori dagli standard classici, c’è bisogno di più tempo.

I cambiamenti e le modifiche necessari saranno effettuati durante la costruzione vera e propria del prodotto, in base alle esigenze funzionali.

Il lavoro all’interno della fabbrica è parcellizzato, cioè ogni tecnico si occuperà di un processo distinto: il taglio, le cuciture, la scarnitura, l’assemblaggio e via dicendo…

Tuttavia, è necessario che tutti gli artigiani siano in grado di affrontare tutte le fasi di lavorazione.

Paolo, ancora oggi, ama usare alcuni strumenti degli anni ’70 per la realizzazione dei dettagli del prodotto, sebbene la tecnologia offra la possibilità di non sporcarsi le mani. 

Il vecchio e il nuovo si incontrano lì, su un banco da lavoro pulito solo a metà.

La struttura del portafogli

A differenza di altri accessori di pelletteria, il portafogli ha una struttura più complessa perché prevede la divisione in scomparti e la presenza di sezioni precise, come quella per le carte di credito, per i documenti anagrafici e così via.

Oggi, i modelli europei si equivalgono a quelli statunitensi o giapponesi, ma in passato erano molto diversi, a causa delle misure delle banconote, diverse per ogni Stato.

Inoltre, in passato i documenti di identità erano più “grossi” e vi era anche la necessità di un comparto per il libretto di assegni.

Attualmente, le misure di banconote, monete e carte sono pressoché standardizzate ovunque, e lo spazio per libretto di assegni non è più richiesto.

Ma la struttura di un portafogli resta un disegno complesso, poiché prevede l’assemblaggio di molti pezzi, con il massimo della precisione; più che millimetrica.

Il passato e il futuro della pelletteria

I francesi, quelli sì che sanno valorizzare la pelletteria!

Mentre noi, che trainiamo la moda mondiale, non siamo stati capaci di prenderci cura della nostra eccellenza.

Perché?

Secondo Paolo Niccoli, i pellettieri del passato non hanno saputo essere uniti e lavorare assieme per il bene dei comparti produttivi.

Come se ognuno avesse pensato esclusivamente al proprio piccolo orto, mentre attorno i terreni si inaridivano.

Per cui, un settore così potente come la nostra manifattura pellettiera non ha avuto, paradossalmente, la forza per affrontare il mondo e il mercato globale.

Basti pensare agli alti standard qualitativi raggiunti da alcune fabbriche in Cina o in Thailandia, per comprendere come il nostro know how si è disperso anziché crescere e rafforzarsi.

Diciamo che il marketing e l’organizzazione del lavoro non sono stati il nostro forte!

Ma questo sta cambiando, soprattutto grazie alla coscienza imprenditoriale dei giovani, che sono maggiormente proiettati alla condivisione e all’ampliamento delle reti professionali.

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La chiacchierata con Paolo è stata estremamente piacevole, e molto istruttiva.

Ed è qui che risiede il nostro successo futuro: nelle parole dei vecchi maestri.

In quanto imprenditrice italiana, faccio molto tesoro degli insegnamenti del passato, affinché i nostri comparti potranno splendere della luce che meritano.

E tu, come vedi il nostro futuro?

Continua a seguirmi per gli approfondimenti sul mondo della produzione e della pelletteria!

Guarda subito il video dell’intervista a Paolo Miccoli!

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Grazie per il tempo che mi hai dedicato.

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